La prestigiosa casa editrice milanese Il Saggiatore sta riscoprendo le fonti letterarie dei capolavori di Alfred Hitchcock e, con gran fortuna per noi appassionati, in questo percorso non fa ovviamente mancare uno straordinario romanzo che non si vedeva negli scaffali italiani da molto, troppo tempo. Stiamo parlando di Psycho, firmato da quel genio - a lungo incompreso, anche per colpa dell'indubbia grandezza del regista inglese che si servì della sua opera - di Robert Bloch.
La storia è stranota: Norman Bates gestisce un motel tanto sinistro quanto poco frequentato («Tutti ormai prendono la nuova strada»): è un solitario che vive con l’anziana madre («La mamma era… strana… a proposito di certe cose») in una tetra stamberga appollaiata su un’altura al di sopra dello spiazzo del motel. Una sera Mary Crane, una giovane che ha appena commesso un furto spinta dal desiderio di aiutare il fidanzato Sam Loomis a pagare i debiti, capita nel motel. Norman fa il galante, la invita a cena a casa sua e le confessa qualche piccolo segreto: «Mi diletto semplicemente di tassidermia. George Blount mi ha dato quell’allodola da imbalsamare. È stato lui ad abbatterla. La mamma non vuole che maneggi armi da fuoco». La reazione della possessiva mamma è feroce: aggredisce a coltellate la malcapitata Mary nella doccia - dando luogo a quella che diverrà una delle scene più celebri della storia cinematografica. Norman è figlio fedele e subordinato: «Ora l’essenziale era far sparire le prove. Il corpus delicti.» E la palude è il luogo ideale per fagocitare ogni prova. Intanto la sorella Lila contatta Sam per denunciare la sparizione di Mary. Alle ricerche partecipa anche l’investigatore Milton Arbogast. Lentamente una spirale di follia fagocita i protagonisti, e ben presto la terribile verità verrà a galla, rivelando sviluppi indicibili.
Ciò che colpisce, nella lettura di questo straordinario lavoro del 1959 (Garzanti lo pubblicò col titolo Il passato che urla perché non sapeva come tradurre la definizione originale) è che molte di quelle trovate ritenute figlie della creatività spumeggiante e inarrivabile di Hitch sono invece farina del sacco di Bloch: non solo la succitata scena della doccia è già descritta pressoché intatta nel libro, ma anche l'apparizione improvvisa e raggelante della vecchietta mummificata nonché l'arrivo in cantina di Norman travestito da Norma che agita la lama fendendo l'aria sono lì, tra le pagine dello scrittore statunitense, pronte per servire da sceneggiatura ad uno dei più memorabili film di sempre. Il romanzo è de facto uno script perfetto e originale, da gustare con la memoria del film e da leggere attraverso la lente delle immagini in bianco e nero del film di Hitchcock.
Psycho
Robert Bloch (Ed. Il Saggiatore)
2 commenti:
Questa è una lettura perfetta per l'estate (dopo Aspettati l'inferno, chiaro!)
:)))
Pippo
Pippo: certo, io davo per scontato avessi già letto e consumato ASPETTATI L'INFERNO ;-)
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