Sono i miei, via…
La passione per il giallo l’ho avuta sin da piccolo quando, frugando per caso in una cantina di un mio cugino, mi ritrovai fra le mani una avventura di Perry Mason pubblicata dalla Mondadori sulla cui copertina campeggiava il volto del noto attore americano Raymond Burr (molti lo ricorderanno come uno dei protagonisti de La finestra sul cortile di Hitchcock, quello che ha fatto la felicità di tanti depressi mariti tagliando a pezzi la moglie) che è stato uno degli interpreti principali, se non l’unico, di questo popolare avvocato (l’ho scritto decine di volte).
La passione per gli scacchi è avvenuta, invece, molto più tardi e precisamente nel 1972 al tempo dell’ormai mitico incontro Spassky-Fischer nella gelida Islanda. Fu un mio scolaro del liceo scientifico “Galileo Galilei” di Siena, più precisamente l’attuale Presidente del circolo di scacchi del CRAL del Monte dei Paschi Alessandro Patelli, a condurmi lungo le strade tormentate della scacchiera. Non so se abbia fatto bene o male. Ai posteri…
Se si mettono insieme queste due passioni qualcosa deve nascere per forza. D’altra parte le due “attività mentali” hanno molto in comune. «Il giallo è come una partita a scacchi: assassino, vittima e complice si muovono sempre secondo una logica ferrea come pedine su una scacchiera; poi arriva il detective che conosce le regole del gioco e riesce immancabilmente ad acciuffare il colpevole» scriveva la giornalista Paola Sorge diverso tempo fa su Repubblica presentando La promessa di Friedrich Durrenmatt che in realtà si svolge in maniera del tutto diversa dal giallo tradizionale. E così, dopo avere per lungo tempo scritto e pubblicato libri di pura teoria scacchistica, mi è venuto in mente di trovare un punto di incontro tra queste due passioni: un giallo che avesse uno stretto rapporto con gli scacchi. Un personaggio del bel romanzo La tavola fiamminga di Perez-Revert afferma ”Io dico che, più che con l’arte della guerra gli scacchi sono strutturalmente correlati con l’arte dell’assassinio”. Non è una novità assoluta. Alcuni giallisti di chiara fama si sono già cimentati in questa affascinante impresa. Ricordo, per esempio, la già citata regina del giallo Agata Christie che in Poirot e i quattro fa usare all’omicida un pezzo degli scacchi per uccidere il suo avversario. L’Alfiere di Re del bianco è attraversato da un elettrodo e il circuito elettrico si chiude nella casa b5, così quando il suo avversario muove il suo Alfiere da f1 in b5 viene fulminato e muore di paralisi cardiaca. Questa idea è stata poi ripresa (si copia dappertutto!) da Roberto Gravina in Eterodelitto. Con un vermicida liquido e trasparente ricopre l’Alfiere nero che serve per uccidere, vedi un po’, la moglie. A proposito di Alfiere esso è lo pseudonimo usato dall’assassino per una serie di delitti in L’enigma dell’Alfiere di S.S. Van Dine il creatore del celebre aristocratico investigatore Philo Vance interpretato magistralmente, ai suoi tempi, alla televisione da Giorgio Albertazzi. Questo elemento del rapporto scacchi-crimine si ritrova anche in Scacco a Nero Wolfe di Rex Stout interpretato questa volta, sempre magistralmente, sempre ai suoi tempi, e sempre alla televisione dall’indimenticabile Tino Buazzelli, e ne La mossa del cavallo del noto Camilleri l’ispettore capo Giovanni Bovara (e non Montalbano come qualcuno potrebbe credere dalla associazione dei due nomi che viene spontanea) pensa alla mossa di questo pezzo degli scacchi per saltare ed evitare le trappole tesegli dagli avversari. Tale rapporto lo si ritrova perfino nell’antica Roma. La scrittrice Danila Comastri Montanari (ha un suo bel sito in internet) che ha creato il “detective” Publio Aurelio Stazio nel libro Cui prodest? fa uccidere da un serial killer dell’epoca giovani schiavi lasciando come firma un pezzo dei latruncoli, l’antico gioco degli scacchi romano. E qui mi fermo lasciando la possibilità di saperne di più (molto di più) dalla lettura Giallo-Scacchi- Racconti di sangue e di mistero a cura di Mario Leoncini e del sottoscritto, Ediscere 2008, dove si possono trovare racconti di autori già affermati come Massimo Pietroselli, Enrico Solito, Riccardo Parigi e Massimo Sozzi, Sabina Marchesi, Elena Vesnaver ecc…
Insomma mi sono detto che anche io potevo aggiungere qualcosa di più o meno buono lungo questa strada cercando, in tal modo, di attirare l’attenzione di un pubblico più vasto verso gli scacchi. È così nato Partita a scacchi con il morto, Prisma 2008, nel quale, tra le altre cose, vi è inserito anche il breve racconto giallo che ha dato il titolo al libro. Siamo proprio al CRAL del Monte dei Paschi quando il cavaliere Pelosi (la scelta del cognome non è casuale ma tende a rendere la vittima poco simpatica) viene trovato morto avvelenato alla chiusura del locale nella stanza adibita agli scacchi. E’ la prima avventura del commissario Marco Tanzini di Siena che riuscirà a risolvere il caso aiutato dalla conoscenza di un famosissimo giallo di Agata Christie Assassinio sull’Oriente Express.
