Giunta nel 1934 a New York per studiare musica, la diciassettenne Carson Smith venne derubata dei soldi per la retta del conservatorio vedendosi così costretta a tornare nel giro di poco tempo nella natia Georgia. Là convolò a nozze con il soldato Reeves McCullers (dal quale prese da allora il cognome) rassegnata a consumare una placida vita di provincia nel sud degli Stati Uniti. Ma l'attitudine musicale non era l'unico talento di Carson McCullers; al pari della sua conterranea più famosa, Flannery O'Connor, la giovane Carson possedeva infatti magnifiche doti letterarie. Terminato di scrivere il suo romanzo Il muto, presto rinominato Il cuore è un cacciatore solitario, lo inviò in giro per le redazioni ricevendo sin da subito sperticati elogi e proposte di pubblicazione. Quando il libro venne dato alle stampe, l'America scoprì una nuova stella del firmamento letterario, un'autrice solida e dal respiro incredibilmente potente da affiancare a Faulkner, a Caldwell e a tutta la migliore tradizione southern. Con Riflessi in un occhio d'oro la scrittrice, intanto vittima di un leggero ictus che ne minò per sempre la salute (altra tragica similitudine con la O'Connor) mette a fuoco un romanzo svelto e meravigliosamente avanti rispetto alla sua epoca. Narrando le gesta di un soldato d'una oscura guarnigione della Georgia arrestato per voyeurismo, la McCullers svela un universo scabroso dove omosessualità, sadismo e ossessione si intrecciano languidamente per vincere la noia che imputridisce l'anima nelle cittadine di provincia. Il libro, davvero un piccolo capolavoro, ricevette critiche furibonde soprattutto da parte delle autorità militari, fortemente contrariate dal ritratto impietoso delle forze armate desunto dalla storia. Ma lo scandalo favorì – come per Santuario di Faulkner – la diffusione del romanzo e ben presto anche il grande regista John Huston ne venne irresistibilmente ammaliato, al punto da contattare l'autrice e chiederle una sceneggiatura che in poco tempo divenne un bellissimo film con Liz Taylor e Marlon Brando (quest'ultimo tra l'altro in una delle sue interpretazioni più riuscite, con il monologo del soldato allo specchio che per ammissione dello stesso Scorsese ispirò il famosissimo dialogo di De Niro «are you talking to me?» in Taxi Driver). Fantastico lavoro, altro non si può dire.
Riflessi in un occhio d'oro - Carson McCullers (Ed. Einaudi)
2 commenti:
E io consiglio vivamente anche La ballata del caffè triste, che si chiude con un breve struggente racconto, Un albero, una pietra, una nuvola, in cui è racchiusa tutta l'umana inadeguatezza all'amore.
Ottimo consiglio, assolutamente d'accordo!
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