trasmessa da SyFy negli Stati Uniti dallo scorso settembre, Z Nation è a tutti gli effetti la sorella rozza e sguaiata, divertente (ma impresentabile), della più blasonata The Walking Dead, e la cosa non stupisce affatto considerando che la produzione alle spalle del progetto è quella della famosa/famigerata Asylum - la stessa di quella sublime accozzaglia di carcarodonti e computer grafica anni '90 qual è Sharknado, per intenderci!
Z Nation parte in medias res, cioè tre anni dopo l’outbreak zombi. Il mondo è catapultato nel più totale sconquasso e i pochi sopravvissuti si arrangiano sfuggendo come possono ai letali ambulanti squarta-interiora (che qui corrono rapidi come podisti dopati). Un soldato, la cui resistenza in vita nel serial sarà l'equivalente di quella d'un gatto in tangenziale, assolve a una suprema e mirabile missione: portare in un laboratorio della California il carcerato Murphy cui è stato inoculato con successo quello che potrebbe essere il vaccino contro l’epidemia resurrettiva.
Le sorti dell’umanità sono quindi affidate alle mani di un manipolo ben assortito di sopravvissuti guidati verso la destinazione da un bimbominkia militare - unico superstite di una basa artica dell’NSA, autosufficiente e ipertecnologica.
Lungo il tragitto, i nostri (anti)eroi se la vedranno con ogni genere di debosciati: banditi, cannibali, mercanti di armi, sette pseudo-religiose, comunità di sole donne e scienziati pazzi. E ovviamente non-morti, tantissimi non-morti: non c’è puntata in cui non si debba affrontarne qualche plotone con grande e fragoroso eccidio di carne putrefatta; gli zombie qui muoiono in maniera crudele e altisonante (persino falcidiati dalla Campana della Libertà di Philadelfia).
Fermo restando che da queste parti, pur non essendo ancora riusciti a mollare The Walking Dead (col suo sviluppo depresso e piagnone, fatto di cinque stagioni lente e iperpsicologiche; e sarebbe pure ora di decidersi, ma purtroppo ci siamo incaponiti e quindi teniamo duro!), siamo assolutamente convinti che gli zombie possano (e debbano) anche essere divertenti e cazzuti; duole però purtroppo constatare che qui le cose funzionano sino a un certo punto. Il problema è che Z Nation proprio non ce la fa. Ci prova, ogni tanto pare riuscirci, ma in soldoni finisce sempre per floppare. Per sopperire alla dichiarata mancanza di un approfondimento verticale delle dinamiche in campo (uno dei protagonisti se ne esce con un esplicito «odio i dilemmi morali»), gli autori raggruppano la banda di protagonisti e gli danno un obiettivo chiaro (portare dall’altra parte del paese il paziente-cavia, per l'appunto). Un’idea semplice semplice semplice, che contiene in sé un enorme potenziale di trasformazione della storia in un road movie svelto e sincopato, zeppo di morti e saturo di location.
Solo che, a fronte di quell'intento cazzaro e smaccatamente tamarro tipico della Asylum, il racconto non è votato (non solo, per lo meno) alle trovate grafiche più eccentriche, alla suspense più pura (laddove spesso il parente nobile la sacrifica in favore delle lacrime di Rick) e alle battutaccie ad effetto che donerebbero alla serie un colore precipuo ed originale. Invece Z Nation, pur contenendo barlumi di tutto ciò, risulta alla fine un prodotto stucchevole che conferma quanto sia pressoché impossibile formulare un'alternativa valida all'opera made in Kirkman. O si offre una prospettiva completamente "altra" (si vedano le inglesi Dead Set e In the Flesh) o si gioca consapevolmente e ironicamente con tutti i cliché del genere (un esempio su tutti è Death Valley di MTV) o si corre il rischio di essere banali e approssimativi. E la cosa si fa ancora più palese quando non si hanno i mezzi a disposizione della AMC che, non a caso, lancerà presto uno spin-off del suo prodotto principe intitolato Fear The Walking Dead.
Fermo restando che da queste parti, pur non essendo ancora riusciti a mollare The Walking Dead (col suo sviluppo depresso e piagnone, fatto di cinque stagioni lente e iperpsicologiche; e sarebbe pure ora di decidersi, ma purtroppo ci siamo incaponiti e quindi teniamo duro!), siamo assolutamente convinti che gli zombie possano (e debbano) anche essere divertenti e cazzuti; duole però purtroppo constatare che qui le cose funzionano sino a un certo punto. Il problema è che Z Nation proprio non ce la fa. Ci prova, ogni tanto pare riuscirci, ma in soldoni finisce sempre per floppare. Per sopperire alla dichiarata mancanza di un approfondimento verticale delle dinamiche in campo (uno dei protagonisti se ne esce con un esplicito «odio i dilemmi morali»), gli autori raggruppano la banda di protagonisti e gli danno un obiettivo chiaro (portare dall’altra parte del paese il paziente-cavia, per l'appunto). Un’idea semplice semplice semplice, che contiene in sé un enorme potenziale di trasformazione della storia in un road movie svelto e sincopato, zeppo di morti e saturo di location.
