domenica 19 aprile 2015

Roy Bean e il west che muore...

Scritto da un giovane - ma evidentemente già dotatissimo - John Milius, L'uomo dei sette capestri (1972) racconta la vita dello stralunato giudice (e barista) texano Roy Bean, figura storica tra le più discusse dell'epopea western, che amministrava la giustizia con metodi decisamente poco ortodossi facendo larghissimo - quanto arbitrario - uso del patibolo nei suoi sommari processi. Il sempre monumentale regista John Huston si serve di questo straordinario personaggio borderline per allestire una bella parabola crepuscolare intrisa di surrealtà, ironia, gusto per il grottesco e una buona, indiscutibile dose di epica americana. Enorme contributo alla riuscita del progetto è fornito però dalla solida interpretazione di Paul Newman nel ruolo del bandito che a un certo punto della sua carriera decide di passare dalla parte della legge autoproclamandosi giudice e nominando suoi aiutanti una eterogenea banda di tagliagole. Si troverà a dover difendere la frontiera dall'avanzata di una nuova, avidissima America. Huston tratteggia con pochi abili guizzi il ritratto di un personaggio pittoresco che passa dalla sua professione di killer a quella di giustiziere senza modificare granché i suoi metodi. Ma è l'America che sta cambiando attorno a lui: la satira insita nella pellicola è sferzante. Ava Gardner bellissima e matronale nei panni della cantante Lily Langtry - una vera ossessione per il giudice, pare anche per il Roy Bean storico - fa una memorabile, godotiana apparizione alla fine.

4 commenti:

CREPASCOLO ha detto...

Ricordo come fosse successo ieri lo shock culturale di vedere il Buono ( Paul Newman ) sparare nella schiena del Cattivo ( Stacy Keach ), producendo un buco da cartone con il Coyote ed il Runner. 'Nuff said.

Sgommavo le tavole da una eternità alla Continuity Comics e la mia Green Card era al lumicino, quando mi accorsi che le gambe chilometriche ed i lati B da paginone centrale di 'zine birichino di Dave ( rip ) Hoover e Mark Beachum rendevano le mie corse al fast food una passeggiata lisergica tra baricentri bassi da paperi di Carl Barks. So di fumettisti che hanno divorziato da playmates dopo mesi passati studiando gli albi di Momkeyman e O'Brien. Dovevo fare qualcosa e riversare quel mood sulla carta in una sorta di catarsi. Ogni tanto tornavo all'attacco e proponevo a Neal la mia alternativa a Samuree ovvero una topolona ipertricotica x un parente mannaro, ma il papà di Ra's al Ghul faceva a pezzi le tavole della mia CiuBella davanti alla truppa con un sorriso sadico sul bel volto da fratello ben nutrito di Dave Linch.
La presi bene, lasciai il bunker e proposi ad un Syndacate che copriva parecchi quotidiani una striscia chiamata The Adams Family su due stilisti che litigavano come i Versace xchè Neal credeva in abiti da sera semplicissimi x fasciare le sue modelle feline ed Art trafiggeva di mille dettagli le sue pinups maggiorate. Fu un successo travolgente. Mi arrivò voce che MTV stava pensando ad uno show a cartoni animati, ma all'ultimo momento preferì investire in The Maxx di Sam Kieth. Una gola profonda mi sussurrò che i ragazzi Adams piacevano tantissimo ai piani alti ( " poteva diventare un altro Spy Groove " ), ma la Time Warner AOL si mise di traverso sui binari, minacciando di levare la pubblicità dei programmi dagli albi di Bats e co.

Neal era chino a firmare gli sketch che produceva in una Comicon quando gli sparai alle spalle con una pistola ad inchiostro: sapevo che quella camicia era un regalo di Bob Kane. Così impara.

sartoris ha detto...

@Crepa: bella quella scena, anche a me colpì parecchio (fumettistica e sopra le righe, ma efficace: Sam Raimi in fondo la copiò pari pari in The Quick and Dead:-)))

LUIGI BICCO ha detto...

Ricordo di averlo visto una discreta paccata di anni fa. Da vedere, sicuramente.

In una bella storia di Tex di un paio di anni fa, il Giudice Bean fa costruire anche un teatro dell'opera, con la speranza che Lily Langtry potesse un giorno esibirsi proprio lì (pressata anche dalle sue numerose missive). Incuriosito dalla vicenda mi informai e in effetti sembra fosse vero. La Langtry poi passo in quel locale, ma solo qualche mese dopo la scomparsa di Bean e proprio in onore di tutte le lettere che le aveva scritto.
Deve essere stato un bel personaggio, Bean.

sartoris ha detto...

@Luigi se non erro lo si incontra anche in STORIA DEL WEST del mai troppo compianto D'Antonio e la collana Rodeo aveva se non ricordo male un albo a lui dedicato. Insomma: sicuramente un tipo da conoscere :-)))