Il cinema australiano è diventato, ormai da un bel po', un serbatoio di (spesso validissime) proposte in celluloide alternative a quelle di Hollywood. Dai primi Mad Max sino al più recente Wolf Creek (presto parleremo anche del formidabile sequel dell'horror di McLean), la terra degli aussie ha saputo in questi anni crearsi un proprio spazio di sperimentazione cinematografica e, grazie anche al sontuoso scenario naturale a disposizione, ci ha regalato tutt'una serie di pellicole magari di chiara derivazione a stelle a strisce, ma sempre dalla forte impronta originale. Mystery Road, di Ivan Sen, ne è l'esempio più fulgido.
Lungometraggio dai ritmi dilatati, in cui la desolazione desertica dei luoghi sembra replicarsi nel crogiolo dei rapporti umani, reticenti quando non omertosi, il film del 2013 è uno strano punto d’incontro tra western, poliziesco e noir, visivamente assai intrigante, con una bella (ma forse un po' frettolosa) sparatoria finale che mette efficacemente a frutto l'accumulo di tensione. La vicenda s'impernia su una struttura classica: una ragazza aborigena viene trovata in un canale di scolo ai bordi di una strada, da un camionista. Il caso viene affidato al detective Jay Swan, un aborigeno integrato, originario del paese. Ma non è l’unico omicidio simile, e non l’ultimo. Jay dovrà lottare contro la diffidenza dei bianchi, ma anche contro quella della sua gente, convinta che ormai lui li abbia rinnegati.
Coadiuvato dallo splendore dell'outback, il cast sforna belle prestazioni potendo contare sulle incisive facce di Hugo Weaving, che non ha bisogno di presentazioni (remember Matrix?), e su quella del nativo Aaron Pedersen, nella parte del detective protagonista. Gli scarni dialoghi promettono risvolti ambiziosi (alla Coen, per intenderci) che forse un po' vengono disattesi nel finale, ma Mistery Road ha dalla sua la volontà di procedere per gradi, illustrandoci con velata malinconia la vita nei quartieri poveri degli aborigeni, il razzismo ancora pulsante e vivido, e lo fa senza fretta. 121 minuti che scorrono lenti, se vogliamo, senza annoiarci però, lasciando allo spettatore tutto il tempo di trarre le proprie conclusioni sulla vicenda. Muy interessante.
3 commenti:
Killer Croc Dundee è il miglior cuoco di rane fritte di Morimondo ( Italy ). Non è australiano, ma ha radi capelli biondicci che schiaffeggiano una faccia da schiaffi in cuoio aromatizzato dalle verdure che griglia da anni in una di quelle taverne dove capiti x caso dopo una incursione in un chiostro medioevale ripieno di diorami in cui micromonaci lavoravano dall'alba al tramonto.
Il tavolo è prenotato da " gente del cinema, foresti che parlano solo inglese ". Hugo scende dal furgoncino guidato da Jackman che sembra il Wolverine di Hama /Tex del 1992/3, ma + grosso. Hugo non ha la patente, ma viaggia + lontano degli altri quando dorme e sogna. Assapora la cialda fatta a mano su cui riposa la macedonia di stagione e riposa e sogna di essere un aborigeno in cuoio rosolato dal sole dei suoi altipiani. E' Gateway, il misterioso teleporta che serviva i cyborgs reavers e poi gli x-men
( fine anni ottanta , run di Claremont / Silvestri /Green , come direbbe Morozzi ). Rotea la sua fionda ed apre un varco. Appare il Teschio Rosso che si smaschera rivelando di essere un antivirus antropomorfo che considera l'umanità una piaga. Gateway è paralizzato dal terrore.
Apocalisse. Muore il suo mondo. Morimondo, appunto.
Il suo antagonista sta per emettere il raggio della morte di tanta sci-fi di serie zeta quando il cameriere che, altrove, gli ha servito i medaglioni di filetto di maiale su di un letto di verdurine stufate, lancia un vassoio circolare in argento contro il Red Skull Matrix like e lo disarma. Captain Croc non perde mai.
Hugo si sveglia di soprassalto nel refettorio milleduecentesco di fianco alla abbazia. Mai più rane fritte. Jackman indossa un saio come tutti gli altri della crew. Dal pentolone perfettamente conservato sorge un demone rosolato e furibondo. Hugo urla e Jackman estrae gli altigli e trafigge la creatura. Hugo si sveglia di soprassalto nel retro del furgone che corre senza freno, nel crepuscolo, sulla statale. Nessuno è al volante. Hugo si sveglia di soprassalto nella sua camera a Cannes. Il film Happy Days in cui interpreta The Fonz è fuori concorso. Nessun premio questa volta. Pazienza.
Grazie per queste chicche elargite a getto continuo. Dico davvero. Andarsi a cercare certi film di cui si è sentito parlare poco o nulla, è sempre interessante. E infatti me lo voglio andare a vedere.
Comunque di australiano di genere c'è anche The Proposition.
P.S.: Oh, il protagonista, nella foto che hai postato, un po' ti assomiglia :)
@Luigi oltre ad aver recensito The proposition su questo blog ormai eoni fa, troverai una frase di quel film in esergo a "ferro e fuoco" :-) (lo so che mi assomiglia. Me l'ha detto anche una mia amica. Mi sa che sono un po' aborigeno:-)))
@crepa non so sempre come risponderti ma grazie di esistere ;-))
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