senza stare a farla troppo lunga, ché di recensioni di questo film - anche dettagliate - la rete pullula, ci preme unirci al coro di appassionati cinefili di genere sci-fi pienamente soddisfatti da The Martian aka Sopravvissuto, nuovo film «spaziale» con Matt Damon nei panni del naufrago sul Pianeta Rosso: una pellicola che funziona e che, al netto dei soliti WTF e qualche anelito patriottico smagato, diverte alla grande!
Ridley Scott, alle prese con uno script non suo - autore il Drew Goddard della premiata scuderia Joss Whedon - e tratto dal meticoloso romanzo di Andy Weir, un ingegnere informatico reinventatosi scrittore, si dimentica di essere il profeta dei futuri distopici di Alien e Blade Runner per fare al meglio quello in cui è da sempre insuperabile: modellare la materia in forma cinematografica (non dimentichiamoci che ha praticamente inventato i videoclip musicali!). E la storia di un moderno Robinson Crusoe dimenticato su Marte a seguito di una violenta tempesta non era certo - sulla carta - quanto di più appetibile per un regista abituato all'azione e ai movimenti corali. Invece sir Scott imbrocca finalmente il taglio giusto (il suo nome sarà negli annali della Settima Arte, nessuno lo nega, ma negli ultimi anni aveva un po' azzoppato la sua reputazione con alcune mezze ciofeghe) regalandoci un popcorn-movie perfetto, due ore e quindici di sollazzo magnificamente gestito che avvincono lo spettatore e lo restituiscono alla realtà sazio e persino un tantino rasserenato (ovvio, dura poco: viviamo tutti, come diceva Thoureau, una vita quietamente disperata!).
Levigata di tutti i pipponi meta-ingegneristici che appesantivano l'opera cartacea di riferimento, l'avventura del botanico-astronauta Mark Watney (il mascelluto Damon è perfetto per questo ruolo, con quegli occhi da bravo ragazzo con cui berresti volentieri una birra) è anzitutto scorrevole e ben scritta, una sceneggiatura in grado di calibrare abilmente il senso di pericolo e di scoperta (su Marte si muore come niente fosse e non c’è alcunché di romantico nella descrizione della quotidianetà sul Pianeta Rosso) mescolandolo con la leggerezza del racconto e la simpatia del protagonista senza per questo deteriorare l’impalcatura scientifica (cui pare abbia contribuito in parte persino la NASA stessa) che sorregge l'intero progetto. Una pellicola da godersi senza troppi scrupoli, quindi, col merito di un cast "stellare" (per l'appunto) in cui il buon Damon ritrova la bella e brava Jessica Chastain come in Interstellar, e il surplus di una compilation musicale anni Ottanta davvero da sturbo. Via, correte in sala!
Levigata di tutti i pipponi meta-ingegneristici che appesantivano l'opera cartacea di riferimento, l'avventura del botanico-astronauta Mark Watney (il mascelluto Damon è perfetto per questo ruolo, con quegli occhi da bravo ragazzo con cui berresti volentieri una birra) è anzitutto scorrevole e ben scritta, una sceneggiatura in grado di calibrare abilmente il senso di pericolo e di scoperta (su Marte si muore come niente fosse e non c’è alcunché di romantico nella descrizione della quotidianetà sul Pianeta Rosso) mescolandolo con la leggerezza del racconto e la simpatia del protagonista senza per questo deteriorare l’impalcatura scientifica (cui pare abbia contribuito in parte persino la NASA stessa) che sorregge l'intero progetto. Una pellicola da godersi senza troppi scrupoli, quindi, col merito di un cast "stellare" (per l'appunto) in cui il buon Damon ritrova la bella e brava Jessica Chastain come in Interstellar, e il surplus di una compilation musicale anni Ottanta davvero da sturbo. Via, correte in sala!
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