martedì 19 maggio 2015

ammirami!

improponibile anche solo immaginare di aggiungere una sillaba al pressoché unanime tripudio di giudizi entusiastici che come una marea montante sta dilavando ogni dubbio sul remake/reboot di Mad Max: il vecchio George Miller, dopo anni di pinguini danzanti e maialini logorroici, ha preso il toro per le corna e ha mostrato all'intero globo terracqueo che se c'è da spaccare i culi con il western-apocalittico niente è meglio del suo stradannatissimo talentaccio aussie, perché quel genere, che Iddio l'abbia infinitamente in gloria, l'ha inventato lui e tutti gli altri al suo cospetto sono e resteranno semplicemente degli epigoni.
Con tutta la presunzione dei grande maestri, il settantenne cineasta australiano prende infatti trent’anni di letteratura, cinema e videogames costruiti attorno al modello da lui stesso creato con il secondo, seminale episodio della serie (Mad Max 2) e li centrifuga con stile e sorprendente abilità in una nuova pellicola che attacca lo spettatore alla poltrona per scaraventarlo di peso in due magnifiche ore di ritmo mozzafiato e irraggiungibile stupore visivo.
Mad Max: Fury Road, sviluppato attorno al personaggio che aveva reso grande Mel Gibson e che qui rinasce col muso perennemente imbronciato (che però funziona alla grande!) di quel torello di Tom Hardy, ripesca le premesse e la mitologia sulle quali la prima trilogia aveva edificato le proprie fondamenta aggiornandole e reinventandole in un sublime gioco al rialzo: inseguimenti al cardiopalma e feroci scontri tra rombanti veicoli truccati assurgono anche stavolta a protagonisti assoluti ma il gradiente di polverosi stunt si fa così immaginifico e coreografico da sconfinare quasi in una maestosa poetica da cirque du soleil. Come da tradizione della serie, Miller dissemina il film di richiami ai predecessori ma se ne frega della continuity ferrea per ingurgitare senza alcun problema suggestioni d'ogni tipo: John Ford, Sergio Leone, Cormac McCarthy, Moebius e chi più ne ha più ne metta. L'imperatrice furiosa di Charlize Theron, poi, è oggettivamente una gigantessa (splendida e piena di pathos anche senza un braccio e il cranio affumicato) che da sola merita la visione del film.
Lasciate quindi per una volta a casa i Cahiers du Cinéma e correte a godervi questa sublime fantasmagoria on the road, perché Mad Max: Fury Road è un capolavoro action, è il film del decennio, è un fottutissimo sfracello di metallo e sabbia, sangue e violenza, amore, passione, blindocisterne, benzina, motocicli impazziti, chitarre incendiarie, proiettili, placenta, acqua, erba, valhalla e  checcazzomistateleggendoaffareandatealcinema...
(sopra, una illustrazione di Go Nagai per il primo Mad Max)

12 commenti:

LUIGI BICCO ha detto...

Maledetto! Sei già andato al cinema a vederlo? Ma tu non te ne dovresti rimanere a casa immerso in una riposante parentesi convalescenziale? :)

Ne stanno parlando tutti troppo bene. Ci deve essere la gabola, nascosta da qualche parte. O forse no. Forse devo solo correre al cinema.

Che poi come fa uno come Miller, dopo anni di silenzio o di Pinguini e maialini (come giustamente sottolinei anche tu), ad uscirsene a settant'anni con un film spacca sederi del genere? Boh. Immagino che abbia avuto da fare, in tutti questi anni. Tra lo stirarsi le camicie e pagare le bollette, il tempo passa per tutti, eh.

sartoris ha detto...

@Luigi ho sfidato la rottura dei punti per Mad Max :-) troppa scimmia!!!!!

Anonimo ha detto...

Visto ieri pure io... sto ancora sanguinando dal naso
PIPPO

CREPASCOLO ha detto...

