mercoledì 2 luglio 2008

La Morte Rossa di Corman

La maschera della Morte Rossa (1964) è il settimo film - e probabilmente il migliore - del ciclo diretto da Roger Corman ispirato ad Edgar Allan Poe. La sceneggiatura parte dall’omonimo racconto dello scrittore di Boston e la trama viene ampliata con l’inserimento di un’altra linea narrativa tratta da Hop-Frog (altro racconto del terrore sempre dello stesso Poe) e di uno spunto di Charles Beaumont e R. Wright Campbell che in parte riprendono alcune idee da Il settimo sigillo di Ingmar Bergman, uscito 7 anni prima. Partendo da un rapido confronto fra racconti e film, c’è da dire principalmente che, nonostante l'ausilio di ottime musiche e il buon lavoro degli sceneggiatori, qualcosa (parecchio) si perde durante la trasposizione. Il fascino dei racconti di Poe risiede nelle fantastiche atmosfere ricreate dallo scrittore, nella terribile evoluzione dei fatti, nell’impressionante descrizione degli eventi e dei personaggi. Nella pellicola invece, parte di questo fascino va nebulizzandosi poiché, è ovvio, immaginare situazioni durante la lettura di un libro è ben diverso che vederle rappresentate su pellicola. Per esempio le stanze di diversi colori descritte splendidamente dallo scrittore, assumono qui un peso totalmente diverso; non che il tutto non funzioni, ma comunque in qualche modo la bellezza delle immagini donateci da Poe si attenua, svilendosi. Sono invece apprezzabili gli inserimenti nella sceneggiatura di approfondimenti tematici - come per esempio le molteplici riflessioni sulla morte ed i diversi modi con cui l’uomo la affronta (molto bello lo spunto «non puoi vedere la morte in faccia, finchè non arriva la tua ora» - portato efficacemente allo spettatore con la sequenza finale). Per quanto si tratti d'una pellicola low-budget, la resa degli aspetti strettamente cinematografici è eccelsa; la regia funziona bene, soprattutto in quelle due o tre scene dove dal niente si crea suspense che poi si trasforma improvvisamente in terrore, e le interpretazioni del cast sono discrete (c’è anche Patrick Magee, Alfredo, il signor Alexander di Arancia meccanica). Discorso a parte invece per Vincent Price (il divo dell’horror, mito di Tim Burton, protagonista di ben sette film su otto del ciclo Poe), che caratterizza straordinariamente il principe Prospero, in alcuni frangenti volutamente e sopra le righe. Ma La maschera della Morte Rossa non è solo Poe. Perche’ fra le differenze principali che saltano all’occhio rispetto al racconto, c’è senz’altro la forte componente teologica che intride l’intera narrazione. Comunque, un piccolo cult. (fonti varie dalla rete)

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