In seguito ho buttato giù Chi ha ucciso il campione del mondo? Scacchi e crimine, (la seconda parte sempre di Mario Leoncini) ancora pubblicato dalla Prisma di Roma, un giallo più corposo che tenesse conto e sviluppasse alcuni spunti interessanti presenti nel primo:
1) La passione del commissario Marco Tanzini per i gialli, la letteratura e la bellezza artistica della propria città.
2) La sua incapacità a stabilire un rapporto duraturo con le donne.
3) Il solito scontro burrascoso per telefono con il suo superiore Silvestri.
4) Gli scontri più o meno divertenti con il sottoposto Manganelli.
Detto questo il presente lavoro è ben più complesso del precedente. Basti pensare che i personaggi che lo popolano sono almeno una ventina, tra i quali spiccano gli otto Grandi Maestri, che si contendono un super torneo di scacchi a Siena.
Il campione del mondo ne è la punta di diamante, ma già alla presentazione nella sala del CRAL del Monte dei Paschi appare, all’occhio esperto del commissario in pensione Marco Tanzini, agitato e nervoso. Al primo turno del giorno successivo vince in maniera un po’ sospetta (sarà un certo insegnante Bafio Tolti a ricostruire la partita con il computer insieme al commissario) e la mattina seguente viene trovato barbaramente ucciso con i pezzi della sua scacchiera nella suite dell’albergo dove alloggia con gli altri partecipanti. Chi ha compiuto un delitto così efferato? Tutti gli avversari hanno qualche motivo per esserne considerati i possibili esecutori ed il commissario, richiamato in servizio dal suo ex superiore, si ritrova con una brutta gatta da pelare anche perché spinto dalle autorità locali a risolvere il caso il più presto possibile per non compromettere il buon nome della città.
Questa semplice trama, caratteristica di ogni giallo che si rispetti, mi ha offerto l’occasione (ecco qui il mio vero intento) di dipingere in maniera sostanzialmente umoristica tutta una galleria di personaggi che gravitano attorno al mondo delle sessantaquattro caselle, compreso il sottoscritto, o che vivono istintivamente la loro semplice quotidianità e mi ha permesso ancora una volta di lumeggiare alcuni aspetti culturali e artistici di Siena (le due Maestà di Duccio di Buoninsegna e di Simone Martini, gli affreschi del Palazzo Pubblico di Siena, un grandioso ritrovamento di un affresco nella cripta del Duomo di Siena della cui attribuzione non siamo ancora certi, il pavimento restaurato dello stesso Duomo, la libreria Piccolomini) e di dare qualche “pizzicotto” ai politici.
Ultimo nato La diabolica setta di Caissa - Scacchi e sesso Prisma 2006 (seconda parte ancora di Mario Leoncini) dove il morto ammazzato è il preside di una scuola media trovato con il cranio fracassato da una statuetta di marmo raffigurante un cavallo e, in una parte intima del corpo impressa a mo’ di stigmate, una piccola scacchiera con un diavolo nero al centro. Qui mi fermo che ho già occupato parecchio spazio.
Per chi vuole vedere un po’ come se la cava il vecchio Lotti, pericolante sulla tomba aperta, qui cerco di creare una certa atmosfera di mistero durante il super torneo di scacchi a Siena.
Un saluto a tutti. (Fabio Lotti)
3 commenti:
Scacco al re per Nero Wolfe
( Gambit ) fu un vero shock culturale per il bimbo che ero: Archie Goodwin, scudiero e biografo del monumentale detective, va a trovare in gattabuia il cliente, ne riceve le confidenze ( ed il lettore con lui ) e deduce chi e come ha fatto il gambetto - e lo sgambetto - all'innocente. Come se Watson spiegasse il motivo della Lega dei Capelli Rossi a Holmes ! Come Paul Newman che spara nella schiena a Stacy Keach !
Un grazie a Omar per le icone e a Crepa per l'intervento puntuale. Chi avesse voglia di approfondire il rapporto giallo-scacchi qui http://www.scacchierando.it/editoria-e-dintorni/tra-re-regine-e-morti-ammazzati-viii e in fondo al mio articolo altri link che dovrebbero contenere almeno un centinaio (o forse più) di esempi.
Fabio
Fabio grazie a te al solito per il contributo :-)))
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