Zita Calamandrei sembrava una rana, se non si considera che non era verde e che aveva capelli stopposi che rasava quasi a zero. Se ne stava infagottata come una zingara dietro un baracchino x lo smercio delle caldarroste dall'altra parte della strada rispetto ad un vecchio stabile che finiva di rovinare in una zona della città che aveva visto gg migliori quando le signore portavano solo gonne lunghe ed i signori non dimenticavano il panciotto sotto la giacca. Zita era uno dei migliori detective del distretto, sebbene non avesse fatto le scuole alte, perchè possedeva, come Lord Jim, il talento in astratto. Aveva qualcosa di primitivo ed il suo nome danzava di bocca in bocca nello spogliatoio dei maschietti al pari di quello di colleghe + decorative. Le sue relazioni finivano invariabilmente xchè il partner era stufo di accompagnare una donna che si perdeva una volta dietro un filo d'erba che piegava in modo da ricordare un cormorano zoppo nel decollo, un'altra dietro lo sfacelo di uno sformato che planava dal vassoio sul pavimento di un fast food. Anche in quel momento, mentre tecnicamente era appostata x individuare il sicario che sarebbe entrato nel palazzo x salire una scala e stecchire un informatore, Zita ripensava alla sera prima quando si era trovata con altri ex trovatelli come lei a dover decidere se la loro amata Nonna Zena - una signora che aveva cresciuto tanti orfani, amandoli e forgiandoli - avesse dovuto terminare i suoi gg in una casa di riposo. Zena aveva sorriso e aveva commentato, senza guardare nessuno dei suoi nipotini, che se anche le sue gambe non obbedivano alla sua testa, la sua testa viaggiava, come sempre, dove le sue gambe non sarebbero mai arrivate. Nel palazzo, nel frattempo, erano entrati un ragazzone stempiatissimo che si muoveva come la pantera Fang di Cino & Franco, una vecchina curva con una sporta dell'Upìm, come nella canzone Poster di Baglioni ed un Falstaff con un panciotto che faceva fatica a contenere una camicia a striscione viola anni ottantissima visibili dalla Luna , come la muraglia cinese. Il killer era stato soprannominato Puff perchè sembrava sparire dopo aver ottemperato il suo contratto. Nessun testimone in zona ricordava mai un volto, un gesto, un tizio che si allontana in fretta come un pipistrello in fuga dall'inferno. Zita stava sbucciando una castagna, quando vide dentro la magagna la soluzione. Le parve di vedere il sorriso di Zena nelle rughe del fruttino. Estrasse la sua pistola e corse nell'androne, tra i calcinacci e sparò dritto nella schiena della vecchina. Dal sacchetto giallo biodegrabile cadde una arma silenziata. Puff !
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Zita Calamandrei sembrava una rana, se non si considera che non era verde e che aveva capelli stopposi che rasava quasi a zero.
Se ne stava infagottata come una zingara dietro un baracchino x lo smercio delle caldarroste dall'altra parte della strada rispetto ad un vecchio stabile che finiva di rovinare in una zona della città che aveva visto gg migliori quando le signore portavano solo gonne lunghe ed i signori non dimenticavano il panciotto sotto la giacca.
Zita era uno dei migliori detective del distretto, sebbene non avesse fatto le scuole alte, perchè possedeva, come Lord Jim, il talento in astratto. Aveva qualcosa di primitivo ed il suo nome danzava di bocca in bocca nello spogliatoio dei maschietti al pari di quello di colleghe + decorative. Le sue relazioni finivano invariabilmente xchè il partner era stufo di accompagnare una donna che si perdeva una volta dietro un filo d'erba che piegava in modo da ricordare un cormorano zoppo nel decollo, un'altra dietro lo sfacelo di uno sformato che planava dal vassoio sul pavimento di un fast food. Anche in quel momento, mentre tecnicamente era appostata x individuare il sicario che sarebbe entrato nel palazzo x salire una scala e stecchire un informatore, Zita ripensava alla sera prima quando si era trovata con altri ex trovatelli come lei a dover decidere se la loro amata Nonna Zena - una signora che aveva cresciuto tanti orfani, amandoli e forgiandoli - avesse dovuto terminare i suoi gg in una casa di riposo. Zena aveva sorriso e aveva commentato, senza guardare nessuno dei suoi nipotini, che se anche le sue gambe non obbedivano alla sua testa, la sua testa viaggiava, come sempre, dove le sue gambe non sarebbero mai arrivate.
Nel palazzo, nel frattempo, erano entrati un ragazzone stempiatissimo che si muoveva come la pantera Fang di Cino & Franco, una vecchina curva con una sporta dell'Upìm, come nella canzone Poster di Baglioni ed un Falstaff con un panciotto che faceva fatica a contenere una camicia a striscione viola anni ottantissima visibili dalla Luna , come la muraglia cinese.
Il killer era stato soprannominato Puff perchè sembrava sparire dopo aver ottemperato il suo contratto. Nessun testimone in zona ricordava mai un volto, un gesto, un tizio che si allontana in fretta come un pipistrello in fuga dall'inferno.
Zita stava sbucciando una castagna, quando vide dentro la magagna la soluzione. Le parve di vedere il sorriso di Zena nelle rughe del fruttino. Estrasse la sua pistola e corse nell'androne, tra i calcinacci e sparò dritto nella schiena della vecchina. Dal sacchetto giallo biodegrabile cadde una arma silenziata. Puff !
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