Dopo i primi tre splendidi romanzi Uomini e cani, Ferro e fuoco e La legge di Fonzi, oggi esce finalmente in libreria il nuovo lavoro di Omar Di Monopoli, scrittore che personalmente considero (e ho sempre considerato, fin dal suo esordio nel 2007) un vero crack della narrativa di genere contemporanea.
Aspettati l’inferno è il titolo del suo nuovo libro, pubblicato sempre da Isbn Edizioni ma che a differenza dei titoli della trilogia succitata non è un romanzo, bensì una raccolta di dieci racconti tanto eterogenei quanto geniali, frutto sia di una profonda conoscenza letteraria di ispirazione faulkneriana (e spesso riconducibile alla matrice del southern gothic statunitense), sia di una cultura pop e crossover a tutto campo.
Da sempre una delle cifre stilistiche caratterizzanti la poetica di Di Monopoli è la chiara predilezione per la mescolanza di più filoni di genere con l’intenzione di osservare e narrare un mondo, il suo mondo, il suo meridione, ben oltre ogni patetica e ridicola agiografia, cercando piuttosto di restituire al lettore uno spaccato del Salento massimamente realistico (l’impersonalità poetica e le forti dosi di crudezza hanno un chiaro retrogusto verista) ma contestualmente iperbolico, grottesco e immaginifico, con il risultato di riuscire a evocare - come pochi sanno fare, e tra questi pochi va annoverato nientemeno che Joe R. Lansdale - scenari di spietatezza e brutalità ma anche sequenze di singolare comicità.
Esattamente in questa direzione e su questo terreno si sviluppa Aspettati l’inferno, un’opera di indubbia qualità e spessore letterario nella quale l’autore, muovendosi con maestria e disinvoltura dal pulp al realismo, dall’avventura all’horror fino alla fantascienza, esplora la miserabile quotidianità degli ultimi della società, quelli che nascono già con un destino da personaggi letterari miserabili e folli: malavitosi senza scrupoli, pescatori ancestrali, guaritori, fenomeni da baraccone, eremiti paranoici e squilibrati; tutti legati indissolubilmente alla periferia più degradata e dimenticata, offesa dalla criminalità organizzata e deturpata dall’abusivismo edilizio e da un’industria selvaggia.
Esseri viventi e morenti confinati tra gli anfratti rural-western - ora bui ora assolati - del territorio che Di Monopoli conosce come le sue tasche. E così attraverso questi racconti: Nostro Signore l’Uomo Purpu, Sputazza from outer space, Zanne, Cenere alla cenere, Figli della palude, Peronospora, Aspettati l’inferno, Maledetta Maciàra, Pietra, e Rave party, l’autore ci accompagna, con una lingua straordinaria («Io, le cose, tutte a me mi succedono. E non è che me le vado a cercare. A sole a sole vengono». Che meraviglia!) in un rollercoaster letterario adatto a lettori dallo stomaco forte ma dal palato fine.
Una narrativa di genere che si fa Letteratura grazie al talento di un autore vero, capace di incarnare artisticamente il suo territorio e interpretarne tutti i paradossi, fondendo con sapienza arcaismi e attualità, narrativa di evasione e letteratura raffinata, virtuosismi barocchi e sperimentalismo linguistico trivial-popolare.
Ecco perché mi piace definire Omar Di Monopoli non uno scrittore salentino, ma Il Cantore della Terra d’Otranto.
Come direbbe la voce narrante in Rave Party: «E insomma com’è e come non è, alla fine [...] Senza stare a farla lunga…», ti consiglio di leggere Aspettati l’inferno.
E l’inferno, dai retta a me, aspettatelo davvero! (qui l'originale)
4 commenti:
molto interessante. Vabe' dai, lo compriamo 'sto libro :-)
(l'ho prenotato da settimane, ovviamente)
PIPPO
@Pippo circolare, via, non c'è niente da vedere...
(oh si scherza:-)
Stupenda!
@Luigi: grazie ragazzo (e grazie a Righetto, evidentemente!;-)
Posta un commento