Siamo dalle parti dei western post-Trinità (divertentissimo quanto si vuole, ma anche avvio di un inesorabile «canto del cigno» per il genere), e Tomás Milian è ormai un caposaldo del cinema italiano: di lì a breve, nel 1976, assieme a Bruno Corbucci daranno vita all'inimitabile fenomeno trash del Monnezza. Il cubano de Roma in quegli anni orbitava nella compagnia dei Corbucci e con entrambi i fratelli finì per realizzare prodotti memorabili: con Sergio, il grande regista di Django, mise a segno questo Banda J&S. È il 1972 e i tempi stanno cambiando, la commedia sboccata è alle porte ma in questa pellicola, checché contaminato, è ancora il western puro tracciare il solco. Per quanto al centro della resa scenica vi siano le pose stravaganti di Tomás Milian e Susan George, lui già pronto per il trash (basti pensare alla scena della ciucciata dalla mammella della vacca!) e lei più incline al mélo, l’intero film è modulato su situazioni in fondo disperate - anche se mai davvero tragiche, piuttosto virate all'insegna d'una italianissima volontà autodistruttiva: non per nulla il film è un palese omaggio a Bonnie e Clyde in chiave western. Tomás Milian contribuisce in maniera robusta, recitando non doppiato quindi con il suo rozzo e irresistibile idioma cubano-romanesco, alla iperbolica aura di eccentricità del film, ma ciò che regala la fama di anticonformista a questa pellicola all'interno del genere è il rapporto che s'instaura tra uomo/donna: la vicenda è infatti sviluppata sulla tensione che i due banditi protagonisti provano l'un per l'altra, ma anche verso la società che li circonda e soprattutto nei confronti del segugio che dà loro la caccia (un gigantesco Terry Savalas, magistrale a rendere il suo personaggio, lo sceriffo Franciscus, un fanatico ossessionato dalla cattura). Nei primi dieci minuti, quasi senza il tempo materiale di rendersene conto, Susan George (bellissima, reduce a quel tempo da Cane di paglia) s’innamora follemente del picaresco bandito Jed Trigado, forse per sopperire al recentissimo lutto dello zio becchino. Da parte sua, Milian/Jed Trigado considera la donna meno d'un cane da passeggio, non la fa montare a cavallo, la maltratta, la «corca di mazzate» con una violenza che sembra sublimare l'atto sessuale che tra i due non potrà mai consumarsi poichè a Jed le vergini fanno schifo. Infatti, nel tentativo di stuprarla, s’accorge della sua illibatezza e la molla disgustato. Lentamente però nei confronti della donna il bandito comincia a provare pulsioni tenere, e il loro rapporto s'ingentilisce. Alla fine, dopo mille peripezie, sarà la donna a salvare Milian, diventando lei il braccio forte della coppia. Film considerato minore nell'imponente corpus di Sergio Corbucci, però decisamente da rivalutare se guardato col senno di poi.
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