«Uscire dalla giovinezza e scoprirmi vecchio è stato come svegliarmi da un lungo sogno minaccioso.
L'incipit - del sogno - coincise con un'apparizione del nonno alla finestra della mia camera. È il mio primo ricordo, credo. Una notte, poco prima dell'alba - avrò avuto due, tre anni -, ancora inviluppato nelle coperte, apro gli occhi e sbircio tra le tende che danno sui grandi alberi del parco. Di solito, a quell'ora, agli ultimi canti degli uccelli notturni si sommano i primi dei passeri, dei fringuelli e dei merli, e quegli alberi brulicano di litigi, corteggiamenti, affanni e peana di piacere; ma stavolta dalle chiome nere giunge solo il silenzio assoluto - e forse è stato proprio questo silenzio inaspettato a svegliarmi.
C'è una figura immobile, fuori della finestra - ne distinguo la sagoma scura contro i primi chiarori lontani -, e guarda dentro, premendo la faccia sul vetro appannato dall'alito. Rimango immobile anch'io, per lunghi minuti, finchè la mano di quell'uomo non si alza ad appoggiarsi al vetro, aspetta, come per forzarlo con delicatezza.»
LE LARVE
di Claudio Morandini - (Pendragon)
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