sabato 13 febbraio 2010

Tu sanguinosa...

(recensione di Tu sanguinosa infanzia a firma di Davide Malesi. Obiettivamente: tutto quanto ci si aspetta da una recensione con le palle, sentita, competente e costruttiva - e questo sia detto nonostante [o forse in ragione di ciò] il medesimo Malesi, sul suo blog, abbia in questi giorni strapazzato uno dei libri del titolare).

«Normalmente un libro di racconti - un buon libro di racconti, intendiamoci - si legge alla svelta (spesso i libri di racconti sono corti, anche se non sempre: ne prendo a caso qualcuno di quelli che ho in casa, I racconti di Pat Hobby di Francis Scott Fitzgerald, 154 pagine, Il bambino nella ghiacciaia di James M. Cain, 140 pagine, Aprile è arrivato di Morley Callaghan, 45 pagine, H/H di Banana Yoshimoto, 95 pagine - glossario giapponese incluso). I racconti di Tu, sanguinosa infanzia invece non li ho letti alla svelta, anche se il libro è indubbiamente corto (136 pagine). Ci ho messo - mi ci è voluto, mi è stato necessario - un po' di tempo. Il fatto è che, nel leggere i racconti di Tu, sanguinosa infanzia mi succedeva una certa cosa... Leggevo un racconto (uno), in dieci minuti circa (di solito dieci minuti è il tempo che ci vuole per leggere ciascun racconto di questa raccolta, salvo Otto scrittori, ch'è di trenta e più pagine, circa il triplo della media), e dopo aver letto, anzi anche mentre leggevo - ma specialmente dopo aver letto quell'unico e solo racconto - una fortissima angoscia s'impossessava di me, mi attaccava alla bocca dello stomaco. Io dunque leggevo il racconto, un racconto, uno solo, dopodiché mi sentivo profondamente, ineluttabilmente angosciato. Era come se l'autore - per mezzo di quell'unico e solo racconto che stavo leggendo - dicesse, anzi mi dicesse, dicesse proprio a me, tra le righe: "Caro Malesi, qui c'è un pezzo della tua innocenza perduta, che non riavrai mai più, della tua speranza e umanità perdute, che non riavrai mai più. Le hai perdute nel passaggio dall'infanzia a quel che viene dopo, e non le riavrai, credimi, mai più. Il fatto che tu adesso, a seguito della lettura di questo racconto, ricordi intensamente di averle perdute, e che tu adesso senta così intensamente, a seguito della lettura di questo racconto, di averle perdute non ti renderà, ahimé, più umano e non ti migliorerà come persona, in nessun caso. Può eventualmente servirti di monito per il futuro, ma questo è in fondo affar tuo. Il racconto che hai appena letto ha unicamente lo scopo di ricordarti che hai perduto certe cose e che non le riavrai, mai più, indietro”. L'autore stesso lo scrive, a chiare lettere, nel libro (nel racconto L'uomo che uccise Liberty Valance, pag. 19: “... non si è mai abbastanza morbosi, perché per quanto si viva del passato c'è sempre qualcosa di ineludibile, nel presente, che ci plagia e ci umilia. Distrazioni, pulsioni, scuse buone per scrollarsi di dosso un po' di coperte, così quell'aria chiusa in cui consistevi riceve aria nuova, ciao consistenza, nuove scuole, nuove case, nuove luci e noi intanto abbiamo dato il culo a chiunque, a furia di darlo ci siamo persi...”.) Più esplicito di così..» (continua qui)

2 commenti:

davide l. malesi ha detto...

Considerazione n. 1: il link al mio post è sbagliato e non va da nessuna parte perché manca "htt" davanti alla "p".

Considerazione n. 2: sei un gran signore, e l'ho già detto... ci vogliono le palle, e un certo stile, per prendere delle critiche dal verso giusto.

Considerazione n. 3: l'edizione che ho io è quella vecchia della Piccola Biblioteca Mondadori, che secondo me era più bella, anche per la carta della PBM che è meravigliosa, hai presente quella un po' giallina? Però mi fa piacere che adesso il libro stia in Einaudi, una ristampa ci voleva, e poi a conti fatti è una collocazione più prestigiosa.

Considerazione n. 4: un patito di western come te, deve leggersi a ogni costo i racconti di Mari "L'uomo che uccise Libert Valance" e "Mi hanno sparato e sono morto".

Considerazione n. 5: mi sto rileggendo "Buonasera alle cose di quaggiù" di Antonio Lobo Antunes, libro molto difficile, tutto in salita, ma che ti consiglio, che tra l'altro comincia con un incendio che più faulkneriano non si può (e non l'ho detto io, ma una persona seria come Tiziano Gianotti, perciò c'è da fidarsi). Se ti interessa avere qualche informazione in più, ho diffusamente parlato del libro qui

http://licenziamentodelpoeta.splinder.com/post/11553434

sartoris ha detto...

Aggiustato il link, Davide.
Per le critiche, non si tratta, credo (e spero) solo di signorilità (non è che ne abbia mai trasudata tantissima, se devo dirla tutta); il fatto è che ho ormai un po' di esperienza e numerosi buoni elogi da parte anche di recensori che stimo sulle spalle, per cui credo di poter accogliere con la dovuta dose di realismo anche le critiche negative (la tua, poi, non smetto di ribadirlo, non mi sembra mossa da astiosità gratuita ma invece da una passione sincera per la letteratura). Pertanto i giochi sono fatti, davide, aspetto news su UOMINI E CANI e grazie per le segnalazioni varie...