(oggi giornata fitta d'impegni, poco tempo per il blog. Mentre a grande richiesta stiliamo una nuova, aggiuntiva lista dei southern-movies, vi proponiamo un piccolo estratto di una toccante - e tenera - intervista di Gabriella de Fazio, proprietaria della libreria Orsa Minore di San Severo, a Giuliana Di Cretico, mamma del grande Andrea Pazienza).
Al sesto piano del palazzo di via Daunia, nell’appartamento dove Andrea Pazienza ha vissuto l’infanzia e la prima adolescenza, c’è molta luce. E il caldo pomeridiano di questo 16 giugno, il ventesimo dalla morte di Andrea, è temperato da un bel vento, quello che come al solito soffia in questo nostro paesone sdraiato nella pianura e che arriva benefico dal balcone aperto sui tetti e i campanili.
Giuliana è come sempre affettuosa e sollecita: “Vieni, zia, hai visto che caldo? Come sono contenta di vederti!”
“Zia”, dice, in quel modo tutto meridionale di usare il vocativo al contrario, lo dice infatti chi detiene quel titolo. “Vieni mamma”, dice la madre, “Stai buona nonna”, dice la nonna. Così fa Giuliana, non perché io sia sua nipote, ma perché è stata la mia madrina di cresima, e ancor più perché è stata molto amica di mia madre, così come suo marito Enrico lo è stato di mio padre, anche lui cacciatore. Per me è sempre stata “zia” Giuliana.
Ma lei, abruzzese di nascita e pugliese di adozione, non è affatto una meridionale tipica. Così come non è una donna né una madre comune. Intelligente e forte, attenta e curiosa, continua a mantenere saldo il timone del percorso di Andrea qui a San Severo. Tutti la ricordano quando parlò al suo funerale, sembrava dominata da una forza misteriosa. “Era Andrea”, dice, “che me la dava”. Ora siamo qui per questa intervista e appena avremo finito raggiungerà San Menaio.
Sì. Secondo te faccio male? E che io lì sto bene. Vedi, quella casa, come questa del resto, per me è la memoria. Figli e nipoti ci hanno portato oggetti, foto, disegni e io li lascio lì, dove loro hanno voluto che fossero. Anzi, no, a volte li sposto. Come quell’uccellino che Andrea portò dal suo ultimo viaggio in Brasile, un colibrì leggerissimo di non so che legno, col becco lungo e sottile sottile. Be’, un nipote lo ha fatto cadere e si è rotto l’aluccia. Loro, a dir la verità, l’hanno aggiustato, ma io l’ho spostato.
Cominciamo, se vuoi, e partiamo proprio dall’inizio. Riesci a ricordare quando hai avuto la prima sensazione che Andrea sarebbe diventato un artista?
Intanto devo dirti che quando Andrea è nato, a me è sembrato il bambino più bello del mondo, mentre Enrico l’ha guardato e ha detto: “Giulia’, tu hai sofferto tanto, ma questo è proprio brutto!” E in effetti era bruttino. Era magro magro, lungo lungo e con la testa a pera. Poi diventò subito bello, ma alla nascita era così.
Dunque, la prima sensazione, quando ho capito… be’, è meglio dire abbiamo capito, perché gli altri ci sono arrivati prima di me. Enrico intanto. Enrico vedeva questo bambino che osservava qualsiasi cosa gli stesse intorno. Ad esempio, la nonna un giorno stava facendo un disegnino per lui, perché a lui piaceva veder disegnare, e stava facendo una giraffa. Andrea guardava attento, e a un certo punto ha preso una matita e le ha messo i cornini: la nonna se ne era dimenticata. E non aveva ancora due anni, aveva diciotto mesi. O come quell’altra volta che per mascherare un errore nel disegno di un tavolo che era venuto con una gamba troppo corta, tracciò un nodo. Enrico ne rimase impressionato. [continua qui]
6 commenti:
Molto interessante. Grazie.
