in rete e sulla stampa ne hanno parlato a frotte, e finalmente lo abbiamo visto anche noi.
Passato con discreto clamore nel nostro paese al 32° Torino Film Festival, The Babadook narra le vicende di Amelia (Essie Davis, molto molto brava), una giovane vedova il cui marito è morto in un incidente mentre la portava in ospedale a partorire il figlio Samuel (Noah Wiseman). Madre e figlio vivono insieme: lei è palesemente depressa a causa della scomparsa del coniuge mentre lui è un bambino decisamente difficile (leggasi strano, spaccamaroni e alla bisogna anche aggressivo) di sei anni. La vita dei due è tutt'altro che rosea, soprattutto a causa della condotta talvolta schizoide del bambino e del rapporto troppo apprensivo che la madre gli riserva, fatti che li porteranno lentamente ad isolarsi dal resto del mondo per vivere nella gabbia della propria affettività esasperata.
La situazione si complica quando il fanciullo incappa nella libreria di camera propria in un misterioso libro dal titolo MISTER BABADOOK, uno striminzito tomo denso di immagini assai inquietanti e che sembra più una maledizione che una storia adatta ai bambini.
Dal giorno in cui la madre lo legge al proprio piccolo iniziano ad accadere strane cose in casa, e la stessa donna comincia a subire una trasformazione che ha i connotati di qualcosa di ben di più che un banale crollo psicologico.
Passato con discreto clamore nel nostro paese al 32° Torino Film Festival, The Babadook narra le vicende di Amelia (Essie Davis, molto molto brava), una giovane vedova il cui marito è morto in un incidente mentre la portava in ospedale a partorire il figlio Samuel (Noah Wiseman). Madre e figlio vivono insieme: lei è palesemente depressa a causa della scomparsa del coniuge mentre lui è un bambino decisamente difficile (leggasi strano, spaccamaroni e alla bisogna anche aggressivo) di sei anni. La vita dei due è tutt'altro che rosea, soprattutto a causa della condotta talvolta schizoide del bambino e del rapporto troppo apprensivo che la madre gli riserva, fatti che li porteranno lentamente ad isolarsi dal resto del mondo per vivere nella gabbia della propria affettività esasperata.
La situazione si complica quando il fanciullo incappa nella libreria di camera propria in un misterioso libro dal titolo MISTER BABADOOK, uno striminzito tomo denso di immagini assai inquietanti e che sembra più una maledizione che una storia adatta ai bambini.
Dal giorno in cui la madre lo legge al proprio piccolo iniziano ad accadere strane cose in casa, e la stessa donna comincia a subire una trasformazione che ha i connotati di qualcosa di ben di più che un banale crollo psicologico.
Se la maternità e il film del terrore sono un binomio ormai consolidato - sono decine i titoli costruiti sullo spavento e la figliazione, come ad esempio Rosemary’s baby di Roman Polanski (1968), Baby killer di Larry Cohen (1974), Omen di Richard Donner (1976, da cui l’omonimo remake del 2006 per la regia di John Moore) e Grace di Paul Solet (2009) - qui abbiamo un esperimento audace e invero interessante che trascende la semplice avventura horror (anzi, a dirla tutta, sotto quel punto di vista l'attenzione dello spettatore latita sovente) per regalarci una pellicola capace di originali spunti di riflessione sulla difficoltà di diventare madri e sulla rinuncia di una porzione notevole della propria vita (con annesse ambizioni, sogni, affetti e possibilità di carriera) per allevare il sangue del proprio sangue.
Dobbiamo il tutto a Jennifer Kent, ex-attrice che si è fatta le ossa registiche con quel simpaticone di Lars Von Trier sul set di Dogville. Da donna, l'autrice ha evidente dimestichezza con la psiche della protagonista e col suo corpo e non costruisce quindi una storia attenendosi a un ideale manuale Cencelli delle nevrosi (un tot di senso di colpa, un tot di malizia, un tot di irragionevolezza e via così come da insegnamenti dei blockbuster del genere), dedicando invece alla costruzione del personaggio e al suo legame con la prole un carico di sincera e convincente passione.
