Voglio dire tra il giallo del Giallo Mondadori e il rosso e l’arancione della Polillo. Tre colori belli, forti, accesi che stanno bene insieme. Me li porto dietro spesso in quel di Ampugnano (aeroporto di Siena) dove passeggia veloce un giovane scamiciato, anche d’inverno, che parla ad alta voce e non l’ho mai visto starnutire.
Dunque i favolosi G.M. di cui qui ho già più volte parlato. Per chi ama storie complicate, ricche di colpi di scena, travestimenti, apparizioni e sparizioni di oroscopi micidiali, di complotti, un miscuglio di giallo e spy-story, ecco a voi Scritto fra gli astri di Jonathan Stagge, praticamente lo pseudonimo di ben quattro scrittori che si nascondevano anche sotto il nome più noto di Patrick Quentin (in seguito rimasero in due). L’inizio è fulminante. Il dottor Westlake si ritrova di fronte ad un incidente con una macchina come la sua e la stessa targa, ad un morto dal viso sfigurato che indossa un abito identico al suo e ad alcune lettere nella giacca indirizzate proprio a lui. Allucinazione? Giallo e spy-story, dicevo, mescolati a formare un bell’impasto.
Se hai fede in Mauro Boncompagni beccati senza tema di sorta Tre donne del mistero di Dorothy L. Sayers, Ngaio Marsh e Mary Roberts Rinheart da lui curato con la solita competenza e perizia. Tre regine del giallo in un colpo solo.
Con Donald Westlake basta la parola come in quella pubblicità d’altri tempi che faceva schizzare al gabinetto. Nel presente caso, magari, per leggere che lì è più forte la concentrazione (io ci ho tirato fuori pure una rubrica). Qualcuno mi deve del grano è un pezzo divertente. C’è un tassista, Chester Conway, patito delle scommesse e un giorno un cliente gli dà una dritta che lo porta a vincere un sacco di bei dollaroni. La ruota incomincia a girare per il verso giusto? Manco pe’ gnente. L’allibratore è morto ammazzato, sghei col binocolo e bisogna pure salvare la pelle. Solito stile ironico e frizzante del nostro che prende in giro il mondo della malavita e ci strappa più di un sorriso (bestiale quando i capi delle gang arrivano a turno nella casa dove si trova Chester come nelle avventure di Nero Wolfe).
C’è poco da ridere, invece, con Mickey Spillane e il suo Mike Hammer che ne ha beccate di brutto e sta nascosto mentre gli altri lo credono morto ammazzato. Ma quanto potrà durare la convalescenza?
Poco, perché deve correre da un suo amico in fin di vita che ha da rivelargli un segreto. Pericoloso, naturalmente. Mafia a go-go e azione contornata da botte da orbi e pistolettate da tutte le parti in Vicolo oscuro.
Ce n’è per tutti i gusti, insomma, e per chi ama Sherlock Holmes sono già stati stampati tre apocrifi sopraffini: Sherlock Holmes al Raffles hotel di John Hall, La vendetta di Sherlock Holmes di Phil Growick e Sherlock Holmes e la casa della seta di Anthony Horowitz. Non amo particolarmente gli apocrifi (alla fin fine stanchicchiano) ma su questi faccio eccezione.
Se volete visitare il classico villaggio inglese dove ne capitano di tutti i colori (il villaggio inglese è uno degli ambienti più sfortunati della storia del giallo) dirigetevi verso Stoke Druid, tra l’altro pure “antico e sonnolento”. A risvegliarlo una serie di lettere anonime scritte a macchina, di contenuto soprattutto amoroso, che gettano nello scompiglio gli abitanti tra cui spunta, inevitabile, il morto ammazzato. Invischiato nella vicenda il gigantesco Henry Merrivale seguito dalle sue caratteristiche imprecazioni. È La vedova beffarda di Carter Dickson.
Non vi è piaciuto? Allora puntate dritti verso Great Norne. Qui una serie di sospetti suicidi e di omicidi (non sospetti) a gettare nel panico gli abitanti del suddetto villaggio (sempre inglese, si capisce). Una sola spiegazione: trattasi di un pazzo assassino “uno troppo furbo per farsi prendere o anche solo per essere sospettato”. Brivido ingigantito dalla pioggia insistente e da un “vento terribile” che soffia a folate violente. Buon divertimento! Siamo in Terrore al villaggio di Henry Wade e già il titolo è tutto un programma.
