Interrompo momentaneamente le ferie solo per un omaggio. Stanotte è morto il grandissimo Aleksandr Isaevič Solženicyn nella sua casa moscovita, a seguito di un infarto. Premio Nobel per la letteratura nel 1970, fu esiliato dall’Unione Sovietica quattro anni dopo, e poté tornare in Russia solo nel 1994, quando il regime era ormai dissolto. Nel 1945 criticò Stalin in una lettera privata a un amico, e venne quindi condannato a otto anni di reclusione in un campo di lavoro. L’esperienza in prima persona negli agghiaccianti centri di prigionia sovietici fu una molla essenziale per la sua letteratura: Il primo cerchio, Una giornata nella vita di Ivan Denisovič, Padiglione cancro, Arcipelago Gulag sono tutte opere in cui, in un modo o nell’altro riemerge la disperata condizione vissuta in esilio (o le sue conseguenze). Per ragioni burocratiche e di conflitto già aperto con il regime non poté ricevere il Premio Nobel nel 1970, ma lo ritirò solo nel 1974, una volta esiliato e privato della cittadinanza sovietica. Visse in Svizzera e negli Stati Uniti e tornò in Russia nel 1994 dopo la caduta del regime e il ripristino della sua cittadinanza sovietica.
Negli ultimi anni di vita ha composto racconti, poesie, un libro di memorie e un saggio sul rapporto tra russi ed ebrei, oltre a diversi scritti di taglio politico. Dal 2006 fino al giorno della sua morte è stato il Premio Nobel per la Letteratura più anziano vivente.
Torno al mare... addio Grande Scrittore Sovietico.