uscito per Feltrinelli nella collana “Nero a Milano”, Città di polvere è il nuovo romanzo dell’abruzzese Romano De Marco, secondo volume che ha come coprotagonista Marco Tanzi, dopo Io la troverò, pubblicato l’anno scorso e finalista in diversi premi, tra cui lo Scerbanenco. Sullo sfondo di un capoluogo malavitoso - più di quanto i media vogliano rassicurarci - si intrecciano di nuovo le esistenze di Marco Tanzi, appunto, Luca Betti e Laura Damiani, i primi due amici, gli ultimi due amanti e tutti e tre colleghi.
Il commissario Damiani è stata promossa a capo della squadra antirapine e il primo caso che si trova a risolvere è un cruento assalto a una banca. Le modalità con cui è stato messo in atto il colpo, però, hanno qualcosa di strano e subito saltano agli occhi alcuni dettagli sospetti.
Marco Tanzi era il miglior poliziotto di Milano. Ma è stato anche clochard - nel precedente libro -, quindi autoesiliato, poi riabilitato. Ora l’amico Luca Betti gli chiede di collaborare a un’indagine non autorizzata come infiltrato in prigione, per scucire a un contabile di associazioni criminali le informazioni necessarie per mettere in ginocchio il mercato ‘ndranghetino della cocaina in città. Tanzi accetta e la sua permanenza in prigione dà all’autore la possibilità narrativa di ampliare il discorso a riflessioni di buonsenso sulla situazione disumana delle nostre carceri:
Articolo ventisette, comma due, della Costituzione Italiana: “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”.
Si può sostenere che sei persone stipate in una cella che misura due metri e mezzo per quattro siano trattate con umanità? Che sia rispettata la loro dignità? […]
Il carcere è un mondo a parte, regolato da leggi che vanno ben oltre quelle scritte e basato su equilibri molto fragili che si spostano costantemente a seconda del flusso di contanti che li governa. Guardie corrotte, impiegati amministrativi conniventi, direzione schierata. Puoi ritrovarti pugnalato alla schiena con un punteruolo artigianale, durante l’ora d’aria, senza che nessuno abbia visto nulla.
Marco Tanzi al carcere bresciano di Canton Mombello, Luca Betti e Laura Damiani tra uffici e recessi della città, si trovano a scoprire un po’ alla volta la segreta architettura delinquenziale ordita con la complicità di una gang mafiosa, di uomini compiacenti, di poliziotte che reggono il doppio gioco, di un viscido faccendiere che fa venire i brividi e risponde al nome di Furio Pesson. La galleria di personaggi è ampia e copre uno spettro variegato che trova riscontro nella realtà: dal questore di Milano Daniela Boschi - quarantasette anni, venti di lotta alla camorra, un curriculum da far inchinare il più misogino degli agenti - all’infido e doppiogiochista Matteo Serra.
Una storia d’azione e di detection che conduce a un finale adrenalinico, dove le esistenze dei singoli prendono forma pagina dopo pagina, rivelandone disillusioni e speranze e dove il pericolo affiora sempre dietro l’angolo, non ultimo l’arrivo sul mercato di una nuova droga, la metamfetamina Green Inferno, prezzo basso ed effetti immediati: fa scattare subito la dipendenza e provoca danni cerebrali permanenti.
Paragonato a Giorgio Scerbanenco e a Renato Olivieri per la sua capacità di restituire il lato scuro della città lombarda, Romano De Marco porta avanti le quasi 350 pagine del romanzo con una scrittura decisa e fluida, scattante, ricca di dialoghi, ma anche di scene di azione e brevi pennellate descrittive, divulgando piacevolmente qualche notizia tecnica su come funzionano i sistemi protettivi dei caveau delle banche, ma anche lasciandoci la certezza che abbia fatto tesoro e reso originali le lezioni dei tanti hard boiled letti. (segnalato da Carmilla - noi l'autore l'avevamo intervistato qui)
Città di polvere
Romano De Marco (Feltrinelli, 2015)
10 commenti:
Ho un suocero abruzzese ex Guardia di Finanza ed ex guardia giurata a Milano che ora guarda Crepascolino rompere i suoi giocattoli prima di ripararli magicamente. Da ieri è nel bergamasco e dice ai vicini che ha lo hobby del birdwatching, ma in realtà guarda il cielo x vedere i miei segnali di fumo. Gli ho appena scritto una sintesi ( ! ) del tuo pregevole post. A chi dubitasse della fattibilità della cosa, consiglio di rileggersi i primi Tex di Bonelli sr e Galep dove i Navajos riescono a "fumare" consecutio temporum e punteggiatura degna della Austen. Mi ha risposto che " il compaseano mio " , cioè suo, avrebbe dovuto pensare ad una droga che " fa scattare subito la dipendenza e NON provoca danni cerebrali permanenti " xchè " in un mercato come quello, il ricambio inevitabile del cliente ha un peso, senza contare il corollario della risposta dello Stato di fronte ai decessi da assunzione di sostanza proibita. Ha concluso, petulante as usual, segnalando che Città di Polvere non è un titolo così centrato - " da uno che ama Stark ci si aspetterebbbe non dico una luccicanza alla Pittigrilli, ma almeno il gol di rapina di uno Scerba " - e mi scuso x la qualità della resa del messaggio, ma sopra Clusone si muovono in questo momento le formazioni nuvolose che entro un paio di gg deflageranno in un temporale, cosa che inteferisce con il medium, malgrado la buona volontà del mittente. Augh !