Per gli autori nostrani è arrivato Tutto quel blu di Cristiana Astori che già avevamo incontrato in Tutto quel nero e Tutto quel rosso con Susanna Marino (soffre di narcolessia) che riesce a venir fuori da una situazione drammatica scaturita dalla sua passione per il cinema horror. Piccola oasi di pace le visite alla videoteca. Ma occorre lavorare e l’unica possibilità che si presenta è quella del recupero di un film introvabile (per essere più precisi una copia pirata in videocassetta), mai distribuito e assai ricercato dai collezionisti. Aggiungo solo un fissato che uccide tutti quelli che si chiamano in un certo modo. Il tratto distintivo dei libri della Astori è la velocità e la freschezza giovanile della scrittura tra musica, film, libri e quel pizzico di mistero che gira fra i personaggi. Immersi, questa volta, in un blu che non promette niente di buono.
Segnalo pure Le immagini rubate di Manuela Costantini con l’avvocato Filippo Dolci, il cui cognome svela la sua passione per la cioccolata, i bomboloni alla crema, i gelati e di fronte ad una pasticceria si sente “come Hansel e Gretel davanti alla casetta di marzapane”. Un buon inizio per Manuela.
Anche sul rosso della Polillo (i famosi bassotti), una casa editrice pronta a rieditare o a editare per la prima volta pezzi classici, possiamo puntare sicuri. Per dare un’idea su come scrivevano i nostri “antenati” sfogliate Veleni, pugnali e altre amenità di AA.VV. Non c’è bisogno di sangue e sperma per tenerci svegli. Bastano l’eleganza della scrittura, il sottile umorismo, la ricchezza delle trovate, vari modi e mezzi di mandare l’altro al creatore, l’apparire diversi da quello che si è, il capovolgimento delle aspettative, quel creare un’atmosfera ambigua e particolare che avvolge il lettore tenendolo in ansiosa fibrillazione, l’omaggio a Sherlock Holmes e tante altre cose ancora. Quando c’è di mezzo una eredità qualcuno, di sicuro, ci rimette le penne. Non si scappa. Come in Troppi cugini di Douglas Gordon Browne, il cui titolo dà l’idea della trama. Sei cugini attendono fiduciosi la morte di un parente, per rimpinguare le proprie finanze con una bella eredità. Solo che, uno dopo l’altro, sono tre di loro a tirare forzosamente il calzino. E allora i restanti incominciano a preoccuparsi. Mi preoccuperei anch’io…
Ricordo ancora La rocca maledetta di R.C. Ashby (una donna, per la precisione, di notevole cultura). Siamo in “una sperduta e nebbiosa landa inglese” come da copione. Il giovane William Mertoun riceve l’incarico di catalogare le opere della biblioteca del colonnello Barr. Lavoro certo piuttosto facile se non ci fossero alcune stranezze come, per esempio, la morte misteriosa del fratello di Barr e poi, perché il suddetto colonnello non si fa mai vedere? Occhio anche al fantasma romano di Vitellio Gracco che abita, secondo la leggenda, in una rocca poco distante e può venire a farvi visita (brrrr!!!).
Due “mostri” della letteratura poliziesca: La finestra sulla notte di Mary Roberts Rinehart con l’avvocato scapolo Jack Knox che deve ritrovare un potente uomo politico invischiato in affari loschi tra mille pericoli e Charlie Chan e la crociera tragica di Earl Derr Biggers con l’indimenticabile poliziotto dagli occhi a mandorla snocciolatore di esilaranti proverbi che abbiamo conosciuto in un altro pezzo.
