Mark Brandon Read (un Eric Bana ancora non baciato dalla popolarità di Hulk e Troy) è un pazzo assassino dall'ego ipertrofico chiamato Chopper che finirà per diventare un famoso scrittore di best seller autobiografici. La sua è una follia paranoica che sfocia spesso nella violenza più brutale seguita poi da una sorta di pentimento doloroso perché figlia della convinzione che gli amici e la sua donna (Kate Beahan) lo stiano tradendo. La storia è raccontata da un punto di vista unico, quello di Chopper, appunto - mentre rinchiuso in carcere si guarda in tv rispondere alle domande di una giornalista - senza indagare troppo sul suo passato se non mostrandoci il padre (Kenny Graham) come un uomo che lo istiga alla violenza e alla vendetta su Jimmy (Simon Lyndon), l’amico di galera traditore. Scene assai truci ambientate in un penitenziario (vendette sanguinose, amputazioni d'orecchi e pressione psicologica varia) e, soprattutto, un Eric Bana veramente eccezionale che mette in mostra il suo corpo massiccio (l'attore è ingrassato parecchio per il film) con dirompente energia e devastante forza (auto)distruttiva.
Il bravo regista australiano Andrew Dominik mostra già con questo suo primo premiatissimo lungometraggio (è del 2000) le fondamenta di una poetica di rappresentazione crepuscolare del male che lo porterà dritto allo splendido L'assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford. Non si tratta solamente d'immortalare esterni con colori sgranati che strizzano l'occhio a Goya (anche se poi nel film sul killer più famoso d'Australia le scelte cromatiche virano in funzione delle locations: la parte in prigione gioca su luci livide e gli interni delle case digradano verso tonalità sulfuree e verdi marci); il cineasta infatti invita con una tecnica narrativa prodigiosa ad una approfondita riflessione sul male nelle sue nuances più malinconiche e folli, controllando però attentamente la materia per non scadere nell'apologia (a tal riguardo, è pregevole la scelta di far desumere allo spettatore l'intera cronistoria degli eventi per mezzo di interviste ai tg, interrogatori della polizia e discussioni coi galerati in cui spesso il protagonista ingigantisce o stravolge sensibilmente la realtà, con la dichiarata esigenza di alimentare la propria leggenda, instaurando quindi un rapporto con gli ascoltatori pari a quello che si ha con le sostanze tossiche - emblematico a tal proposito il fatto che Read assuma voracemente droghe di tutti i tipi pur disprezzando con tutto sé stesso i tossici -, che nasconde, ovviamente, un irrefrenabile quanto masochistico bisogno di accettazione da parte degli altri). Un film bello, viscerale e potente.
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