La Via del tabacco fu un romanzo di grande successo che regalò in breve a Erskine Caldwell un posto d'onore nell'Olimpo della Grande Letteratura (assieme sicuramente a il piccolo campo, altra opera rappresentativa dell'autore). La vicenda narrata dal libro è da intendersi come una dirompente denuncia al sistema capitalistico e descrive, con piglio espressionista non privo di elementi comico-grotteschi, i drammi - quelli sì, molto realistici - della povertà, dell'ignoranza e dei contrasti razziali tra la gente delle campagne degli Stati del Sud durante la Grande Depressione. Protagonisti sono quindi questi «poveri bianchi» della Georgia («white-trash» è la definizione corrente), caratterizzati da un'ottusità quasi parodistica, figlia di un'estrema miseria materiale e morale. Il fulcro del racconto è la famiglia Lester: la moglie Ada, la cui unica aspirazione è avere un vestito e un cappello nuovi, la vecchia nonna sempre alla ricerca di cibo e tabacco, la piccola Pearl, infantilmente atterrita dal marito cui suo padre l'ha letteralmente venduta, Dude, il figlio sedicenne un po' svalvolato, e Bessie, la predicatrice quarantenne che se lo è sposato. Ma su tutti campeggia il capofamiglia Jeeter che da anni si ostina a coltivare il cotone, rifiutandosi di andare a lavorare in fabbrica - dove potrebbe guadagnare abbastanza da mantenere la famiglia. Portata in teatro con grande successo (sette anni di repliche in America), l’opera di Caldwell ebbe una celebre trasposizione in pellicola nel 1941 per mano di un grande John Ford. Ma nel nostro paese fece molto discutere anche la versione teatrale di Luchino Visconti, regista da sempre attento - contrariamente alla propria origine aristocratica - alle tematiche che ruotavano attorno alla lotta di classe. Ancora oggi la lettura del romanzo, sospeso com'è tra farsa e indagine sociale, potrebbe fornire numerosi elementi di dibattito (oltre che una esemplare prova di stile).
La Via del tabacco - Erskine Caldwell (Einaudi)
2 commenti:
un classico southern, assolutamente da leggere...
(pippo)
pippo: che te lo dico a fare? ;-)
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