Estate, il Gargano brucia. Nei campi di pomodori si trascina il dramma dei braccianti, giorno dopo giorno. La fatica, la fame, la sopraffazione e il caldo sono interrotti da improvvise esplosioni di violenza. Dove ci sono gli schiavi ci sono anche gli aguzzini, nel nostro caso agli ordini del Pellicano, sovrano assoluto e crudele che ha costruito un piccolo inferno sulle terre avute in eredità dal padre.
Ferro e fuoco: E la chiamano estate
Purke! Si' accussì feténde che non t'importa di mmiskarte ck'sta stirpe d'u dijavele... All'inferno fernisce, tu ck'i donnacce che mi porti inde 'u litte, razza de figghje de puttàne...
L'estate sul Gargano significa da sempre sole, mare, spiaggia, vacanze. Ma non è tutto, purtroppo, perché a pochi chilometri dagli ombrelloni tutto cambia e l'estate diventa fatica disumana, privazioni, sfruttamento e violenza. Omar Di Monopoli ci trasporta in una delle tante zone d'ombra che i nostri tempi ci hanno regalato per raccontare una storia di ordinaria (ancora purtroppo) brutalità e disegnare un efficace ritratto di alcuni dei meccanismi che vediamo al lavoro ogni giorno intorno a noi.
Il fatto che, in mani capaci, il lato oscuro dell'Italia contemporanea possa trasformarsi in letteratura ha smesso da tempo di essere una sorpresa - ammesso che lo sia mai stato - e Ferro e fuoco lo ribadisce. Omar Di Monopoli riesce particolarmente bene nel creare un'ambientazione in cui far muovere i suoi personaggi, che diventa il tratto distintivo del libro insieme alla capacità dell'autore non tirarsi indietro di fronte a descrizioni e passaggi molto duri mantenendo comunque un'asciuttezza di tono e un'economia di parole, quelle sì, rinfrescanti. (qui recensione originale)
Marco Dellantonio
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