venerdì 12 giugno 2009

Quel gran droide di Yul Brynner!

Il mondo dei robot (Westworld) è il film con cui nel 1973 esordì dietro la macchina da presa Michael Crichton, autore conosciutissimo per i suoi romanzi fantascientifici (suoi Jurassik Park e Andromeda, da cui Robert Wise trasse un discreto film) e per le produzioni televisive (si deve a lui, ad esempio, il ciclo di E.R.). Precursore del tema della macchina che si ribella all'uomo, viene da molti considerato un cult sia perché contiene delle autocitazioni di Yul Brynner (che, nella parte del Pistolero, usa nel film gli stessi abiti di scena che indossava nel 1960 per I magnifici sette) sia per il primato dell’ausilio degli effetti speciali in CG. Si ritiene inoltre che proprio in questa pellicola sia stata usata per la prima volta la definizione di «virus» in relazione al malfunzionamento di una rete di computer. La trama è lineare: siamo nel duemila e c’è gente disposta a pagare mille dollari al giorno per una vacanza in una specie di parco-divertimenti di nome Delos, dove si possono vivere avventure pressoché reali nell'era Romana, nel Medioevo cavalleresco e nel Far West. Questi posti fantastici sono abitati da droidi, in tutto simili agli esseri umani, che sotto il controllo di tecnici specializzati danno ai turisti la perfetta sensazione della verità e si comportano come donne da amare e uomini da uccidere. Tutto corrisponde alle promesse dei dépliants finché i robot non si ribellano: il pericolo si fa allora concreto e la situazione degenera. Il che, nel trasparente apologo che soggiace alla pellicola, corrisponde alle paure molto seventies verso la tecnologia e il controllo di quest'ultima (va detto che James Cameron, in fondo, con Terminator ripropose il medesimo conflitto in chiave aggiornata). Crichton, efficacissimo nel creare sulla carta storie incalzanti e popolari (che non a caso lo hanno reso ricco e osannato prima della recentissima dipartita a causa di un male incurabile) si rivela in realtà regista senza doti particolari: Il mondo dei robot si fa infatti apprezzare più per la singolarità delle invenzioni che per la struttura, abbastanza convenzionale, della messa in scena. Fra l’altro il film è lievemente squilibrato - pare a causa di tagli massicci, soprattutto nelle scene riguardanti la romanità (girate, curiosamente, nella villa classicheggiante di Harold Lloyd). Merita tuttavia vedere un Yul Brynner di gran classe nella parte del pistolero-robot. L’attore ha messo a punto uno sguardo vitreo, una mimica un po’ rigida, un passo quasi meccanico, che rendono il suo personaggio interessante e complesso come un essere umano. Dai sentieri del West Yul Brynner passa cosi nel padiglione fantastico, dove gli riserveranno un posto fra King Kong e il mostro di Frankenstein
Da un po' di tempo (forse troppo per non risultare solo un rumor) si parla d'un remake.

3 commenti:

[emo] ha detto...

Scopro per caso il tuo bellissimo blog e ti faccio i complimenti per come tieni la rotta.
E apprezzo anche molto l'assonanza di gusti letterari e cinematografici.
Ho appena provveduto a ordinare i tuoi due libri.

sartoris ha detto...

Grazie mille, Emo
io ho dato una occhiata al tuo/vostro blog e ricambio di cuore i complimenti. (aspetto anche un parere sui libri, allora:-)

OMAR

[emo] ha detto...

lo spazio è solo mio e mi ci diverto un sacco anche per questo :)
appena li leggo, ti dico.