Rumore bianco (White Noise), scritto nel 1985, è uno dei tre «grandi romanzi americani» di Don De Lillo (i restanti due sono Libra e Underworld). È un libro che ci parla di Storia Contemporanea e del fatto che vivere quaggiù, nella torre di avorio di un occidente privilegiato, non mette al riparo i nostri comodi sederi viziati dai veri problemi della società. Della paura della morte che ci insegue con la maschera dell'eleganza, dell'indifferenza, nevrosi, maniacalità, salutismo, riti - quello che più tardi nella storia diventeranno l'humus per la (in)cultura «new age». In Rumore bianco lo sfondo ovattato è quello di una piccola università USA, presso la quale il protagonista, Jack Gladney, insegna fantomatici «studi hitleriani» - una stranezza molto normale se si considera che il suo più vicino collega tiene un corso monografico su Elvis Presley e tra i due personaggi si facciano spesso strani collegamenti. E vogliamo aggiungere a questo piccolo ritratto di vita di futilità da campus il fatto che Jack, l'hitlerologo, non legge e non parla il tedesco?
Jack è con la sua quarta moglie Babette al centro di una complicata famigliastra di figlie e figlie adolescenti provenienti dai precedenti matrimoni di entrambi. Una vita protetta, tranquilla, colta, dentro l'ossessivo rifluire del benessere consumistico e della pax americana, in mezzo al rumore bianco continuo di radio, tv, sirene, elettrodomestici, traffico, informazioni, notizie. Una vita perfetta e affettuosa. Fino al giorno in cui una gigantesca nube tossica (sontuosa metafora dell'irreparabile sempre alle porte) prodotta da un incidente ferroviario non costringe l'intera città ad una rapida evacuazione sotto la neve e la pioggia, nel totale disordine di bugie ufficiali, ordini e contrordini, verità nascoste. È da questo incidente, raccontato da De Lillo con una prosa al tempo stesso minuziosa e apocalittica, che prende le mosse un giallo familiare destinato a trasformarsi in tragedia e poi in nuova consapevolezza. Jack è (probabilmente) colpito dalla nuvola tossica quando scende dall'auto per fare il pieno di benzina. O no? Una delle simpaticamente pestifere figlie della coppia scopre, o forse solo intuisce, che Babette assume un farmaco che, pensa la ragazzina, è potenzialmente dannoso. Un farmaco sconosciuto, che si chiama Dylar. L'orecchio attento e magistrale di De Lillo per i dialoghi, le parole, le banalità del parlato quotidiano si intreccia in questo libro in un «rumore bianco» di metafisica e di pettegolezzo, di ironia e di tragedia, di costume e di storia delle nostre angosce rimosse e delle nostre ossessioni. (fonti varie dalla rete)
Rumore bianco - Don De Lillo (Einaudi Ed.)
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