martedì 30 dicembre 2014

i migliori di quest'anno...

come promesso, segnaliamo anche stavolta cinque tra i più bei titoli pescati nella tonnellata di carta che annualmente ci passa per le mani (sì, siamo tornati dall'ospedale, ma non è finita qui, la faccenda ha a che vedere con la coaugulazione del sangue e con l'impossibilità d'intervenire sino a quando i livelli non saranno in range. Ergo: tra qualche giorno ci tocca nuovamente un giro di giostra lungo le corsie di bianco pitturate!).
Ribadiamo per puntiglio che trattasi di mere scelte personali, forse anche un po' drogate dal tempo che scorre inesorabile (della serie: «questo l'ho letto quest'anno o era l'anno prima? E ci era piaciuto tanto o poco?») per cui abbiamo cercato negli scaffali della nostra libreria testi che presentavano esclusivamente la dicitura "printed in 2014", senza tenere conto di quei volumi ancora in lettura (come quello, prezioso, di Labbate, oppure la nuova fatica di quel pazzoide di Argentina) che stanno deliziandoci a tutt'oggi e che non abbiamo inserito nella cinquina solo perché ad un passo dalla conclusione.
Abbiamo dimenticato qualcuno? Sicuramente sì. D'altronde, non siamo mica la classifica del Corriere (e pure quella, a dirla tutta...) 
Cinque titoli ex aequo quindi, che riteniamo tra le edizioni di maggior valore del 2014.
• Si comincia con La ferocia di Nicola Lagioia (Einaudi), un romanzo che forse (forse) non è il capolavoro in cui all'inizio, per più di una buona metà della lettura, eravamo certi di essere incappati, ma del quale abbiamo ammirato la struttura corale, la lingua cesellata nonché la maestosa prospettiva southern. La rete pullula di pareri elogiativi circa questo cupo notturno pugliese firmato da uno dei più interessanti narratori del panorama nostrano, un plauso generale cui ci sentiamo senz'altro di conformarci con un unico distinguo: avremmo tanto desiderato che il buon Nicola si fosse attenuto allo spirito faulkneriano che - per sua stessa ammissione - ha nutrito buona parte del proprio percorso arrivando ad osare qualcosa in più riguardo ai legami di sangue (malato) che sono il perno dell'opera. Clara e Michele, fratellastri sul cui connubio psicotico si fonda tutto il libro, avrebbero potuto scandagliare tracciati meno prevedibili nel loro dolente cammino di autodistruzione...
• Si passa poi a Charlie Chaplin, di Peter Ackroyd (Isbn), biografia del grande comico che diede l'avvio ad una nuova concezione della Settima Arte. Scrittura tersa e poderosa, il libro si legge d'un fiato come fosse un romanzo riuscendo abilmente a coniugare la necessità d'informazione caratteristica del genere biografico con la più pura e appassionante fabula (ne avevamo scritto qui). Se vi piace il cinema dei primordi e vi interessano i romanzi di formazione con un genio per protagonista, questo libro è fatto apposta per voi!
• Anche de Il Figlio (Einaudi) la rete è zeppa di ovazioni. E non a caso, perché Philip Meyer, già autore del magnifico Ruggine Americana, con questo voluminoso tomo dalla cornice western riesce a dipingere un'epopea americana davvero impressionante, capace di mescolare più voci per offrirci un romanzo dai toni epici e suadenti, intriso però di una malinconia tutta speciale. In poche parole, un gran-fottuto-capolavoro...
messaggio subliminale
• De Il Grande Cielo di A. B. Guthrie (Mattioli) possiamo solo dire che è un viaggio, meraviglioso, all'interno del mito dei cowboy. E che attraversare il West per mezzo di queste quasi 500 vibranti pagine significa guadagnare con lo spazio non un territorio da conquistare ma un mondo da scoprire per una libertà “altra” rispetto a quella dei pistoleri. L'autore - Premio Pulitzer per la narrativa nel 1950 - si iscrive negli annali della Grande Letteratura non come un semplice prosecutore di un viaggio iniziato dagli imprescindibili protagonisti di Crane, Twain e compagnia sonante ma come un anticipatore del filone on the road - peraltro scrivendo molto meglio di Kerouac, va detto.
• Infine, last but not least, L'uomo di paglia di Michael Connelly (Piemme), romanzo capace di offrire - pur pubblicato nel 2009 ma ristampato quest'anno in versione pocket - oltre alla consueta, adrenalinica corsa dietro il serial killer di turno (e tra tutti gli autori mainstream, Connelly è sicuramente la penna più dotata, dubbi non ce ne sono!) anche una imperdibile analisi del meccanismo giornalistico odierno, facendo il punto sul suo declino a causa della crisi ma anche e soprattutto per (de)merito dell'avvento di internet. Insomma: due libri in uno, che scorrono entrambi come la corrente di un unico, vorticoso fiume... (e con ciò per quest'anno abbiamo chiuso. gabba gabba hey)

