«I morti esibiti sul letto di paglia del cassone. Un uomo, o i suoi resti sanguinosi. Una donna ossuta di mezza età con un piede nudo e sporco che sporgeva dal sudario improvvisato. Una ragazza coi capelli del colore e della lucentezza di un’ala di corvo. Intorno al collo una punta di freccia legata a un cordoncino di cuoio, affondato nella pelle bluastra. Un ragazzo di quattordici o quindici anni e un altro ancora più giovane, e ogni cosa impiastricciata di sangue rappreso. Così allineati, gli occhi aperti al cielo indifferente, i corpi sono ormai al di là di ogni commiserazione; è difficile immaginare quale peccato sia stato tanto enorme da averli condotti a una fine tanto penosa.»
Crepuscolo
William Gay (Ed. Gea Schirò)
1 commento:
" Gea Schirò guardava quel che resta del giorno appassire in un crepuscolo esausto e ricordava i giorni della scuola di polizia e tutto quel salmodiare su come fosse necessario rimanere lucidi ed analitici di fronte all'orrore della violenza che appassisce quel che resta di noi prima o poi, ma non riusciva a capire come si potesse infierire su persone colpevoli solo di essere gay. A trent'anni dalle future colonie su Marte, mentre si teleportano già le prime particelle da un posto ad un altro, con le idee + chiare sul big bang e le polaroid del bosino, l'uomo uccide ancora l'uomo perchè incrostato di pregiudizi che erano vecchi quando su Marte c'era l'acqua, della stessa massa di una particella fantasma, ma molto + pesanti. Un nulla che, al solito, portava ad un big bang. Gea era stanca, triste e avrebbe voluto abbracciare tutte le vittime come fossero figlie. Le figlie di Madre Gea. Fu un attimo. Poi iniziò il suo lavoro. "
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