In un panorama letterario asfittico e non di rado terribilmente provinciale come quello nostrano, non si può che plaudire il coraggioso lavoro di scouting svolto dalle piccole - e talvolta piccolissime - case editrici italiane, sulle cui pencolanti spalle strette dalla morsa dei grandi gruppi editoriali si poggiano gli ultimi vitali e abbacinanti residui di uno sperimentalismo che altrimenti non troverebbe posto alcuno negli scaffali delle librerie italiche, intasate come sono dai tomi dei vari Vespa e Camilerri. Meridiano Zero ha saputo in pochi anni ritagliarsi una fetta di mercato importante, focalizzando - in tempi non sospetti - l'attenzione sulla narrativa giallo/noir: si deve ad esempio ad essa la diffusione di fior d'autori come Derek Raymond e Hugues Pagan o il rilancio di James Lee Burke, nonché l'importazione di veri e propri maestri southern come Harry Crews). Dopo la breve ma seminale esperienza de Gli intemperanti, Meridiano Zero è tornata ad affacciarsi sul ribollente calderone della narrativa italiana grazie a romanzi intensi e molto discussi come Acqua storta di Carrino, ma anche con questo originalissimo Tanatoparty, opera d'esordio di Laura Liberale, indologa e traduttrice piemontese classe 1969. Il libro (edizione economica e molto curata, altra peculiarità che non dispiace della casa editrice padovana) frulla senza troppi problemi Marilyn Manson e Chas Addams, offrendo al lettore una ballata macabra e ritmata in cui un nugolo di personaggi stravaganti si muove tracciando la propria storia: da Mina a Sergio, da Leo a Clotilde, ciascuno latore di un proprio scombiccherato mondo al cui vertice svetta Lucilla Pezzi, protagonista del romanzo, eccentrica e misteriosa performer che come una sorta di Alice nel paese delle meraviglie (ma in chiave decisamente gotica) ci accompagnerà in un viaggio attraverso la negazione della morte.
La tanatoprassi, pratica che funge da fulcro del breve romanzo, è un trattamento «post-mortem» che consiste nella cura igienica di conservazione del cadavere; la Liberale se ne serve per ridicolizzare le scuole di «estetica dell'aggiustabile», ovvero quel businness legato alle onoranze funebri che è diventato una sorta di grottesco rovescio della medaglia della contemporanea società dell'immagine, una dimensione in cui anche il naturalissimo «atto del trapasso» è assurto a florido generatore d'introiti milionari, con grande sollucchero per le nuove generazioni di cassamortari. Ma l'autrice - poetessa e bassista di un gruppo rock - lavora al cesello la sua lingua, riuscendo a far coincidere forma e sostanza in un compiuto omaggio a quella cultura che negli anni '80 si era semplicemente soliti definire «dark» ed il cui lascito pop (dalla musica dei Cure sino ai fumetti di James O'Barr) è ancora oggi fonte d'ispirazione proteiforme, in una prova che nella nostra narrativa ancora non avevamo mai sondato. Ora si tratterà di aspettare, scoprire quale evoluzione riserva il futuro a questa nuova e interessante scrittrice...
Tanatoparty - Laura Liberale (Ed. Meridiano Zero)
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