«Non pensi che la “narratività” si stia trasferendo su altri supporti che la accolgono molto bene? Penso a Breaking Bad, a True Detective, a House of Cards, che hanno solidissimi impianti narrativi; non credi che questo vada a prendere un posto che fino ad allora era occupato quasi esclusivamente dal romanzo di fiction?
Penso che per il romanzo questa sia una sfida ancora più interessante. Penso sia ovvio che cercheremo nella qualità di un romanzo qualcosa di competitivo con Breaking Bad. Breaking Bad è scritta da Dio, è ovvio che mi faccia appassionare. Recentemente sono andato a vedere uno spettacolo di Lucia Calamaro, che possiede una delle scritture migliori in Italia, e uscendo da lì, ho pensato che la drammaturgia italiana non sia in perdita rispetto a Breaking Bad. Ovviamente Lucia Calamaro non è una persona che ha letto solo Lacan o Proust, ma ha visto anche Breaking Bad, quindi ha pensato un teatro che sia competitivo anche con quello. Ho letto recentemente bei libri che non prescindono dall’esistenza di Breaking Bad o The Wire. Wallace ha scritto il Re Pallido dopo aver visto The Wire.» [segue]
(continua in rete la discussione attorno al futuro dell'editoria. Oggi Christian Raimo ne parla senza peli sulla lingua su Nazione Indiana).
7 commenti:
direi che i tempi di pagamento da parte degli editori per i servizi prestati (traduzioni, curatele, grafica e impaginazione) - riferimento sull'articolo linkato a Wired - possano essere un bell'argomento di partenza per parlare di serietà manageriale e sviluppi dell'editoria per il futuro :-(
PIPPO
@Pippo, nei commenti dell'articolo a cui ti riferisci c'è però una bella riflessione/risposta della stessa Martina Testa che in definitiva, difendendosi dalle accuse di non essere stata (lei come epitome di una classe dirigenziale editoriale non oculata nella gestione dei fondi), parla delle scelte che si ritrova a fare un editore - pagare scrittori che ti prosciugano sperando facciano il botto e ritrovarsi poi a non avere i denari per saldare gli altri - ed è un'argomentazione altrettanto legittima di quelle montate da chi si sente tradito dai lunghi tempi di pagamento che collaborare con una casa editrice comporta... (faccenda delicata, sia chiaro!)
Magnum P.I. è noioso oggi perchè la voce fuori campo di Tom che spiega, glossa e caramella l'azione fa dello show una di quelle meringhe che puoi provare x scommessa o x impressionare la tua compagna di banco al liceo che chissà come hai trovato il coraggio di trascinare a vedere Wargames in una domenica di fine autunno.
Ha funzionato x Blade Runner, ma una tonnellata di pellicole con il protagonista che ci partecipa la sua arguzia quando risparmia il resto del cast is more than i can bear x dirla con i Matt Bianco. Wargames e Matt Bianco: gli anni ottanta planano sopra il mio capoccione brizzolato in questa giornata uggiosa.
Ho notato che, almeno in rete e sulle terze pagine dei quotidiani o in quelle pagine centrali dopo i necrologi, i cosiddetti operatori culturali stigmatizzano la capacità della fiction via carta di essere almeno pari, per capacità di seduzione e coinvolgimento, alla fiction tele e cinematografica e videoludica.
Non dubito sia così, ma non mi pare sia un buon asso da giocare x prendersi le puntate infine.
Non è nel raccontare nel modo + adrenalico possibile un inseguimento di auto che la prosa riacchiapperà The French Connection e una pagina raccontata in prima persona dal soldato non fanatizza come l'omino di uno sparaspara in sala giochi o nel salotto di casa. Il punto è che se io scrivo che è verità nota a tutti che uno scapolo benestante deve prendere moglie ad una certa età o che Bartleby preferisce di no o che Kurtz alla fine è rimasto a contemplare l'orrore ( più o e meno e con tante scuse agli autori ), io arrivo in punti della zucca del lettore in cui mai e poi mai arriverà un joystick o un telecomando. Non posti migliori da visitare, solo diversi.
Secondo me si è persa la consapevolezza di quanto sia importante , per un viaggiatore intellettuale quale è il destino ultimo di chiunque, che lo sappia o no, arrivare anche lì.
Il libro - intendo anche lo e-book che è la sua mutazione destinata a vincere sulla carta come la carta sul papiro - ritornerà nella posizione che gli compete quando anche il casalingo, dopo dieci ora di stiro, schiena fuori uso e vista appannata, e la camionista, romorìo che sale dalla panza e una selva di bestemmie rivolte al servosterzo che funziona male, torneranno a casa e resteranno a meditare sulla musicalità del nome Lo-li-ta, come altri prima di loro.
Poi, se il tavola ci sarà solo una scatioletta di tonno ed un paio di cetriolini fradici è l'istess.
Ottimo spunto, Crepa, se non fosse che non sappiamo più come comunicarla, quello'importanza: come convinco il giocatore di Halo a proseguire la sua avventura anche in un altrove non digitale? (La voice over è invecchiata male, è vero, non solo in Magnum PI;-)
Ottima domanda, ma io solo il tizio, che due taser nelle fondine ascellari, deve sorvegliare che dai bagagli in transito all'aeroporto non sparisca tutto quello che non è protetto da un lucchetto, e non ho risposte a parte che "so" che cosa non ha funzionato: 1) scrivere slogan come " un uomo che legge ne vale due " non ha portato nuovi lettori al tempo del tizio dei treni in orario 2) imporre la lettura di alcuni classici a scuola e di altri no ha fatto sì che quasi tutti i ladruncoli che ho fulminato non sapessero citare nemmeno uno dei volumi nella biblio di don Ferrante, sebbene sapessero perfettamente chi erano Emma Bovary e Dorian Gray.
Un tizio, mentre ancora sfrigolava, mi ha detto che Henry Wotton è la prova che la forma è contenuto al di là del contenuto e che la parola è la chiave di accesso a mondi lontanissimi in cui non sono superati i dubbi, che sono ancora + numerosi, ma non sono forieri di angoscia alcuna. L'ho lasciato andare. E' stato come vedere allontanarsi un Galletto Valle Spluga con un papiro su cui era incisa la parola Speranza in direzione dell'arca di Noè. Tre gg di sospensione e due settimane senza dessert in mensa, ma pazienza.
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