Inauguriamo oggi una nuova etichetta parlando de La croce dalle sette pietre aka Il lupo mannaro contro la camorra: uno Z-movie talmente brutto e scalcinato da essersi meritato in rete un ampissimo consenso tra i trashofili. Diretto ed interpretato da Marco Antonio Andolfi ed ambientato in gran parte a Napoli, il film del 1987 venne realizzato con l'ausilio del finanziamento statale, ma non si capisce dove siano stati spesi i pur miseri denari della sovvenzione vista l'incredibile povertà del girato. Il solo fatto che si facciano incrociare le avventure di un licantropo con quelle della camorra partenopea conferisce alla sceneggiatura una solida base di ridicolo, consolidata dal deciso ricorso a tutti gli stereotipi della napoletanità delinquenziale. Ma oltre a una messa in scena cheap che più cheap non si può, è la recitazione dell'intero parco-attori il vero punto forte del film, talmente imbarazzante da rasentare il sublime - soprattutto il personaggio principale, che nella sua insistita ricerca della croce che dovrebbe impedirgli di trasformarsi in lupo passa dall'isteria convulsa alla catatonia più totale senza soluzione di continuità. Andolfi raggiunge poi vertici assoluti di esilarante inettitudine nelle sequenze in cui agisce come licantropo: con addosso una specie di colbacco peloso sulla parte superiore della faccia e completamente ignudo per il resto (geniale, un uomo-lupo glabro è davvero da oscar!), si muove claudicando manco fosse Frankenstein (un po' di confusione tra i classici?) e coprendosi ignominiosamente di ridicolo. Davvero una chicca per gli amanti del trash che sta generando in rete un vero culto cui il titolare del blog si aggrega volentieri al grido di «Andolfi, facci sognare!!» (Pare tra l'altro che stia circolando sul web un seguito, Riecco Aborym, ottenuto da Andolfi riciclando materiale di scarto).
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