Insegno storia del fumetto da diversi anni - Crepascola è tanto contenta quanto perplessa dal fenomeno di classi di 25 studenti che mi ascoltano x ore quando lei, che pure ha scelto di fare un pezzo di strada con il sottoscritto, chiude la serranda anche quando cerco di spiegarle quanto Buffy Summers di Josh Whedon debba a Chris Claremont - e dei 50 circa discepoli dell'arte quadrettata che vedo ogni anno - persone cioè che amano o dovrebbero amare i comics - pochi hanno santi o eroi, per parafrasare il signor Rossi da Zocca, ma una buona fettina considera Apaz una rockstar. E sto parlando di ragazzi nati dopo la sua scomparsa. Dopo la caduta del Muro ( e spesso non sanno di quale Muro si tratti ). Ricordo un discente che sapeva a memoria il contenuto delle sue interviste.
Prima o dopo nessun altro cartoonist nostrano ha generato un simile seguito.
@Crepa ma davvero insegni Storia del Fumetto? (ormai non ho assolutamente più idea di quando sei serio né di quando stai producendoti in qualcuna delle tue cabale situazioniste :-). Ciò spiegherebbe comunque tante cose: la tua incredibile preparazione sull'argomento, ad esempio...
(be', ora più che mai ribadisco la necessità di un tuo blog pieno di post al riguardo, ne avrei proprio bisogno:-))))
Non è il mio lavoro di tutti i gg e , per dirla con gli americani, non paga i miei conti, ma è vero che insegno sdf in una scuola dove sono stato studente del serale quando ero dantescamente nel mezzo di cammin di ns vita. Un mio insegnante notò che conoscevo parecchi fatterelli ( 30 anni passati leggendo e deducendo e comparando e meditando tutto quello che riuscivo ad acchiappare: letta la bio di Disney di Chris Finch quando ancora al cinema il mio biglietto era poca cosa ).
Mi aggiusto con i congedi parentali e permessi vari. Anni fa con i cambi turno. A questo ho aggiunto cinque anni di editing e traduzioni notturne delle dispense che accompagnavano i piombini dei personaggi DC. Tutte le notti x undici mesi e mezzo e qualche volta parte delle ore diurne dei fine settimana. Ancora oggi dormo non più di quattro ore x notte. Nessun effetto collaterale, anche se qualcuno potrebbe pensare che la mia prosa sia uno zinzino involuta.
Amo quelle ore davanti a quelle nuche ( non pretendo che smettano di disegnare mentre mi perdo dietro Yellow Kid o The Spirit ) chine sui loro sogni e ti assicuro che è una soddisfazione reincontrare un ragazzo del serale che si è imbattuto in me x una mia supplenza ( se sei a scuola dopo il crepuscolo sei fortemente motivato: dopo tre ore non si alzavano, ascoltavano, facevamo domande: bellissimo ) e che si è procurato tutta la roba di Krazy Kat in italiano xchè la contea di Coconino ha parlato direttamente al suo cuore come nemmeno i suoi amati Metallica. O la ragazza che legge solo manga e resta stregata da Vanna Vinci. Ed un sacco di fumetti. E tornano indietro quasi tutti...
Perso un pezzo : volevo scrivere " e presto un sacco di fumetti" , ma è uscito " Ed un sacco di fumetti ". La fretta. Sorry.
@Crepa, io ci riprovo anche se tu fai orecchio da mercante: qualora ti ispirasse un evento, una uscita o una qualsiasi altra occasione per scrivere un pezzo sull'argomento su questo blog (come fa Fabio, e come tempo fa fecero Annalisa ed altri, per loro ho inventato l'etichetta VOCI AMICHE) io ne sarei onorato... :-)
(ovviamente ti firmeresti Crepascolo, ché il tuo vero nome, ormai lo so, è Nessuno;-))))
Sono commosso e senza parole. Man mano che invecchio, come capita a Gio' Napolitano, mi capita sempre più spesso la prima cosa - spero di non ridurmi come un mio amico che ha pianto quando Godzilla è morto nel film con Reno e Broderick - ma raramente la seconda. Grazie, ciao.
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