E arriviamo al colore arancione, cioè ai mastini della Polillo che riportano in auge un genere meno “posato” e più di movimento. Basti citare per tutti Ross Macdonad (pseudonimo di Kenneth Millar) che qui la fa da padrone con ben tre libri: La bella addormentata, Il brivido blu e Il ragazzo senza storia come a dire un pezzo di vita della letteratura poliziesca rinforzata, nella filmografia, da uno splendido Paul Newman. Me gusta il suo stile anche se criticato da Chandler (ma rivalutato da Manchette, per esempio). Aggiungerei Il sangue dell’orchidea di James Hadley Chase, praticamente il seguito di Niente orchidee per Miss Blandish con il quale Chase esordì nel 1939. Tutto ruota, è proprio il caso di dirlo, intorno alla figura di Carol rinchiusa in manicomio ed erede del ricco nonno. Ora, se riesce ad uscire per quindici giorni, diventerebbe la sola amministratrice del patrimonio controllato al momento da un avido curatore. Carol esce, naturalmente, ed esplode un “casino” formidabile dentro una storia nera che più nera non si può.
Se ho citato Kenneth Millar non posso non citare la mogliera Margaret Millar e il suo Quando chiama una sconosciuta. Anche qui c’è di mezzo un ingente patrimonio, una telefonata di una sconosciuta che mette in crisi la proprietaria del suddetto e l’equilibrio psichico va a farsi fottere. Una scrittrice, la Millar, un po’ sottovalutata ma senza esagerare (dico io).
Allora, miei tenaci compagni di letture, saltellate sicuri su questi tre colori. E se ve lo dice uno con un piede e tre quarti nella tomba dovete credergli. Non può mentirvi.
Alla prossima. Forse. [ by Fabio «Boss» Lotti ]
Dunque i favolosi G.M. di cui qui ho già più volte parlato. Per chi ama storie complicate, ricche di colpi di scena, travestimenti, apparizioni e sparizioni di oroscopi micidiali, di complotti, un miscuglio di giallo e spy-story, ecco a voi Scritto fra gli astri di Jonathan Stagge, praticamente lo pseudonimo di ben quattro scrittori che si nascondevano anche sotto il nome più noto di Patrick Quentin (in seguito rimasero in due). L’inizio è fulminante. Il dottor Westlake si ritrova di fronte ad un incidente con una macchina come la sua e la stessa targa, ad un morto dal viso sfigurato che indossa un abito identico al suo e ad alcune lettere nella giacca indirizzate proprio a lui. Allucinazione? Giallo e spy-story, dicevo, mescolati a formare un bell’impasto.
Se hai fede in Mauro Boncompagni beccati senza tema di sorta Tre donne del mistero di Dorothy L. Sayers, Ngaio Marsh e Mary Roberts Rinheart da lui curato con la solita competenza e perizia. Tre regine del giallo in un colpo solo.
Con Donald Westlake basta la parola come in quella pubblicità d’altri tempi che faceva schizzare al gabinetto. Nel presente caso, magari, per leggere che lì è più forte la concentrazione (io ci ho tirato fuori pure una rubrica). Qualcuno mi deve del grano è un pezzo divertente. C’è un tassista, Chester Conway, patito delle scommesse e un giorno un cliente gli dà una dritta che lo porta a vincere un sacco di bei dollaroni. La ruota incomincia a girare per il verso giusto? Manco pe’ gnente. L’allibratore è morto ammazzato, sghei col binocolo e bisogna pure salvare la pelle. Solito stile ironico e frizzante del nostro che prende in giro il mondo della malavita e ci strappa più di un sorriso (bestiale quando i capi delle gang arrivano a turno nella casa dove si trova Chester come nelle avventure di Nero Wolfe).
Poco, perché deve correre da un suo amico in fin di vita che ha da rivelargli un segreto. Pericoloso, naturalmente. Mafia a go-go e azione contornata da botte da orbi e pistolettate da tutte le parti in Vicolo oscuro.
Ce n’è per tutti i gusti, insomma, e per chi ama Sherlock Holmes sono già stati stampati tre apocrifi sopraffini: Sherlock Holmes al Raffles hotel di John Hall, La vendetta di Sherlock Holmes di Phil Growick e Sherlock Holmes e la casa della seta di Anthony Horowitz. Non amo particolarmente gli apocrifi (alla fin fine stanchicchiano) ma su questi faccio eccezione.
