sabato 30 agosto 2008

Lo stanco barbiere dei Coen

Ed Crane è uno stanco aiuto-barbiere che ha passato troppo tempo nel negozio del cognato. È sposato con Doris, una commessa dalle ambizioni tutto sommato squallide: vorrebbe diventare direttrice di un emporio il cui boss, tale Big Dave (James Gandolfini), è anche il suo amante. Sono gli anni '50 in California, e la vita di Ed scorre placidamente tra negozio, casa e festicciole da nulla. Finchè il fato non bussa alla sua porta: un giorno conosce Craighton Tolliver, un imprenditore in cerca d'un socio per avviare un'impresa di lavanderie. Ed è tentato dalla proposta, ma non possiede i 10.000 dollari necessari: per procurarseli, decide di ricattare Big Dave a causa della sua relazione con Doris. L'apparente gioco si trasforma però in tragedia, a partire dalla morte indesiderata del ricattato, cui seguirà l'arresto della donna... Con L'uomo che non c'era Joel ed Ethan Coen riescono a costruire un film raffinato che colpisce la bocca dello stomaco. La vicenda di Ed diventa epitome di una esistenza in cui quella di chiunque potrebbe rispecchiarsi: un lavoro sicuro, una moglie che non ha nessuna intenzione di lasciarlo, una vita tranquilla; per quale motivo l'uomo decida di smuoversi dalla propria immobilità, perché Ed decida - per una volta nella vita - di non seguire l'istinto che fino a quel momento l'aveva tenuto fuori dai guai, sembra una domanda destinata a non trovare risposta. Sembra quasi che egli non possa fare nulla di diverso che seguire l'ineluttabilità del suo (e quindi nostro, dello spettatore) fato. La struttura del film, tecnicamente ineccepibile, è interamente al servizio della vicenda narrata, con una costruzione dei personaggi che non affida nulla al caso: Ed così anonimo da sedare l'espressività normalmente accentuata del suo interprete Billy Bob Thornton; la moglie, Frances Mcdormand, talmente presa dal proprio rampantismo sociale da non notare quasi la presenza del coniuge; il fratello di lei, middle-class ignorante anni '50, il venditore checca, la Lolita suonatrice di pianoforte, il principe del foro... tutto è costruito in modo da accalappiare lo spettatore e lasciarlo in bilico perpetuo tra risata e dramma. Da segnalare la meravigliosa fotografia di Roger Deakins, un bianco e nero a volte declinato al grigio-verde perfetto nella sua chiarezza retrò; formidabili le inquadrature all'interno della prigione, le citazioni di capolavori (Lolita e Il postino suona sempre due volte), ma anche l'armamentario noir fatto di bar oscuri e fumosi, anticamere di prigioni et similia. Chi conosce i Coen vi troverà tutti i loro vezzi virtuosistici, l'amore per le musiche (in bilico tra Beethoven e il puro sound old-fifties); una nota di merito a Billy Bob Thornton e a Frances McDormand (moglie di Ethan Coen), eccellenti interpreti di parti a volte davvero scomode, ma anche al resto del cast, sempre all'altezza della situazione.
L'uomo che non c'era è un film unico, davvero, un'opera che riesce a conciliare con raro equilibrio un altissimo livello di stile ed un'apprezzabile profondità di contenuti, bello proprio per essere film di genere in grado di oltrepassare la semplice etichetta, e proporsi come uno dei migliori lavori della sua stagione, non a caso vincitore del Premio per la regia a Cannes 2001, ex-aequo con David Lynch.