lunedì 15 giugno 2009

Sbirri, coca e pistole a Napoli...

Angelo Petrella è autore pressoché noto al grande pubblico per il suo ultimo La città perfetta, vivido scandaglio in chiave noir della Napoli a cavallo tra gli Ottanta e i Novanta di cui tanto (meritoriamente) si è parlato sui giornali. Ma non fu meno interessante il suo esordio nel 2006 - con la piccola ma davvero battagliera Meridiano Zero - con questo ragguardevole Cane Rabbioso, sorta di versione tricolore del Cattivo tenente di ferrariana memoria in cui il protagonista è un poliziotto napoletano schizzato, strafatto, assassino e pure puttaniere. Costui, immerso sino alle orecchie in un ambiente dove la corruzione regna sovrana, si trova coinvolto in un tourbillon di vendette incrociate, efferatezze e depravazioni sempre più vorticoso, in certi momenti ai limiti del sopportabile. La vicenda, durissima, è narrata con uno stile particolare in cui non v'è spazio alcuno per l'introspezione - nonostante l'uso esclusivo della prima persona - ma solo per un susseguirsi di eventi talmente incalzante da mozzare il fiato al lettore, che accompagna il protagonista nelle sue giornate di violenza e sopraffazione attraverso i luoghi di una Napoli diafana e priva di colori; Petrella dimostra quindi di saper maneggiare con arte sin dai suoi inizi i cliché del genere restituendoci un romanzo breve e tirato, magnificamente scritto, con questa particolare visione «in soggettiva» che lo distacca dalle tonnellate di libri a tematica affine e che non a caso si guadagnò il plauso della critica. Come scrisse qualcuno alla sua uscita «questo libro non è pizza e mandolino, questo libro è rumore di percussioni che ti sconquassano la mente e ti fanno tremare le viscere».

Cane Rabbioso - Angelo Petrella (Ed. Meridiano Zero)

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