20 commenti:

Anonimo ha detto...

concordo su Lagioia. Incuriosito da IL GRANDE CIELO. Grazie e auguri per tutto, guy (^_^)
PIPPO

sartoris ha detto...

Pippo, non resterai deluso da Guthrie :-)

LUIGI BICCO ha detto...

Caro Omar, prima di tutto bentornato, anche se per una breve parentesi. Continua a portare pazienza e vedrai che ce ne si esce (il maledetto sangue che coagula troppo? Anche questo argomento mi è noto: "Signor Bicco mi raccomando, se si ammala, piuttosto muoia, ma non prenda antidolorifici e antinfiammatori, solo paracetamolo").

In ogni caso la cinquina di libri che segnali, come sempre, è molto interessante. Per "Il Figlio" ho aspettato che l'ovazione scemasse per leggerlo in santa pace (faccio sempre così). Adesso è in cima alla colonnina dei libri sul comodino. De "Il Grande Cielo" non sapevo, ma essendo un libro Mattioli mi fido quasi a prescindere. Di Connelly, ahimé, sono digiuno ma non l'ho fatto apposta. Vista l'edizione economica, mi sa che ci faccio pure un pensierino. Comunque l'edizione associata in paperback economici della collana Pickwick sta sfornando parecchia roba interessante. Proprio l'altro giorno ho regalato a mia moglie il "22/11/'63" di King portato via davvero a un prezzaccio.

Oé, facci sapere dei tuoi "spostamenti" ;)

sartoris ha detto...

@Luigi, anche io, da grafico (cresciuto in tipografia), quando vedo i titoli MATTIOLI impazzisco (una libreria di Manduria, dove vivo, che purtroppo sta per chiudere, ha per Natale turato fuori una serie sterminata di libri di questa casa editrice e ti giuro ho dato fondo alle mie tasche... quest'anno ho regalato praticamente solo MATTIOLI :-)

PS sì questa storia del sangue mi sta incasinando parecchio (ho un problema di fibrillazione cardiaca, un problema serio, e da due mesi prendo il coumadin e quindi NON posso fare footing, NON posso mangiare porcherie, NON posso bere alcolici nè provare verdure, insomma una vitaccia. Almeno spero di risolvere con il piccolo intervento cui mi sottoporrò nei prossimi giorni... vedremo!!!)

un saluto :-)

sartoris ha detto...

PPS mentre scrivo sta nevicando come fossimo in Norvegia, quaggiù in pieno Salento, roba da non credere!!!!

LUIGI BICCO ha detto...

La cura grafica e il rispetto per il "respiro" della pagina delle edizioni Mattioli sono davvero invidiabili. E ho visto anche che il prezzo de "Il Grande Cielo" è anche parecchio abbordabile, visto il numero di pagine, rispetto ad altre edizioni della casa editrice.

P.S.: Seccatura niente male, quella di dover percorrere per forza una vita "sana" senza vizi e peccati. Spero la cosa possa risolversi al più presto. Anzi, guarda, lo so per certo. Non ti rimane che pazientare ;)

P.P.S.: Lo so. I miei suoceri (da Leverano) hanno chiamato mia moglie annunciando la cosa come se fossero sbarcati gli alieni (forse da quelle parti non nevicava dal '96, mi dicevano). E pensa che sta nevicando anche dalle mie parti, giù a Napoli. Solo qui a Torino fa un freddo canissimo, ma allo stesso tempo c'è un sole che spacca le pietre. Non c'è proprio più religione :D

LUIGI BICCO ha detto...

P.P.P.S.: A proposito. Interessante, il messaggio subliminale nel post :)

sartoris ha detto...

@Luigi: mi affaccio stamane su uno scenario lunare: tutto bianco :-)))

CREPASCOLO ha detto...

