martedì 30 giugno 2015

satira cupa e feroce made in USA...

«Ogni volta che un potenziale grosso investitore arriva per il tour, lo porto innanzitutto alla Chiusa trapiantata dal canale Erie. Abbiamo buoni duecento metri di canale lag­giù e un plastico assai fedele di un accampamento di musi gialli. Mamma mia come siamo diventati rossi quando si è scoperto che il canale invece lo avevano costruito gli irlan­desi. Non abbiamo soldi per correggere la svista, per cui più o meno ogni quarto d’ora un marchingegno nelle ba­racche rilascia una specie di aroma di cibo orientale.
Oggi il mio possibile Socio per la Ricostruzione Storica è il signor Haberstrom, fondatore di Cultura&Abbron­zatura. È un’azienda di livello nazionale. Si sono inventati una biblioteca fornitissima all’interno dei locali per cui mentre fai la lampada urli il titolo del libro che ti pare a certe liceali sui pattini. Risaliamo il sentiero, lui è in tuta felpata e fuma il sigaro e io gli dico che ammiro il suo acu­me. Gli dico che certi uomini sono sognatori e altri esecu­tori. Mi domanda chi sono io dei due e gli rispondo am­mettiamolo, sono il classico tipo che accompagna i sogna­tori sul sentiero a visitare il Segmento del canale. Lui ap­prova. Dice che ho la testa sulle spalle. Mi tocca il braccio e dice che non vede l’ora di passare qualche istante di rac­coglimento al canale perché tanto tempo fa suo bisnonno portava le chiatte e fu ucciso da un asino. Quando arrivia­mo alla radura si emoziona tutto e sfonda la sagoma di cartone del giocatore d’azzardo cinese. Non per essere vol­gare ma sento che è in arrivo un assegno bello corposo.
Quando però lo raggiungo vedo che le gang hanno col­pito ancora con le bombolette spray, per tutta la mia Chiu­sa. Haberstrom rimira la scena. Poi mi picchietta addosso la punta sputazzata del sigaro e dice eh no, coi miei soldi te lo sogni, e ridiscende il sentiero come una furia.
Resto lì solo qualche minuto. L’ultima cosa che mi serve è lo sputo di un ciccione sulla cravatta. Penso di mollare tutto. Poi penso alla mia ultima avvilente infornata di cur­riculum. Duecento invii, zero risposte. Credo che a scorag­ giare i miei potenziali datori di lavoro sia il fatto che sono un umile Ispettore alla Verosimiglianza da nove anni senza uno straccio di promozione. Penso alla rata della macchi­na. Penso a quanto Marcus e Howie adorano la casetta­ giocattolo che non ho ancora finito di pagare. Decido an­che stavolta di ingoiare il rospo e tenere duro.»

Bengodi e altri racconti
George Saunders (Minimum Fax)

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