Tale viscerale trasporto verso l'intero progetto è testimoniato anche dal fatto che la regista ha convinto un discreto numero di persone su Kickstarter a finanziare il film e ha speso i fondi nel modo migliore: circondandosi di collaboratori superlativi. Dalla fotografia espressionista, al suono, all’illustratore Alex Juhasz che ha creato il terrificante libro per bambini “Mister Babadook” su cui si basa la storia, all’incredibile performance della Davis, la Kent ha ostinatamente tirato le redini di un film coerente e conciso, forte di una sceneggiatura a tenuta stagna (scritta da lei e basata sul suo primo cortometraggio Monster) che trasuda amore per il cinema dell'orrore classico (quanto Lon Chaney c'è nella rappresentazione iconica della creatura del male?).
Dobbiamo il tutto a Jennifer Kent, ex-attrice che si è fatta le ossa registiche con quel simpaticone di Lars Von Trier sul set di Dogville. Da donna, l'autrice ha evidente dimestichezza con la psiche della protagonista e col suo corpo e non costruisce quindi una storia attenendosi a un ideale manuale Cencelli delle nevrosi (un tot di senso di colpa, un tot di malizia, un tot di irragionevolezza e via così come da insegnamenti dei blockbuster del genere), dedicando invece alla costruzione del personaggio e al suo legame con la prole un carico di sincera e convincente passione.
Tale viscerale trasporto verso l'intero progetto è testimoniato anche dal fatto che la regista ha convinto un discreto numero di persone su Kickstarter a finanziare il film e ha speso i fondi nel modo migliore: circondandosi di collaboratori superlativi. Dalla fotografia espressionista, al suono, all’illustratore Alex Juhasz che ha creato il terrificante libro per bambini “Mister Babadook” su cui si basa la storia, all’incredibile performance della Davis, la Kent ha ostinatamente tirato le redini di un film coerente e conciso, forte di una sceneggiatura a tenuta stagna (scritta da lei e basata sul suo primo cortometraggio Monster) che trasuda amore per il cinema dell'orrore classico (quanto Lon Chaney c'è nella rappresentazione iconica della creatura del male?).
The Babadook quindi, a dispetto del titolo e della promozione internazionale, non è un film sul “mostro” eponimo e neppure la rielaborazione di un brutale incubo d’infanzia: il film si apre con una sequenza ben precisa, una scena a rallentatore dell’incidente nel quale ha perso la vita il padre di Samuel, che si rivela essere un sogno ricorrente nelle già tormentate notti di Amelia. Attraverso quella chiave lo spettatore viene iniziato ad un viaggio in un dolore privato profondissimo e letale, un dolore nel quale chiunque potrebbe con facilità riflettere quello della propria anima. Ottimo!
9 commenti:
Lars " Wiseman " Grace non ha mai sofferto di essere da sempre considerato lo scemo del villaggio. Passava davanti alle donne come un biplano stealth e davanti ai colleghi come uno di quei lavapavimenti automatici con motorino a vapore che puoi evitare senza problemi tanto sono lenti.
Nel crepuscolo di quel 31 dicembre 1899 era l'unico dipendente della Polanski & Cohen Prodigiose Macchine Calcolatrici a lavorare nel suo loculo. Wiseman nutriva Baby Rosemary, la sua prodigiosa macchina calcolatrice in legno di teak, con alcune statistiche sulle percentuali di obsolescenza delle prodigiose eccetera in relazione alla percentuale di sostituzione delle stesse con prodigi di nuova generazione. Intendeva sviluppare in BR la consapevolezza della sua caducità e la paura della scomparsa x studiarne la risposta emotiva. BR lo stupì xchè cominciò ad elaborare delle proposte x upgrade delle macchine bollite. Perorò la causa di gruppi di ascolto. Suggerì gite sulle nuove e prodigiose macchine volanti x svagare i calcolatori depressi. Wiseman si aspettava una reazione a metà tra la ribellione di Caino e la fuga di Logan. Scoprì qualcosa sulla natura umana attraverso una macchina. Sono passato attraverso la stessa epifania alla Jimmie Joyce quando ho visto anni fa un distinto signore prendere a calci la sua utilitaria xchè non riusciva a spegnere l'antifurto impazzito, ma questa è un'altra storia ed io raramente mi perdo in digressioni.
