Il signore della fattoria comincia con una frase lunga 25 righe. Poi va avanti per 458 pagine senza una sola battuta di dialogo: c'è solo la voce narrante (in prima persona plurale) che incalza come un cingolato preannunciando di continuo il peggio. E quel peggio è ORA. Ma fin dal prologo conosciamo il protagonista: John Kaltenbrunner. Sappiamo che vede la luce nella squallida ritirata d'un treno in corsa, cadendo malamente sulle traversine, e gli avvoltoi gli divorano la placenta prima di essere adottato da un «topo di fiume» (come vengono chiamati i reietti che vivono sui monti Appalachi, rednecks incestuosi che si tengono lontani dagli ospedali quanto dall'ufficio delle tasse, rubano il granturco e forse uccidono gli incauti viandanti). Il ragazzo cresce, com'è facile immaginare, accumulando una discreta dose di rabbia da smaltire. Ma questa è forse una leggenda, una storiella che la vulgata ha diffuso a proprio uso e consumo: la verità, più convenzionalmente, riferisce d'un padre morto prima della sua nascita per un incidente in miniera. Ben presto il romanzo conduce noi e il protagonista in un luogo davvero infernale: un enorme scannatoio di pollame, risorsa unica di Baker, cittadina del Midwest abitata da discendenti dei coloni tedeschi e scandinavi: bianchi straccioni e trogloditi che già in patria menavano le mani volentieri. Frullando con maestria questi pochi elementi, l'autore ci regala un'atmosfera sospesa a metà tra Non aprite quella porta e la scena del suonatore di banjo di Un tranquillo week end di paura. Ma il respiro, la spinta di questo libro è di tutt'altra matrice. Sono i padri della grande letteratura southern aglosassone ad ispirarli (Faulkner, Steinbeck e compagnia sonante), ed è un vero peccato che Tristan Egolf, ex musicista punk e studente controvoglia all'Università di Filadelfia, qualche anno fa abbia deciso di farsi saltare le cervella: ne avremmo viste ancora delle belle, noi lettori.
Questo suo romanzo (qua e là imperfetto e magari troppo lungo, ma è nell'imperfezione che si annida, talvolta, la grandezza!) affronta a viso scoperto l’America sudista, quella vasta area di provincia dove la legge si applica come fa più comodo e la stupidità e il fanatismo religioso regnano supremi dettando i canoni morali e scandendo il tempo dell'indignazione. Il signore della fattoria è «semplicemente» la storia di John, un emarginato, un piccolo, immenso personaggio avulso dal mondo contemporaneo - non fa niente per apparire, non fa niente per dimostrare - che alle ambiguità della parola preferisce la praticità del lavoro, un ragazzo che nella landa desolata delle cose umane non grida, non strepita, decidendo di tacere con ben chiara in mente la devozione alla legge dei «Noi contro Loro». John Kaltenbrunner è un antieroe proveniente da un passato ancestrale rielaborato però con una sensibilità moderna, e, una volta conosciuto, il lettore non lo dimentica facilmente.
Il signore della fattoria
Tristan Egolf - (Ed. Frassinelli)
8 commenti:
Tristan Egolf è il nome perfetto x un personaggio di qualche terra di mezzo, menestrello nella capitale, afflitto da spleen che affoga, come tanti, troppi, prima di lui, in un gallone di rosolio fatto con cicuta, melassa, polvere da sparo e sogni infranti. Non è per quello, ti conosciamo Mascherina, che ti sei sentito pilotato verso il Frassinello e hai lasciato quella biondina modello Rebeccamiller in un angolo mentre ti spiegava che sta pensando di scrivere una fiction su di un agente FBI che Hoover aveva messo al lavoro sulla Pratica Lennon e che aveva poi mollato le menate, x dirla con Eugenio Finardi, per meditare sulla pace senza pace nelle terre dove la pace un giorno, forse, arriverà.
Hai scelto quel libro xchè Tristan Egolf assomiglia a The Fonz. Non ti conoscessimo...
@Crepa, convengo sl nome da Terra di Mezzo, c'avevo pensato anch'io, mentre mi hai stupito sulla somiglianza dello sguardo: mi ripetevo "questa faccia mi ricorda qualcuno" senza riuscire a trovare la corrispondenza, ed effettivamente un giovane Winkler ci sta tutto :-)
"Il signore della fattoria" è stato una delle illuminazioni provenienti da questo blog, per la quale ti sarò sempre grata.
@Annalisa, effettivamente, quando stamattina ho deciso di riproporre questo post, su quello originale c'erano un paio di tuoi commenti (il primo di stupore, perché non ne sapevi nulla, il secondo era di completo innamoramento del libro una volta conclusa la lettura) (fa sempre piacere sapere che i propri messaggi nelle bottiglie vengono recepiti il giusto! :-)
Non sapendone assolutamente nulla, a leggere il post e poi i vostri commenti, questo sembra proprio uno di quei romanzi irrinunciabili. Un altro. Che faccio, metto in lista per natale? :)
@Bicco, se lo trovi non devi fartelo mancare (è fuori distribuzione ma secondo me lo trovi nei remainder oppure in qualche sito di quelli che solo tu sai scovare:-)
Su ebay ce n'è ancora :-)
@Annalisa: meglio così, una delle (poche) cose buone dell'internetto è che ci trovi tutto, sempre, in ogni modo :-)
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