sabato 17 novembre 2012

The Outlaw Josey Wales...


Quinto film (e secondo western) per Clint Eastwood al di qua della macchina da presa, Il texano dagli occhi di ghiaccio (1976) prende a pretesto la Guerra di Secessione per scandagliare il cruento universo di violenza in cui essa sorse e respirò. Josey Wales (un Eastwood meno sornione del solito ma sempre il solito cazzutissimo ammazzasette) è un contadino texano che l'esercito dei guerriglieri confederati accoglie tra le sue fila e che decide di non arrendersi ai vincitori yankee, preferendo darsi alla macchia con le pistole in pugno (come fecero in tanti anche nella realtà: il bandito Jesse James e la ghenga dello spietatissimo Quantrill su tutti). Ma oltre alla causa confederata c'è un movente personale, ad animare l'odio del protagonista della pellicola: nelle file dei nordisti vi è infatti anche Terril, militare bieco e assetato di potere colpevole di avergli massacrato, assieme alla sua volgare truppa, l'intera famiglia. Dopo aver messo a frutto col grandissimo Lo straniero senza nome gli insegnamenti europei (Sergio Leone in primis, ça va sans dire) Eastwood ritorna con afflato epico alla tradizione di John Ford: sfondo rigorosamente storico, una piccola ciurma di personaggi delineati come nei racconti di Bret Harte, folklore spruzzato con dovizia e un pizzico di sound popolare che non guasta mai. Il western della vendetta si intreccia con quello della caccia all’uomo con risultati a tratti interessanti (la figura del vecchio indiano civilizzato che sta perdendo il senso della propria identità) e qualche caduta di ritmo (il regista è ancora discontinuo e talvolta pecca di goffaggine narrativa). Però c'è già integro il corposo potere affabulatorio delle opere a venire (Pale Rider sarà di qualche anno successivo, e all'orizzonte si profila il gigantesco Gli spietati). Assolutamente valido e - come tutto il corpus d'opere di zio Clint, anche le marchettone scrause realizzate per pure ragioni alimentari - imprescindibile.

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