Se volete visitare il classico villaggio inglese dove ne capitano di tutti i colori (il villaggio inglese è uno degli ambienti più sfortunati della storia del giallo) dirigetevi verso Stoke Druid, tra l’altro pure “antico e sonnolento”. A risvegliarlo una serie di lettere anonime scritte a macchina, di contenuto soprattutto amoroso, che gettano nello scompiglio gli abitanti tra cui spunta, inevitabile, il morto ammazzato. Invischiato nella vicenda il gigantesco Henry Merrivale seguito dalle sue caratteristiche imprecazioni. È La vedova beffarda di Carter Dickson.
Non vi è piaciuto? Allora puntate dritti verso Great Norne. Qui una serie di sospetti suicidi e di omicidi (non sospetti) a gettare nel panico gli abitanti del suddetto villaggio (sempre inglese, si capisce). Una sola spiegazione: trattasi di un pazzo assassino “uno troppo furbo per farsi prendere o anche solo per essere sospettato”. Brivido ingigantito dalla pioggia insistente e da un “vento terribile” che soffia a folate violente. Buon divertimento! Siamo in Terrore al villaggio di Henry Wade e già il titolo è tutto un programma.
Per gli autori nostrani è arrivato Tutto quel blu di Cristiana Astori che già avevamo incontrato in Tutto quel nero e Tutto quel rosso con Susanna Marino (soffre di narcolessia) che riesce a venir fuori da una situazione drammatica scaturita dalla sua passione per il cinema horror. Piccola oasi di pace le visite alla videoteca. Ma occorre lavorare e l’unica possibilità che si presenta è quella del recupero di un film introvabile (per essere più precisi una copia pirata in videocassetta), mai distribuito e assai ricercato dai collezionisti. Aggiungo solo un fissato che uccide tutti quelli che si chiamano in un certo modo. Il tratto distintivo dei libri della Astori è la velocità e la freschezza giovanile della scrittura tra musica, film, libri e quel pizzico di mistero che gira fra i personaggi. Immersi, questa volta, in un blu che non promette niente di buono.
Segnalo pure Le immagini rubate di Manuela Costantini con l’avvocato Filippo Dolci, il cui cognome svela la sua passione per la cioccolata, i bomboloni alla crema, i gelati e di fronte ad una pasticceria si sente “come Hansel e Gretel davanti alla casetta di marzapane”. Un buon inizio per Manuela.
Anche sul rosso della Polillo (i famosi bassotti), una casa editrice pronta a rieditare o a editare per la prima volta pezzi classici, possiamo puntare sicuri. Per dare un’idea su come scrivevano i nostri “antenati” sfogliate Veleni, pugnali e altre amenità di AA.VV. Non c’è bisogno di sangue e sperma per tenerci svegli. Bastano l’eleganza della scrittura, il sottile umorismo, la ricchezza delle trovate, vari modi e mezzi di mandare l’altro al creatore, l’apparire diversi da quello che si è, il capovolgimento delle aspettative, quel creare un’atmosfera ambigua e particolare che avvolge il lettore tenendolo in ansiosa fibrillazione, l’omaggio a Sherlock Holmes e tante altre cose ancora. Quando c’è di mezzo una eredità qualcuno, di sicuro, ci rimette le penne. Non si scappa. Come in Troppi cugini di Douglas Gordon Browne, il cui titolo dà l’idea della trama. Sei cugini attendono fiduciosi la morte di un parente, per rimpinguare le proprie finanze con una bella eredità. Solo che, uno dopo l’altro, sono tre di loro a tirare forzosamente il calzino. E allora i restanti incominciano a preoccuparsi. Mi preoccuperei anch’io…
Ricordo ancora La rocca maledetta di R.C. Ashby (una donna, per la precisione, di notevole cultura). Siamo in “una sperduta e nebbiosa landa inglese” come da copione. Il giovane William Mertoun riceve l’incarico di catalogare le opere della biblioteca del colonnello Barr. Lavoro certo piuttosto facile se non ci fossero alcune stranezze come, per esempio, la morte misteriosa del fratello di Barr e poi, perché il suddetto colonnello non si fa mai vedere? Occhio anche al fantasma romano di Vitellio Gracco che abita, secondo la leggenda, in una rocca poco distante e può venire a farvi visita (brrrr!!!).
