Paratesto:
Uno sparo nel buio e una macchia si apre sul nero e bianco. Un’ombra di sangue avvolge la casa. Sangue come può essere sanguigno l’amore. Sangue di morte e di vite perdute troppo presto. Ed è un presagio quello che vedo, chi abita quella casa sarà costretto a fare i conti con un destino che non fa sconti a nessuno. Potrebbe sembrare un’alba, ma in realtà è un tramonto.
Testo:
C’è davvero di tutto in questa raccolta di racconti di Omar Di Monopoli. Aspettati l’inferno l’ha chiamata e io, bravo e buono, ogni volta che iniziavo un racconto sto inferno me lo aspettavo tutto. Perché nella decina di racconti scritta da Di Monopoli non ti puoi aspettare che ci sia un lieto fine, sai che dietro l’angolo sta per capitare una cosa brutta che quanto arriva ti dici: eccoti, ti stavo aspettando. Eterogenei sono i racconti di Aspettati l’inferno, spaziano tra genere diversi, fantascienza, horror, puro realismo, e sfociano a volte nella commedia (Sputazza from outer space) e più spesso nella tragedia. Ma la cosa grande che fa Di Monopoli è quella di coniugare tutti questi genere in maniera personale irradiandoli di qualcosa che deve prendere fondamento nelle sue radici. Mescola, aggiunge ingredienti, quasi come un alchimista lavora sulla materia per consegnare una serie di racconti davvero degna di nota. Racconti in cui ci può capitare di incontrare degli alieni colmatori, delle bestie assetate di sangue, dei camerunensi guaritori e dei morti che resuscitano per finire quello che in vita non avevano completato. È l’effetto che fa l’inaspettato quando in realtà sei convinto di sapere come andranno le cose a spiazzarti. Ti porta fuoristrada ed è perfetto così, perché ti illudi di avere il controllo della storia, ma il controllo ce l’ha solo una persona… e non sei tu.
Non posso parlare di un solo racconto perché mi sono piaciuti tutti, caso raro, lo ammetto. Menziono però uno di quelli che, in questo momento, amo di più e che, incidentalmente, è pure quello che da il titolo al libro. Aspettati l’inferno è un thriller mozzafiato, una ricerca della libertà, una fuga per la salvezza di due personaggi improbabili che mai nella vita avrebbero visto le proprie strade incrociarsi. La cosa splendida è l’ambientazione. A farne un film basterebbero due location, una stazione di servizio mezza scassata e una zona di campagna. Ma Di Monopoli è grandioso nel creare e ricreare attimi di suspance seguiti da momentanei cali di tensione che ti fanno riprendere fiato prima dello sprint successivo. Il ritmo è centellinato magistralmente. E poi il finale. Uno di quei finali che ti lasciano l’amaro in bocca. A chi ha imparato di apprezzare Omar Di Monopoli per i suoi romanzi dico di comprarsi anche Aspettati l’inferno e rendersi così conto autonomamente del fatto che anche con le distanze brevi ci sa fare. Chi invece non lo conosce può tranquillamente iniziare da qui e farsi un’idea dei temi cari allo scrittore pugliese. Magari non ve ne siete resi conto, magari è solo una mia suggestione, ma la scrittura di Omar Di Monopoli mi è rimasta talmente dentro che temo di averne riversata un pochino anche qui.
Coordinate:
Le mie frequentazioni con la casa editrice ISBN sono positive da parecchio tempo oramai. Ho perso il conto del numero dei loro libri che ho letto. Mi soprendono sempre per la diversità dei titoli proposti, per la saggistica (soprattutto quella musicale e calcistica) e per le copertine che solitamente accompagnano gli Special Books (una delle loro collane). Questo libro è un altro tassello importante di un lavoro che è iniziato una decina di anni fa e mi auguro proseguirà per i prossimi n decenni.
Omar Di Monopoli ha un rapporto molto stretto e proficuo con ISBN. Aspettati l’inferno è solo l’ultimo di una lunga serie di pubblicazioni affidate alla casa editrice dal codice a barre. Questa è la sua prima raccolta di racconti. Come riportato dal sito di ISBN: Omar Di Monopoli, classe 1971, vive e lavora a Manduria, in Puglia. ISBN ha pubblicato i suoi romanzi Uomini e Cani, Ferro e Fuoco e La legge di Fonzi. Nel 2008 ha vinto il premio letterario Edoardo Kihlgren con Uomini e Cani, dal quale nel 2015 verrà tratto un film con Sergio Rubini e Corrado Fortuna, per la regia di Fabrizio Cattani.
