Pubblicato per la prima volta in USA nel 1996, il libro di Jon Krakauer diventò subito un vero classico della letteratura «di viaggio», un best seller del tutto inaspettato che oggi, complice il traino dell'omonimo film, è di nuovo tra i primi dieci libri più venduti negli Stati Uniti. La storia è quella vera di Christopher McCandless: a 24 anni questo ragazzo della buona borghesia di Washington si laurea e decide di seguire il richiamo della foresta che fin da piccolo, grazie anche all'amore per i libri, lo ha contagiato. Tra le sue passioni letterarie, ovvio, l'anticapitalista Jack London e l'utopista Lev Tolstoj, ma anche compagni di viaggio pe(n)santi come Boris Pasternak e Henry Thoreau. La frenetica compulsazione dei loro testi lo spinge a fare tabula rasa del suo passato, abbandonando ogni ambizione terrena e mandando in vacca l'ipocrisia - vera o magari solo percepita - della famiglia d'origine, per partire in un viaggio on the road attraverso l'America, un percorso avventuroso lungo due anni che lo vedrà espatriare in Messico in canoa, lavorare in un silos, vivere in una comunità di hippie. Il suo obiettivo è però l'Alaska, luogo di cui ammira la bellezza e nella cui solitudine assoluta anela a ritrovare la parte più vera e libera di sé stesso. Eroe romantico e mistico, quindi, dotato però anche di una straordinaria fisicità (fatica e dolore sono tappe fondamentali del suo viaggio), Christopher McCandless si tramuterà in questo viaggio in Alexander Supertramp (nome «di battaglia» con cui si ribattezza), un eremita dalle imprevedibili capacità di socializzazione. Ma ciò che colpisce di questo libro, ugualmente e forse più che nel toccante lungometraggio che Sean Penn ne ha saputo trarre, è la fascinazione naturale, l'empatia di chi legge verso questo personaggio sinceramente, spontaneamente votato all'autodistruzione «panteista» (l'autore ogni tanto ci prova, a presentarcelo come un ingenuo pirla, anche un po' egoista e adolescenziale nella sua patologica - quanto suicida - ricerca di una perfezione irraggiungibile, però non è mai convincente poiché, per propria ammissione, anch'egli ammira il protagonista del suo sfaccettato reportage). Ma ciò che davvero ripaga dell'acquisto del libro è il compendio storico grazie al quale Krakauer, per meglio sondare il caso, mette in parallelo McCandless con altri sognatori, alpinisti e viaggiatori del medesimo rango, quasi a evidenziare quanto Alex appartenesse a una vera e propria «categoria» di persone inquiete, sospese tra il sogno e la follia di cui l'America (e il mondo) pullula.
Nelle terre estreme - Jon Krakauer (Ed. Corbaccio)
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