Solo che, a fronte di quell'intento cazzaro e smaccatamente tamarro tipico della Asylum, il racconto non è votato (non solo, per lo meno) alle trovate grafiche più eccentriche, alla suspense più pura (laddove spesso il parente nobile la sacrifica in favore delle lacrime di Rick) e alle battutaccie ad effetto che donerebbero alla serie un colore precipuo ed originale. Invece Z Nation, pur contenendo barlumi di tutto ciò, risulta alla fine un prodotto stucchevole che conferma quanto sia pressoché impossibile formulare un'alternativa valida all'opera made in Kirkman. O si offre una prospettiva completamente "altra" (si vedano le inglesi Dead Set e In the Flesh) o si gioca consapevolmente e ironicamente con tutti i cliché del genere (un esempio su tutti è Death Valley di MTV) o si corre il rischio di essere banali e approssimativi. E la cosa si fa ancora più palese quando non si hanno i mezzi a disposizione della AMC che, non a caso, lancerà presto uno spin-off del suo prodotto principe intitolato Fear The Walking Dead.
Insomma, qualche puntata divertente, un po' di ottime intuizioni e numerosi bei momenti, ma resta la sensazione di un colpo morto in canna (o di un corpo morto, visto il caso!)
4 commenti:
Beryl " Flesh" Allen era tutto sommato ancora appetitosa, considerato che era una zombie che trovata appetitoso tutto quello che si muoveva ad una velocità inferiore alla sua ovvero tutto, considerato che era una zombie rapida come un gatto inseguito da uno squalo zombie su rotelle attraverso una tangenziale.
Bob " Kirk-man " McCannon era il classico nard cicciuto e barbuto che conservava gelosamente il ricordo del decolleté della cameriera di un fast food che si era chinata sul tavolo x asciugare una macchia di ketchup tanti anni prima. Viveva x quel momento quando non aggiornava la bio non autorizzata di Bill Shatner x cui aveva una ossessione da prima che il mondo diventasse un fast food x non morti. Era appena sceso il crepuscolo quando Flesh arrivò all'uscio della villetta del KIrk-man - nella falsa luce del tramonto poteva ricordare la Uss Enterprise come potrebbe immaginarla Magnus al lavoro sui fumetti di Alan Ford - inseguita da uno sciamano precolombiano cronodisperso in fuga da uno stormo di demoni incarnatasi nella squadra giustiziata xchè perdente dopo un match di palla-corda. Era la terza volta che le capitava quella settimana. Non c'è riposo x gli stanchi, figuriamoci x quelli uno zinzino morti.
La ragazza frollata bussò con l'energia di un Girmi contro la porta e KM le aprì senza quardare dallo spioncino xchè credeva fosse il suo vecchio amico Henry Winkler con la maschera davvero realistica del Leo Nimoy della maturità , sempre che non fosse la sua faccia che si stava riempendo di bargigli.
Flesh gli cadde letteralmente tra le braccia. Una donna in fuga! La tentaz di consigliarle di seguirlo se voleva vivere era forte, ma non potè aprire bocca xchè i demonietti affamati aprirono le loro con l'intenzione di cenare. Caddero tutti fulminati da The Fonz che era sopraggiunto in quel momento e che fece fuoco con le sue canne mozze prima ancora di scendere dalla moto. Ragazzi, che serata: finalmente qualcosa da raccontare agli altri trekkies che ancora respiravano! Entrarono in casa e si accomodarono in plancia dove KM intendeva servire burgers e patatine. Flesh aveva in mente un altro menu.
Non proprio un lieto fine. Pazienza.
@crepa ho apprezzato la tua posizione di buon senso circa la querelle Deodato jr/Tex sul blog di Recchioni... la penso grosso modo come te :-)
Peccato davvero x come è finita. E non tanto x Tex che dovrà fare a meno di Deo jr - gli aquilotti notturni sono maturi e spelacchiati e considerano fuori dal canone le intepretaz di Bernet, Magnus, Alessandrini e Joe Kubert ergo non bramano il tratto del disegnatore di WW, Elektra, Glory , Jade ed un altro zilione di babes - quanto x la eco che la cosa ha avuto in rete.
Nel crepascolaverso, Boss Boselli starebbe sfidando la parete + impervia di una quelle cime dove il burro di yak è una leccornia rara quando nel punto dove è il caso di fare una sosta Mau Colombo e Majo notano una tenda con colori carioca sotto la quale Deo jr sta terminando una mini sul nuovo personaggio di Madame Kingpin che ha il muso seducente e tignoso di Marianne Sägebrecht. BB romperebbe il ghiaccio chiedendo quanti km di prolunga occorrono x alimentare il tavolo luminoso e Deo Jr esploderebbe in una risata latina prima di dire che Ed Benes ed Adriana Melo ( altri due cartoonists brasileiri ndr x chi bazzica questo blog x amore solo della prosa ) corrono da ore sulle cyclette che alimentano la batterie. E sarebbero di nuovo tutti amici a Cartoonia. Adoro, lo sai, il lieto fine.
@Crepa: sì come è finita lascia l'amaro in bocca (e l'impressione di un certo provincialismo un po' masochistico da ambo le parti:-((
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