L'uomo di paglia era coperto di ruggine americana. Il Vagabondo s era appisolato con la zucca appiccicata alla poltroncina nel cinema e si era svegliato di colpo con quella frasetta nelle orecchie. Strano xchè si proiettava un film muto. E le didas al massimo erano cariche di sentenze vibranti degli imprescindibili protagonisti di una compagnia sonante e cantante, sempre che il piano in sala fosse accordato.
Il Vagabondo uscì nel crepuscolo e si perse in una fantasia dai toni epici e suadenti, intrisa di una malinconia tutta speciale. Lo accompagnava uno spaventapasseri sorridente che si andava coprendo di una patina bronzea man mano che il duo si allontanava nel sole coagulato nell'ultimo conflitto tra il giorno e la notte. Una bella storia d'amore come solo quella con i propri sogni - che non muoiono all'alba, qualsiasi cosa quei fottuti bastardi possano dire - può accompagnarci nel prossimo anno. Sperem.

sartoris ha detto...

@Crepa: ma infatti è quello che pensavo anch'io, anche «se l'ipotiposi del sentimento personale, prostergando i prolegomeni della mia subcoscienza, fosse capace di reintegrare il proprio subiettivismo alla genesi delle concomitanze, allora io rappresenterei l'autofrasi della sintomatica contemporanea che non sarebbe altro che la trasmificazione esopolomaniaca» (Ettore Petrolini)

Annalisa ha detto...

Non mangiare porcherie e non bere alcolici non mi sembra una così così brutta ;-)

Del post, mi suona conosciuto solo "Il figlio", com'è 'sta storia? Quanto devo ancora recuperare? Proprio quest'anno che mi è avanzato qualche biglietto della tredicesima...

Buon 2015, Capo, e si riguardi. Un abbraccio da
Lettrice Affezionata
:-D

sartoris ha detto...

@Annalisa grazie mille e buon anno (non si tratta solo delle porcherie, purtroppo: anche la verdura e molti tipi di carne mi fanno male, e soprattutto non posso fare esercizio fisico - non che sia un fanatico, ma la corsetta tre giorni a settimana è un appuntamento cui ero affezionato, a maggior ragione come contrasto all'allargamento del girovita! - vabe', speriamo di risolvere :-)

Clara ha detto...

La ferocia è ben impastato, la scrittura è pura, limpida, sono d'accordo che poteva essere ancora più originale, forse viscerale. Ma è un bel libro.
Connelly... non mi piace!
Buon anno dall'India, che sia ricco di scrittura e cose belle

sartoris ha detto...

Ciao cara Clara e buon anno :-)
Lieto della tua concordia su Lagioia. Connelly è quasi una scelta provocatoria: è pura narrativa di consumo, ma fatta con grandissima professionalità...
Saluti dalla sanità pugliese (che è un po' anche'essa un continente a parte:-)

La firma cangiante ha detto...

Almeno tre su cinque mi fanno gola, parecchio... vediamo, vediamo, intanto la mia libreria tracima di roba da leggere, sul comodino non riesco più ad appoggiare neanche il telefono (ma tanto a che serve?). Non c'è un mestiere che mi permetta di fare questo tutto il giorno?

sartoris ha detto...

@firma in realtà quel mestiere c'è ed è il mio: devi accollarti però anche la parte brutta della faccenda: anticipi deludenti e/o a corrente alternata, concorrenza feroce, lotta perenne con la depressione che sfocia in onnipotenza, dipendenza da recensioni positive... è la vita di un medio scrittore italiano :-)

La firma cangiante ha detto...

Ma io non ho la pretesa di scrivere per mestiere, io voglio leggere per mestiere :)

sartoris ha detto...

@firma sai cosa? Due anni fa, quando le visite di questo blog si attestavano a circa un migliaio al dì (ora sono calate di poco) gli editori cominciarono loro sponte a inviarmi tonnellate di tomi con preghiera di recensione... a un certo punto era diventato un impegno oneroso che sottraeva tempo alla mia vita... in conclusione: ho cominciato a dire no per poter tornare a leggere ciò che mi aggrada :-)

La firma cangiante ha detto...

Ovvio, ovvio, io di mestiere voglio leggere ciò che più mi aggrada, perché, dici che non si può?

sartoris ha detto...

Non credo ;-) (in fondo ciò che mi è toccato è il medesimo meccanismo che regola la critica oggi)