Due “mostri” della letteratura poliziesca: La finestra sulla notte di Mary Roberts Rinehart con l’avvocato scapolo Jack Knox che deve ritrovare un potente uomo politico invischiato in affari loschi tra mille pericoli e Charlie Chan e la crociera tragica di Earl Derr Biggers con l’indimenticabile poliziotto dagli occhi a mandorla snocciolatore di esilaranti proverbi che abbiamo conosciuto in un altro pezzo.
E arriviamo al colore arancione, cioè ai mastini della Polillo che riportano in auge un genere meno “posato” e più di movimento. Basti citare per tutti Ross Macdonad (pseudonimo di Kenneth Millar) che qui la fa da padrone con ben tre libri: La bella addormentata, Il brivido blu e Il ragazzo senza storia come a dire un pezzo di vita della letteratura poliziesca rinforzata, nella filmografia, da uno splendido Paul Newman. Me gusta il suo stile anche se criticato da Chandler (ma rivalutato da Manchette, per esempio). Aggiungerei Il sangue dell’orchidea di James Hadley Chase, praticamente il seguito di Niente orchidee per Miss Blandish con il quale Chase esordì nel 1939. Tutto ruota, è proprio il caso di dirlo, intorno alla figura di Carol rinchiusa in manicomio ed erede del ricco nonno. Ora, se riesce ad uscire per quindici giorni, diventerebbe la sola amministratrice del patrimonio controllato al momento da un avido curatore. Carol esce, naturalmente, ed esplode un “casino” formidabile dentro una storia nera che più nera non si può.
Se ho citato Kenneth Millar non posso non citare la mogliera Margaret Millar e il suo Quando chiama una sconosciuta. Anche qui c’è di mezzo un ingente patrimonio, una telefonata di una sconosciuta che mette in crisi la proprietaria del suddetto e l’equilibrio psichico va a farsi fottere. Una scrittrice, la Millar, un po’ sottovalutata ma senza esagerare (dico io).
Allora, miei tenaci compagni di letture, saltellate sicuri su questi tre colori. E se ve lo dice uno con un piede e tre quarti nella tomba dovete credergli. Non può mentirvi.
Alla prossima. Forse. [ by Fabio «Boss» Lotti ]
9 commenti:
Veste grafica della Polillo davvero gradevole. I Bassotti si fanno notare in libreria! Grazie Fabio per tutti questi titoli. L'Ashby mi stuzzica (ho un debole per le donne di cultura!). A presto. Saluti al titolare del blog.
Anto
@Anto grazie. Fabio in questo campo - il giallo classico - è un espertone e sono lietissimo quando i suoi interventi stuzzicano la lettura :-)
Grazie a te, Antonella, per la visita.
Unico neo per la splendida "coreografia" di Omar è che "Qualcuno mi deve del grano", essendo un titolo andrebbe scritto in rosso. Se si può senza mandare accidenti.
Fabio
Merrivale - ispirato a Winston Churchill - non è gigantesco come Gideon Fell - il clone cartaceo di Chesterton - ma piuttosto un barilotto ripieno di vecchia Inghiltera. Sarebbe stato pane x Bob Hoskins ( l'ho indicato come mio Continental Op ideale poco fa, ma H.M. sarebbe stato ancora di + nelle sue corde ) se la BBC avesse deciso di produrre fiction dai lavori di JD Carr.
Quando ancora avevo l'età e la zucca x passare la notte leggendo Poe ed epigoni e sussultare se papà mi metteva una mano sulla spalla emergendo dal buio come il Capitan Taglialagola del buon vecchio Carter Dickson, mi ricordo di aver letto una prefaz , forse in un qualche Omnibus Mondadori dedicato a Nero Wolfe, sui tanti detectives ciccioni quali simboli della difformità in un mondo superficialmente perfetto. Di solito ex magri impegnatissimi - Nero ha un passato di agente segreto e di tombeur de femmes, H.M. è avvocato, medico, ottimo giocatore di baseball, (ex) capo dei Servizi Segreti e marito a distanza di una ex ballerina - millantano di proteggersi con una corazza di lardo dai sentimenti
( Wolfe ) o restano sullo sfondo appoggiati ad un paio di robusti bastoni mentre teleguidano un avatar diverso in ogni romanzo
( Fell ) o sono impegnati nella ennesima slapstick che funge da diversivo del prestigiatore
( Merrivale : non a caso uno dei romanzi di Carter Dickson si chiama The Reader is Warned e da noi Lettore, in guardia ! ).