Con tutta la presunzione dei grande maestri, Frank Miller si era presentato al Gibson Mansion con un'ora di ritardo, ma Mel aveva l'aria di aver aspettato trent'anni il papà di Mad Marv ed altri ceffi poco raccomandabili. L'idea era di scrivere insieme un film sulla parabola di una rolling stone di Cosa Nostra. Una stray bullett della onorata società che Frank avrebbe centrifugato con stile e sorprendente abilità. Mel era tanto fuori dai gangheri che pugnalò con la forchetta il maialino arrosto nel piatto di portata e quasi ne fece saltare tutti i punti - dannato cuoco esquimese abituato agli involtini di pinguini, ma d'altra parte era sempre + difficile trovare chef disposti a lavorare x il divo - prima di spiegare, a bocca piena, come intendeva cucire il personaggio di Mad Max Koppola. Miller pensava ad un epigono dei suoi omoni mascelluti e truci, ma Gibson era orientato x un chiassoso videogame. Miller pensava ad una pellicola in dicotomico b/n e Gibson ad uno stradannatissimo arcobaleno in 3D. Sarebbero ancora al tavolo a contendersi gli ultimi tagli di pancetta se non fosse entrato quel torello di Denny Glover travestito da Oliver Hardy - la versione blaxploitation di Stanlio e Ollio sarà il blockbuster della prossima stagione ed i critici applaudiranno la trovata aussie di ambientare la storia nello outback - a chiedere loro di ammirarlo. A volte basta una risata x allentare la tensione. Adoro il lieto fine.

sartoris ha detto...

@Pippo epistassi a go go pure io :-)
@crepa ormai ti conosco bene e ci avrei scommesso sul gioco Miller/Miller :-)

CREPASCOLO ha detto...

Sta scrivendo insieme ad Azzarello il Dark Knight 3 - disegnatore non ancora annunciato ( Capullo ? ).
Sperem.

sartoris ha detto...

@Crepa, purtroppo ho l'impressione che l'ultimo Miller sia un po' andato fuori di cotenna (Frank, intendo) e dire che per me è stato un caposaldo... sarà la supposta malattia che gli ha minato il cervello? Vedremo...

LUIGI BICCO ha detto...

Ecchecazzo!!! Qui non si arriva a fare due passi fino al cinema per vedere un film, che subito te ne devi beccare un altro...

CREPASCOLO ha detto...

In rete, se non consideriamo gli esremismi, abbiamo fondamentalmente due modi di vedere la deriva milleriana:
1) un partito ritiene che sia la logica conseguenza di un autore fondamentalmente anarchico - forse oggettivista alla Ditko - che da noi è stato scambiato x un "liberal" considerato il fatto che i suoi last men standing di solito combattono anche il Sistema ( il Reagan iperbarico del primo Dark Knight, il prez virtuale del secondo ed il democratico infettato dalla Bestia in Elektra: Assassin )- in questa ottica è giustificato dal partito uno anche Holy Terror che Miller paragona al primo, interventista Captain America 2) un altro partito sostiene che Miller sia un reazionario a corto di idee che mira al sensazionalismo x nascondere la sostanziale ripetitività dei suoi ultimi lavori - il partito due ri-legge secondo questo punto di vista anche 300 che è però un lavoro del tardo ventesimo secolo

Io continuo a trovare straordinario il lavoro di Miller negli anni in cui si è imposto come una novità fresca e ricordo il bimbo che sono stato e che riconosceva anche senza cercare la sua FM in un angolino le sue cover quando ancora DD era scritto da Roger McKenzie e "solo" disegnato dal dinamico duo Miller/Janson, ma resto perplesso di fronte alle sue cose + recenti.La overdose di ottimismo che è la mia seconda pelle nella mia vita da 'Lino in avanti mi fa sperare che prima o poi dimostri di essere una volta ancora il ragazzo + sveglio della classe, lo spilungone con la canappia sempre puntata sul foglio dove sta schizzando una nuova epica.
Nel frattempo, considerato il DD della Netfix ed il prossimo Supes vs Bats è evidente che il mondo dei media lo celebra e se ne nutre.

sartoris ha detto...

@Gigi e sì si sapeva da un po' quindi sbrigati a muovere le chiappe e corri a vederti questa meraviglia!

@Crepa siamo sostanzialmente d'accordo, e con noi credo buona parte del fandom :-))

[emo] ha detto...

Sontuoso. Nient'altro da dire.

sartoris ha detto...

@Emo io penso lo rivedrò daccapo. Come i ragazzini :-)