martedì 1 aprile 2008

Foto segnaletiche come icone dei Tempi

L'autore è Giacomo Papi, architrave di ISBN Edizioni nonché giornalista di DIARIO. Accusare è una raccolta di 366 foto segnaletiche di personaggi (famosi e non) attraverso le quali si filtra l'intera storia del Novecento: si va da Martin Luther King a Malcom X ad Al Capone per finire con Bill Gates, colto mentre guidava in stato di ebbrezza. Si tratta perlopiù d’istantanee recuperate negli archivi giudiziari a partire dal 1848, fatta eccezione per alcune immagini, come quella del presidente della Confindustria tedesca Hans Martin Schleyer, ucciso il 19 ottobre 1977 da un commando della Raf, o quella di Aldo Moro, scattata dai suoi sequestratori. Ogni foto è poi corredata da una sintetica nota biografica e da un puntuale riferimento storico, che aiuta il lettore ad orientarsi in questa fitta ed intricata trama iconografica. Sopra tutti spicca il ritratto di Elvis Presley che, nella realtà, non finì mai in prigione, ma che chiese, come regalo all’allora presidente Nixon, un tesserino della DEA, l’agenzia federale antidroga, con impressa la sua foto. Compaiono anche serial killer, criminali, truffatori, mafiosi e terroristi, diversi tra loro, ma accomunati da una medesima sorte, quella dell’essere stati confinati, magari anche per poco, ai margini della società. Un destino inusuale per uno come Frank Sinatra, arrestato per aver sedotto una donna sposata, oppure per un certo Roger Clinton, che ottenne tempestivamente la grazia appellandosi alla magnanimità del fratello presidente Bill. Storie curiose e bizzarre, a volte solcate da un’imprevedibile venatura horror, come nel caso del brigante Gioacchino Di Pasquale, ritratto, secondo la consuetudine dell’epoca, con la testa senza vita poggiata su un secchio di latta. A parlare sono soprattutto gli sguardi, colti in momenti d’insospettabile umanità, raggelati tempestivamente prima che si trasformino in qualcos’altro: non si tratta di foto d’autore, ed è chiaro sin dall’inizio al lettore, ma d’immagini spesso scattate dagli stessi agenti penitenziari: d’altro canto l’usanza della foto segnaletica, scomparsa temporaneamente nel decennio precedente, sembra riemergere, nella versione digitale, durante la guerra in Iraq, per testimoniare l’orrore della prigionia bellica. Lombrosianamente ispirato, il libro nasce dal tentativo d’intrappolare in un solo gesto, l’anima dei peccatori, redenti o no, con lo scopo di leggerne quel triste senso di smarrimento e d’incredulità. Lo spirito con cui accostarsi a queste foto, suggerisce Papi, è, dunque, quello contemplativo, «lo stesso prescritto di fronte all’opera d’arte, ridotta nel museo a parte di una serie, a frammento di eterno nella successione dei simili».

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