giovedì 5 febbraio 2009

Baghdad Bigelow!

Uno spietato film di guerra diretto con fermezza da una donna (con le palle): in The Hurt Locker, l’americana Kathryn Bigelow (cazzutissima autrice di Strange Days e Point Break), dopo sei anni di assenza, srotola con grande potenza e la giusta ambiguità il racconto dei giorni d'una pattuglia di artificieri Usa a Baghdad. Quello che all'apparenza formale potrebbe sembrare un film patriottico (girato con la consueta, impeccabile perizia cui questa formidabile cineasta ci ha abituato), gioca invece a suscitare un orrore - e uno sconforto - verso il conflitto iracheno che si insinuano lentamente sotto la pelle dello spettatore: il pericolo costante (guerriglia, attentati, popolazione civile ostile) cui i soldati sono bersaglio è infatti una componente ansiogena non indifferente nella tesa struttura generale, architettata con abile cura da una sapiente sceneggiatura che prevede che a seguito della morte del sergente Matt Thompson (Guy Pearce), arrivi nel gruppo il sergente James, un esperto ed abile sminatore, non altrettanto professionale però del suo predecessore. Il racconto procede spedito come la camminata dell'artificiere dentro la tuta, vera e propria passeggiata sulla luna di un dead man walking; tutti i crismi del genere vengono rispettati - il soldato impaurito, le scazzottate alcoliche, l'amicizia virile - ma ridotti all'essenziale; e c'è l'attenzione per le contraddizioni che ogni conflitto si porta appresso. I soldati sono come acrobati su un filo dal quale è facile precipitare, difficilissimo restare in equilibrio. La sequenza d'inizio è magistrale, pirotecnica e allo stesso tempo patetica. Film nel complesso forse un po' lungo ma con numerosi spunti di riflessione: ottima la recitazione (volutamente sopra le righe, alla John Wayne) del protagonista Jeremy Renner

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