In Io e Glenda c'è una città grande poco più d'un puntino sulla cartina del Missouri, un posto dove il crimine è una consuetudine e le mura d'una casupola fatiscente possono somigliare a una prigione; c'è una famiglia sghemba e anaffettiva, con un padre ex-galeotto violento e brutale e una madre perennemente alticcia che risponde alla durezza della vita con le armi della sensualità. Attraverso l'amaro sguardo del tredicenne sovrappeso Shuggie - «mio bel cavalier», come viene teneramente apostrofato dalla madre Glenda - cresciuto in fretta nel dedalo disfunzionale delle beghe di famiglia, l'autore imbastisce un'implacabile triangolazione di passioni dove tenerezza fa rima con violenza, la gelosia porta a delinquere e l'affetto di una madre confina in maniera malata con l'incesto.
Cantore del più oscuro «white-trash» statunitense, Daniel Woodrell (1954) ambienta le sue storie nel natio Missouri dei Monti Ozark: il paesaggio evocato sulla pagina è vivo, immaginifico e traboccante di sensazioni. Non è un caso che il nome di William Faulkner (assieme per la verità a quello di un sacco di suoi degni epigoni) torni spesso alla mente per il modo in cui Woodrell tratteggia un'America zeppa di liquore distillato in casa, doppiette celate sotto il materasso pronte a cantare, brutalità dispensata senza troppi scrupoli e sesso illecito consumato con la colonna sonora di qualche ballata tradizionale in sottofondo. Per quanto siano ben quattro i romanzi pubblicati sinora in Italia di questo autore che con troppa fretta si è etichettato come country-noir, l'acclamazione del pubblico tarda ad arrivare (eppure da un suo romanzo, Cavalcando col diavolo, il regista Ang Lee ha saputo trarre un intenso film di buon successo anche da noi, e soprattutto, da Un gelido inverno è venuto fuori quello splendido e crudele gioiello cinematografico che ha portato alla ribalta il talento di Jennifer Lawrence), ma non v'è dubbio che ci si trovi dinanzi ad un autore di inequivocabile, assoluta grandezza.
Cantore del più oscuro «white-trash» statunitense, Daniel Woodrell (1954) ambienta le sue storie nel natio Missouri dei Monti Ozark: il paesaggio evocato sulla pagina è vivo, immaginifico e traboccante di sensazioni. Non è un caso che il nome di William Faulkner (assieme per la verità a quello di un sacco di suoi degni epigoni) torni spesso alla mente per il modo in cui Woodrell tratteggia un'America zeppa di liquore distillato in casa, doppiette celate sotto il materasso pronte a cantare, brutalità dispensata senza troppi scrupoli e sesso illecito consumato con la colonna sonora di qualche ballata tradizionale in sottofondo. Per quanto siano ben quattro i romanzi pubblicati sinora in Italia di questo autore che con troppa fretta si è etichettato come country-noir, l'acclamazione del pubblico tarda ad arrivare (eppure da un suo romanzo, Cavalcando col diavolo, il regista Ang Lee ha saputo trarre un intenso film di buon successo anche da noi, e soprattutto, da Un gelido inverno è venuto fuori quello splendido e crudele gioiello cinematografico che ha portato alla ribalta il talento di Jennifer Lawrence), ma non v'è dubbio che ci si trovi dinanzi ad un autore di inequivocabile, assoluta grandezza.
Io e Glenda
Daniel Woodrell (Ed. Fanucci)
Daniel Woodrell (Ed. Fanucci)
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