Davvero Milano è il ricettacolo di malaffare ? Mm.
@Crepa non conosco bene Milano, non saprei se condividere i tuoi dubbi circa il tasso di malaffare cittadino, però mi vien naturale pensare a quelli che dalle mie parti vivono nella bambagia, convinti di passare le loro esistenze nel Salento magico e fiabesco che esiste solo sulle brochure turistiche e quando leggono il lercio dei miei romanzi vengono alle presentazioni lamentandosi della mia visione cupa :-(
PS De Marco è uno scrittore assai dotato, e confido molto nelle sue capacità analitiche e narrative!
Se chiedi alla generazione dei miei genitori o direttamente a loro , ti diranno che negli anni cinquanta a Milano erano solo ladri di polli. Dove fossero quei benedetti animali da cortile - forse nel reparto frigorifero dei primi supermercati - non è dato sapere. Immagino che se fossi un boss di qualche organizzazione alternativa allo Stato e che deve far fruttare somme ingentissime, per di + non gravate da imposte, mi sposterei dove già girano tanti soldini. Stampa e creativi hanno raccontato una capitale morale, per decenni, in cui la gente uccideva solo il sabato e timbrava il cartellino dal lunedì al venerdì. Fino a Mani Pulite. Ora sappiamo.
Romano il Cimmero scappa nel deserto infuocato. Il suo cammello si è lasciato cadere molte miglia prima e non si è rialzato, nemmeno ha sobbalzato quando il fuggitivo si è chinato con il coltello x suggere gli ultimi liquidi vitali. Alle calcagna dei ladri e bari come lui. Romano nemmeno ricorda perchè lo seguono e non importa. Non importa mai. Una tempesta di sabbia lo coglie al crepuscolo. Quando si riprende è davanti alle mura di una città titanica e silente. Apre il portone e comincia a girare x le vie deserte. Nella sala del re, uno scheletro riposa di traverso sul trono. Nella destra un gioiello rosso come il sangue di un cammello nel deserto x gli occhi di un assetato. Il barbaro lo prende, ma il suo istinto di primitivo superstizioso gli suggerisce di rimetterlo al suo posto così rapidamente che non nota la sottile corrente d'aria alle sue spalle. La mano magicamente si chiude sulla pietra. Una risata lo scuote. Si gira ed affronta Marco e la sua posse, euforici xchè finalmente davanti al nemico. Romano è un titano e con la sua spada ne tiene a bada diversi, mentre Marco, avido come tutti i ladri e bari, ghermisce il rubino e cerca di guadagnare la porta. Un vento innaturale si leva ed un demone con artigli di rasoio raddoppia e poi triplica i birbanti, riducendoli in tante strisce. Romano sviene e si risveglia all'alba in mezzo alla polvere in cui è la collassata la città. La mitica Dustia, la città di polvere maledetta dalla regina e maga Karmilla che maledisse il re Feltrinio colpevole di aver regalato una gemma ad una ballerina. O forse no. Rom recupera uno dei quadrupedi dei suoi avversari frazionati e corre via in direzione del domani.
Con tante scuse a Bob Howard e Roy Thomas e John Buscema.
Grazie di cuore per lo spazio sul tuo blog e per l'attestazione di stima, carissimo Omar! E grazie a Crepascolo per il fantastico plot Howardiano... ho sempre sognato di emulare le gesta di Conan il barbaro!!!
@Romano ci mancherebbe. Sai che mi piace molto il tuo stile. Sono felice della nuova uscita e spero abbia il successo che merita (giuro, non è una di quelle ruffianate tra scrittori:-)
Su crepascolo avrai capito che è in possesso di una sua precipua ironia, noi qui sul blog aspettiamo i suoi commenti con apprensione e piacevole sbigottimento :-))
Caro signor De Marco, io sono abruzzese onorario e sogno di ritirarmi sul set di Lady Hawke - a poca distanza in scoiattoli neri e lucidi dallo home di mio suocero - a scrivere le gesta di un clone di Gabe D'Annunzio in lotta senza quartiere con un moderno emulo di Solomon Kane. Il Vittoriale infestato da ninfette in cui il Puritano Pallido e Pazzo vede creature dell'abisso. La Beffa di Buccari disturbata da un fanatico che legge messaggi satanici nei volantini lasciare cadere dall'aereo. ' Nuff said.
Tanzie Betti sono i cognomi dei commissari interpretati da Maurizio Merli nei poliziotteschi italiani anni 70. (Tanzi 2 film) (Betti 3 film).
@Uhe lu Fabrizio, quanto tempo è che non commentavi? Grande Luperto, sapevo che a te certe chicche non sfuggono :-)
Ciao grande Omar. La prole mi impegna...passo spesso ma la lucidità per commentare è rara, ma questo era il mio terreno. Buona vita a tutti.
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