Voglio infine citare l’art director Alice Beniero e il grafico Fabio Montagnoli perché, a quanto ne capisco io di libri, se la copertina è così, perdonatemi il termine “acchiappante” e se il libro si legge senza che la vista si offenda, beh, se le cose stanno così parte del merito dovrebbero avercela loro.
Concludo con la copertina. Cio ho giocato un po’ nel “Paratesto”, mi sono fatto prendere da mille suggestioni perché avendo letto i racconti potevo pure permettermelo. Però ora un segreto ve lo svelo. Quella casa, brucia. (qui l'originale)
11 commenti:
molto bella e circostanziata, complimenti al recensore...
PIPPO
Vero. Bella. Assai gradita.
Sto leggendo anche io i racconti e per una volta le recensioni non mi sembrano esagerate come spesso accade. In effetti l'horror, la fantascienza e via discorrendo non sono staccate le une dalle altre ma fanno un tutto unico in una realtà che le comprende. E, insomma, voglio dire, che lì, in quei luoghi, certi fatti impossibili potrebbero veramente accadere! Un aspetto che mi ha colpito è la cura dei dettagli con il lieve tocco umoristico (come quello delle donnine che pregano in una realtà mostruosa) a rendere la scena completa o lo spunto veloce, vedi il bambino felice della foto con un grosso pesce in mano che diventerà uno dei tanti servitori del male, e però lì vicino c'è una "oscura autorità paterna" a farci capire qualcosa (ed ecco una "storia" narrata con due righe).
Poi, poi ci sono tante altre cose che non sfuggiranno all'occhio vigile del bosse tra cui il linguaggio di forte impatto ancestrale (passatemela) che mi ha riportato di colpo al paese della mia non beata gioventù (mai una lira in tasca) dove si parlava, seppure con articolazioni diverse, come si mangiava. Ma ci risentiremo.
Fabio
Fabio ma grazie. Sono parole davvero lusinghiere le tue. E il tuo occhio allenato ha captato sottotrame non immediatamente recepibili (non che avessi dubbi, sul tuo acume di lettore esperto). Un sincero apprezzamento per il tuo consenso, boss :-)
Altri spunti a metà percorso (poi lo leggerò ancora, come è mia abitudine, e scriverò i miei pensierini) buttati giù all’impronta. I personaggi, centrati, calibrati, veri, piantati lì come pioli in un mondo di bestiale violenza , compresa quella sessuale, dove ne fanno le spese le donne e i bambini. Pure i lavoratori sfruttati che hanno, però, la loro dignità (vedi Medicina di cui non sapremo mai il suo nome).
Se c’è un apparire fievole di speranza, una piccola luce nel buio dell’esistenza subito viene spenta dallo sputo che arriva da tutte le parti. Non c’è speranza, non c’è niente, solo il fuoco che può bruciare tutto. E non c’è limite, tutto deve essere, anzi tutto è “oltre”, abnorme, pure nella spiritualità, nel credere a qualcosa che possa portare un po’ di conforto, e si cade nella superstizione più nera. Non c’è pianto, né urla, al limite uno sguardo “supplice” di un animale in gabbia. Ogni tanto uno spunto ironico all’intorno per ammorbidire la realtà, vedi, per esempio, “La sparuta schiatta di teste spettinate tornò energicamente a dondolare esprimendo il proprio assenso” (sai a cosa mi riferisco) anche per farci capire che l’autore a scrivere proprio si diverte. Non sopporto le frasi in corsivo ma pazienza, non si può avere tutto dalla vita. Così, a naso, penso che questo tipo di linguaggio si adatti molto bene al racconto.
Fabio (i’ bosse).
Boss, a lume di naso direi che una bella recensioncina gustosa e accurata delle tue è già pronta :-)
C'è tutto e di più come il biliardo con la stecca che da ragazzino imberbe battevo pure gli anzianotti imbestialiti (famoso il mio rinterzo con il giro). Non si finiva a steccate in testa ma gli smoccolamenti sembrava buttassero giù il soffitto.
Fabio (i' soloito bosse).
Mi fa piacere che la mia recensione le sia piaciuta e che l'abbia inserita nel suo blog.
gianluigi.
@Gianluigi, sì mi è molto piaciuta e ti ringrazio di cuore (ma non ti azzardare a darmi del lei o libero i cani:-)
(ancora grazie)
Ho dato un lungo sguardo a Senzaudio e mi ha piacevolmente sorpreso.Dato che tiene presente titoli e case editrici poco frequentati altrove e direi molto interessanti, la recensione del tuo libro mi appare ancora più convincente. Ciao Omar!
@Anto, sai che quaggiù trovi solo cose interessanti (link, post, segnalazioni e autori pugliesi moooolto bravi:-)
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