Wiseman realizzò che a tenere lontani gli altri era il suo manifesto sprezzo x gli altri, cominciò a sorridere, ad interagire, tornò ad essere Lars x tutti. Adoro il lieto fine.
@Crepa se inserisci la parla "wiseman" su google ti da come primo risultato il regista Frederick Wiseman che nel '63 ha prodotto The Cool World (il mondo figo non è male come titolo, no? Ricordo che negli anni 90 Ralph Bakshi ne girò una versione a cartoni animati con Brad Pitt che era un po' una cagata:-))))
Credo ci fosse anche Kim Basinger. Non l'ho visto, ma ricordo recensioni non entusiasmanti.
Ralph resta un visionario, comunque. Una Gola Profonda mi ha detto che ha lavorato x anni ad una serie di cartoni che riprendeva il mood de La Linea di Cavandoli e che mostrava The Fonz nel tentativo di saltare con la moto una vasca ripiena di un numero crescente di squali. Il progetto naufragò contro l'ostacolo insormontabile della tecnica del cartoonist che prevede di girare il film con attori in carne ed ossa e poi passare alla postproduzione. Si arrese quando l'ottavo stuntman si rifiutò di saltare e di rimetterci le gambe come gli altri. So che poi ha cercato x anni di realizzare una versione freak di Biancaneve, ma Mickey Rourke non voleva saperne di vestire i panni della bella principessa in fuga. Peccato x i sette ex cascatori che da allora attendono una nuova occasione di far vedere che le dimensioni contano.
@Crepa: Rourke purtroppo oggi potrebbe solo impersonare la Strega Cattiva :-)) (cazzo, come mi spiace dover fare battute simili su un attore che mi ha fatto sognare:-(((
La Strega Cattiva entra nella bettola dove il futuro suocero di Shrek cerca il Gatto con gli Stivali senza trovarlo xchè Banderas ha passato il confine x poter sposare una gallina in una contrada dove questo non sia illegale ( si veda Due Uomini e una dote con Nicholson, Beatty e la Rizzo di Grease ndr ). Tremotino le chiede come era la California e la SC risponde che era persino meglio di lì.
Regia di Terry Gilliam. Oscar come miglior attore 2016 ad un commosso Mickey Rourke. Per evitare il divieto ai minori di 17 anni se non accompagnati dai genitori, negli USA le sequenze torride tra Antonio e Rosita sono state censurate.
Wow. Io questo non lo conoscevo e sembra molto promettente. Da recuperare.
P.S.: Si, Lars Von Trier è proprio un "simpaticone". E la sua aria gioviale viene fuori soprattutto su allegorie tipo Dogville :)
@Luigi sono certo che ti piacerà il lavoro grafico fatto dall'artista Juhasz, molto espressionista e disturbante :-)))
Disturbante come pochi, ottimo veramente anche grazie a dei grandi interpreti. Devo confessare brividi sulla schiena a ripetizione: un'esperienza ormai abbastanza rara per chi come noi/voi ha in cascina un significativo numero di visioni del genere. Forse vuol dire che va a toccare un po' di corde nascoste... qualche pauretta sepolta giù giù giù...
@Gigistar: a me ha fatto poca paura in senso stretto, però è disturbante, parecchio, e ha ben rappresentato il dilemma (che io, in quanto non-padre, avverto) che comporta doversi fare carico di un bambino (sia chiaro, è evidente che crescere un figlio è una grande gioia: io ho dei nipotini che adoro, che vado a prendere a scuola, che passano con me porzioni importanti della giornata e dichiaro limpidamente quanto siano diventati per me una droga, soprattutto la piccola di tre anni e mezzo:-) però come l'attrice rende l'esausta desolazione di una vita appresso alla prole è spaventosa!!!
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