(chiediamo scusa ai lettori presumibilmente già stufi di questa serie interminabile di post egomaniacali, ma è tempo di promozione e anche oggi Aspettati l'inferno si merita il suo posticino alla ribalta: alle 18,30 saremo infatti a Taranto, presso il Cantiere Maggese in Città Vecchia, a presentare il libro. Per l'occasione Siderlandia, il sito cittadino di cultura e affini ci ha rivolto qualche domanda:)
L’estate è un ottimo momento per leggere e scoprire nuovi autori. Se non conoscete Omar Di Monopoli siete fortunati, perché potrete recuperare i suoi tre romanzi precedenti e la sua nuova antologia di racconti Aspettati l’inferno e passare un’estate calda sudando come un sindaco che sta per ricevere una cospicua mazzetta mentre leggete questo autore di Manduria.
• Mi racconti la genesi di questa raccolta di racconti?
Avevo un bel po’ di materiale di risulta nei miei cassetti, pezzi di storie figli della trilogia neo-western che aspettavano solo il momento di essere rivisti e rielaborati. Quando li ho ripresi in mano mi sono accorto che c’era materiale buono, e che alcuni personaggi, alcune vicende di quella troika narrativa si prestavano ad essere compattati. Così, quasi come per i contenuti speciali di una versione “un-cut” di un dvd, le dieci novelle di Aspettati l’inferno possono considerarsi parte integrante del mio consueto universo letterario, con in più la qualità di un grado maggiore di sperimentalismo linguistico nonché una certa varietà tematica…
• In questa antologia hai sperimentato molti generi; con quale di questi hai avuto più affinità? Potrebbero essere alla base di un tuo futuro romanzo?
Ognuno di questi racconti è, de facto, un romanzo tramortito. Ma forse come definizione non è calzante, perché in realtà il passo breve è quello che meglio si adattava alle esigenze di queste nuove storie. Ho così potuto ritornare su personaggi cui ero molto affezionato (primo tra tutti l’eremita pazzo chiamato Pietro Lu Sorgi, che già aveva fatto sfracelli in Uomini e cani, mio romanzo d’esordio) ma anche rivedere situazioni e sottotrame che non ero riuscito a focalizzare con precisione nella trilogia, ora per questioni di tempo ora più semplicemente di spazio. Una certa destrezza coi generi mi ha poi suggerito qualche divertente innesto di stile, da qui la (spero gradita) varietà di sviluppi: personalmente mantengo una visione molto “western” della vita, ma non disdegno ricorrere ad altre prospettive meno “epiche” come l’horror e la fantascienza. Purché ciò non risulti un espediente, ecco. Semmai, deve essere un piacevole addendum.
• Il grande protagonista di questi racconti, come dei tuoi romanzi precedenti, è la Puglia, che in queste pagine è lontana dall’immagine della “Puglia migliore” che conoscono tutti. E’ un’espediente letterario oppure c’è una sorta di critica verso la tua terra?
Credo di poter affermare che quest’antologia sia essenzialmente figlia di due istanze, separate ma parallele: la prima è un graduale ma costante accumulo di modelli di riferimento (la scrittura di genere, certo, ma anche la magniloquenza del southern-gothic e tutta la letteratura meridionalista del passato) ma anche la precisa volontà di desacralizzare un’immagine fin troppo oleografica e stereotipata di questa parte di Sud. La Puglia che conosco io, quella che da più di un decennio le agenzie turistiche vendono come una terra magica, bonificata dalle ataviche lacune retaggio della Questione Meridionale, è un luogo in cui continuano a persistere corruzione, abusivismo, malapolitica e criminalità organizzata. L’idea che solo perché in Agosto questa terra diventa uno splendido crogiolo di gastronomia e pizzica si possa pensare che ogni problema è risolto francamente mi fa venire l’orticaria… Da ciò l’ipotesi di fornire al lettore curioso una testimonianza diversa, uno sguardo “altro” circa il fenomeno Puglia, che è sicuramente una terra meravigliosa e splendida, ma è anche un pezzo afflitto e bistrattato di questo nostro malandato paese!