Ciccia strabordante come sinonimo di successo. Sarà un caso, ma i personaggi di Don Westlake ( Dortmunder su tutti ) sono losers smagriti. Persino il Parker di Richard Stark - un tizio che ha successo nel suo lavoro, ma incappa sempre in un imprevisto che lo fa sudare x duecento pagine prima di poter tornare a casa dalla sua bella - non ha tempo e modo di farsi crescere un paio di sacrosante maniglie dell'amore.
Non amo particolarmente Spillane - ritengo che come nel caso della operetta secondo Woody Allen, per apprezzare Hammer ed i suoi fratelli occorra una predisposizione genetica - ma ho sempre trovato brillante il suo scegliere di non connotare troppo il suo private eye di modo che il lettore - le mezze porzioni come coloro che hanno un ricettacolo della pappa di dimensioni wolfiane - possano guardare il mondo da sotto un fedora mentre la pupa pende dal loro labbro dalla piega crudele.
Una idea x Sky nel caso voglia bissare il successo di Gomorra: un godfather tripputo e scucchioso in pensione riceve nel suo studio - da cui non si muove mai x lavoro -clienti bizzarri e crepascolari che sottopongono alla sua attenzione enimmi ( ma quanto sapore ha una eufonìa siffatta ? è davvero meglio affrontare un eniGma ? ) come il cadavere di un cavallo senza testa ritrovato in una stanza chiusa dall'interno nella torre di un castello inaccessibile circondato da neve inviolata. Da vedere dopo il crepuscolo, soli nel buio davanti allo schermo. Di chi è quella zampa sulla mia spalla ? Brr.
Sarebbe interessante, infatti, un pezzo su "Il ciccione nella letteratura poliziesca". Vedi un po' Crepa, di buttarla giù per il blog.
Fabio
Ehi ragaz oggi sono a Bari ma appena torno di fronte al mio Mac aggiustero' quei due o tre refusi del pezzo (colpa mia Fabio;-)
Lusingatissmo, ma non ho tempo: sto ultimando l'ultimo romanzo di Omar - il ghostwriting paga tutti i miei peccatucci come una replica in scala 1:10 della casa in arenaria di Nero ed Archie - sulle sue indicazioni. Il ns anfitrione è ossessionato da anni dai versi "Seam in a fusing mine / Like a nursing rhyme / Fat man start to fall " della canzone Inside degli Stiltskin ( anni fa popolare x uno spot su dei jeans, credo ) e non ti dico la fatica x partorire un soggetto con una fenditura nel multiverso che si apre x il mantra recitato da una infermiera vagamente kinghiana e che provoca una pioggia di ciccioni sopra la Puglia. E' uno sporco lavoro eccetera. Ciao.
Questi appuntamenti con il giallo classico (e non ) di Fabio, stanno diventando indispensabili. Dal canto mio posso solo dire di essere rimasto (inaspettatamente) sbalordito dalla qualità di scrittura di Horowitz per l'apocrifo Sherlock Holmes e la casa della seta (acquistato solo per caso).
E complimenti al padrone di casa (non mi stancherò mai di dirlo) per la pregevole qualità delle immagini a corredo :)
@Bicco grazie lo penso anch'io, che 'sti appuntamenti del Boss sono diventati sempre più preziosi :-) (ho letto sul tuo blog dell'interesse per Holmes, scusa se ultimamente commento poco nel tuo spazio ma in pratica sono sempre in giro - un po' per i libri, un po' per i dottori - e quindi dal cellulare scrivere qualcosa mi costa fatica, però lurko, lurko senza vergogna!!! :-))))
PS potessi piazzare di continuo immagini pulp d'epoca lo farei, mi sa che devo inventarmi qualche rubrica per giustificarne l'abuso :-)))
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