«Portami tuo fratello maggiore morto, e io ti renderò tuo fratello minore, vivo!»: questa è la secca, brutale proposta che Charles Burns, un fuorilegge catturato dalla polizia di frontiera australiana, si sente fare nei primissimi minuti del film The proposition, di John Hillcoat, un epico e viscerale lungometraggio western che va ad inserirsi a pieno diritto in quel particolare filone (si vedano su tutto le serie televisive Hell on wheels e ancor più Deadwood) che ridipinge il West - siamo in Australia, d'accordo, ma i riferimenti visivi sono platealmente quelli - con toni decisamente più cupi e realistici di quanto non fossimo abituati ai tempi di Bonanza. Per quanto riguarda il cast, accanto al capitano Stanley, interpretato da un ottimo Ray Winstone (attore britannico visto in The departed e in mille altri ruoli da caratterista con le palle!), c’è la brava Emily Watson (Gosford Park), perfetta nella parte della mogliettina inglese. Ad interpretare Charlie Burns c’è un Guy Pearce (infiniti i suoi ruoli di rilievo, ma ci piace sempre ricordarlo in Memento) barbuto e smagrito, sorprendentemente in ruolo con quella sua aura da Cristo lungo il calvario. Da menzionare infine l'eccellente John Hurt, nella parte di un allampanato cacciatore di taglie, anche egli sulle tracce del maggiore dei Burns: l'abominevole Arthur (quest'ultimo un lupigno Danny Huston, figlio di cotanto padre John).
Ambientato in uno spazio brullo e polveroso, la vicenda riesce a regalare scorci naturali di una bellezza estatica (grazie soprattutto alla calda fotografia di Benoit Delhomme) mostrandoci senza infingimenti un outback australiano cattivo e inospitale per quei pochi sfortunati che sono costretti a viverci - e che non a caso assurge a specchio in cui i protagonisti riflettono il nichilismo perverso della propria anima. Davvero non v'è traccia di «buoni» in questa pellicola ferocissima. Di certo non sono tali i bianchi cosiddetti «civili» che torturano e uccidono, né tanto meno i poliziotti crudeli e razzisti oppure il capitano Stanley, perennemente alle prese con un divorante mal di testa che sembra consumarlo almeno quanto l'ansia civilizzatrice che lo muove. I fuorilegge, poi, sono efferati come poche altre volte è capitato di vedere sul Grande Schermo.
Un film quindi indubbiamente violento e “sudicio” che riesce al contempo ad essere poetico e riflessivo come possono esserlo i romanzi di un Roberto Bolano o di McCarthy (del quale, non a caso, il regista ha trasposto l'apocalittico romanzo La strada). Dialoghi ridotti alla canna, ma il silenzio, per mano della cinepresa guidata da Hillcoat e della sceneggiatura di Nick Cave (autore anche delle strepitose, commoventi ballate della colonna sonora) riesce ad esprimere emozioni che le parole faticherebbero a restituirci. The proposition, uscito in Italia direttamente in DVD (toh, come mai non ci stupisce?), grazie alla sua sceneggiatura ha portato a casa il premio Gucci al Festival di Venezia del 2006 e diversi altri premi in giro per il mondo. A modesto parere di chi scrive: una perla da non perdere!
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