• Ancora una volta il modo di parlare dei tuoi personaggi femminili adulti mi ricorda mia madre, e mentre leggo sento la sua voce in testa: volevo dirtelo.
Mi fa piacere, significa che le mie donne sono molto “vere” e che ho imparato, forse, ad ascoltarle con attenzione (capirle, magari, quello è tutto un altro discorso).
6 commenti:
Non mi ricordo più chi, ma uno scrittore disse che si può mollare un romanzo e riprenderlo dopo anni e portarlo a conclusione, cosa che non è possibile fare con il racconto. Tante teste tante sentenze, come direbbe Lee Van Cleef.
Tarantella Jones avrebbe tanto ma tanto voluto essere un pistolero da triello leonino, ma ci vedeva come il Palo della Banda dell'Ortica e preferiva colpire da tergo come Pericle il Nero di Ferrandino.
Ricevette la solita chiavetta usb con un file che si sarebbe autodistrutto bruciando anche il pc, mannnaggia, incidendo, come al solito, nella partita doppia di Tarantella che costava poco e pagava comunque un sacco di tasse ( " un killer in nero è roba da novella noir " ).
Il cliente era un certo Baldo "Bad Romance" Romani, de facto il plot master di Puglia Migliore ovvero la campagna pubblicitaria qualunquista che definiva i think tank della nuova classe dirigente Cimedirapa: praticamente un ticket to ride to hell, se si considera quanto possono essere permalosi coloro che ritengono di poter scrivere il futuro di terzi.
Tarantella accetta la mission - la rata del mutuo incombe - ed il giorno dopo, al crepuscolo, è alle spalle di Bad Romance, estrae la .45 e spara, colpendolo di striscio ad una distanza che sarebbe bastata x un centro perfetto a Mr Magoo. La detonazione fa accorrere i soliti curiosi. Jones scappa x i vicoli. Bad Romance tramortito è caricato sull'ambulanza, ma arriva che è a malapena un codice giallo , si fa portare carta e penna, come gli antichi, e comincia a scrivere un breve racconto sulla particella fantasma titillata da scienziati fastidiosi che si risveglia e popola certa pasta alle verdure da cui passa a chi consuma il fiero pasto in una sorta di Comunione sci-fi.
Non era ancora stato dimesso dall'ospedale che la short story era già lo script di un b-movie Corman style. Adoro il lieto fine.
non ricordo bene nemmeno io chi abbia espresso quel concetto sul romanzo e sul racconto, ma lo sottoscrivo in pieno ;-)
E' bello e forte il disappunto da "amante incazzato" che esprimi per la Puglia. E' un sentimento che capisco e condivido.
Ma a parte questa piccola postilla seria, il Tex fotografato vicino al tuo libro spacca :)
(Ce l'ho anch'io quella statuetta, e con tutto l'amore possibile, quel cappello non si può proprio guardare).
Ahahah grande Bicco. Il cappello gigante e deforme di tex. È questa incredibile e spontanea attenzione per il particolare che fa di te - inequivocabilmente - un grafico ;-))
Ciao Omar, senti io il tuo nuovo libro ce l'ho, ma volevo dirti: come sei incazzoso in quella foto!
e poi sulla questione delle donne...avrei sempre voluto chiederti delle donne nelle tue storie! Tutti a parlare sempre degli uomini, dei bastardi,dei farabutti,dei ladri vestiti in giacca e cravatta, dei cani...ma io ho sempre pensato che le donne nelle tue storie non fossero solo comparse!Vabbè vedremo a racconti letti...
@Anto: non sono incazzoso, è una posa un po' western - forse troppo western :-)))
...sulle donne: ne parliamo, se vuoi, comunque anche il grande Sergio Leone, che si dichiarava misogino e riteneva le donne nelle sue storie poco più che un ausilio romantico, in realtà modellò un personaggio femminile fantastico e a tutto tondo con Jill (Claudia Cardinale nel pieno della sua bellezza) nel seminale C'ERA UNA VOLTA IL WEST :-)
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