sabato 17 gennaio 2009

Cold Mountain...

Ritorno a Cold Mountain (2004) è un parto dello stesso regista de Il paziente inglese, l'«italiano» Anthony Minghella prematuramente scomparso nel 2008, e come quel film anche questo segue in parallelo due vicende incorniciate da una guerra (lì era la seconda Guerra Mondiale a far da teatro, qui si staglia prepotente sullo sfondo quella di Secessione). C'è da un lato il combattente Inman (un misurato Jude Law, che partecipa alla battaglia di Petersburg splendidamente ritratta a inizio pellicola secondo i dettami imposti da Salvate il soldato Ryan - una rappresentazione cioè priva di qualsiasi edulcorazione del sangue e della tragedia insiti in ogni battaglia), e dall'altra ci sono Ada e Ruby (Nicole Kidman più algida che mai e una Renée Zelleweger brillante e mascolina), stabili e irremovibili nell'attendere in un posto chiamato Cold Mountain questa sorta di «Ulisse» ottocentesco. Entrambi i tronconi della storia sono forieri di sviluppi che cambiano i protagonisti e che, imponendo loro la necessità di farlo per sopravvivere, diventano metafore dei tragitti esistenziali di chiunque: si compie delle scelte incontrando/scontrando altre realtà, cercando di non perdersi. Confezione sfarzosa e scenografia accuratissima, la narrazione procede (quasi) senza intoppi come in un gargantuesco, pomposo fuilletton dei bei tempi andati (e la messa in piega della Kidman, sempre composta come quella delle eroine della Hollywood della golden age, non fa che ricordarcelo). Storia di due innamorati che quasi non si conoscono, girata in gran parte in Romania (il prezzo di realizzazione si ottimizza parecchio, pare), Cold Mountain vorrebbe essere cinema classico, e forse in parte lo è (aiuta un parterre di interpreti strepitoso), per lo meno illude verosimilmente di esserlo - salvo qualche fugace, non distonica intromissione di modernità nelle inquadrature o nella sensibilità narrativa. Minghella, d'altronde, ci aveva già abbondantemente mostrato anche con l'ottimo il talento di Mr. Ripley un valido compromesso tra velleità autoriali e industria dell'intrattenimento. Sia quel che sia, la promessa del regista di rivisitare attualizzandolo il mai dimenticato Via col vento è più che sufficentemente mantenuta. E la prova superata con quasi il massimo dei voti.

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