«Non mi andava di tornare a casa, così ho raggiunto la Feltrinelli vicino a piazza della Repubblica. Esploro con attenzione gli scaffali, convinto a non acquistare alcun libro e incapace di liberarmi dall’inquietante sensazione di essere osservato. Sono i best seller messi in verticale, per attirare i clienti. Bambini vestiti di stracci, donne dai sorrisi amari e mani, tante mani unite a pregare o tatuate, come da tradizione araba e indiana, mi opprimono. Cercando la fuga in un altro reparto, lontano dai colori caldi e mediorientali dei tomoni messi in bella mostra per i filantropi dell’ultima ora, mi imbatto in due signore che occupano il passaggio. Si scambiano consigli letterari.
- Quanto mi è piaciuto La donna che non poteva amare! Bellissimo e amarissimo. Non sai quanti fazzoletti ho sprecato!
Ripone la mano sul petto e tira su con il naso, quasi a volere imitare se stessa che versa lacrime sulle pagine finali del tomo. Poi prosegue:
- Certo, il migliore resta sempre La musulmana rinnegata. Terribile... e bellissimo. Che amarezza mi ha lasciato.
L’altra annuisce con gli occhi spalancati. Segna i titoli su un’agendina tenuta appena fuori dalla borsa larga e ingombrante. Accenna una domanda: - Mi hanno detto che I petali strappati di Tehran non è male. L’amica si ritrae contrariata. Piega le labbra e inarca le sopracciglia.
- Mah! L’ho letto e non mi è piaciuto per niente. Sempre le stesse cose. Invece Sospiri nel cielo di Gaza non sai quanto mi ha fatto piangere!
È strano che mi guardino con disprezzo non appena il cellulare inizia a squillare. La suoneria che ho scelto, l’unica decente nel repertorio, ricorda una triste melodia rom che si sente spesso in metro, suonata da fisarmoniche stonate. Dovrebbero ammirarmi come una paladina delle loro letture umanitarie. Invece mi squadrano come se avessi interrotto il prete a messa».
Marco Parlato è nato a Vico Equense nel 1986. Vive e scrive a Roma, ma giura di riuscirci anche altrove. Il suo blog è www.thireos.wordpress.com.Tiroide - Marco Parlato (Ed. Gorilla Sapiens)
5 commenti:
Marco Parlato sarebbe un nome fantastico per il personaggiodi un romanzo. Vivrebbe altrove, ma crederebbe di essere sempre a Roma, che non esistesse nulla oltre alla grande bellezza di Roma. Altrove vivrebbe in una cantina ripiena di statue di omini stilizzati tutti chiamati Oscar. Il lettore dovrebbe decidere se Marco è parlato dagli Oscar ergo esiste solo perchè le statue credano che esista e che quindi la sua esistenza sia impalbabile come il sospiro di una zingara che si risveglia a Gaza dopo aver bevuto un liquore di petali strappati s Teheran o se gli Oscar hanno senso solo perchè Marco parla con loro. Non + di cento paginette su carta riciclata. Poi un film a basso costo con Kevin che sussurrava ai cavalli, regìa di Pedro che parlava con lei. La pellicola di cui tutti parlano anche se l'hanno vista in pochi. A Fuoriorario a Ferragosto.
Naturalmente funziona anche con Kevin che è una zingara che
si risveglia in una valleverde.
Marco Parlato potrebbe avere un fratello che si chiama Valentino e che fa lo stilista alternativo e cuce i suoi abiti su stampati che riproducono pagine di quotidiani.
La gente smetterebbe di ignorarsi sul metrò e leggerebbe la giacca del vicino per poi attaccare bottone: occorre si crei intimità per arrivare a terminare l'articolo sulla camicia...
Marco e Valentino potrebbero essere dei Gorilla Sapiens evoluti dopo che una pestilenza aveva stecchito cani e gatti - idea originale, mi stupisce nessuno ci abbia pensato prima - che vivono tra i ruderi di Roma e vestono riproduzioni della statua degli Oscar con vecchi quotidiani portati dal vento.
In tutto ciò, caro Crepa, vedi di accattarte 'sto libello che l'amico Marco è uno che merita! :-)
Posta un commento