Sulla carta True Detective, nuova serie HBO che la rete sta osannando come il capolavoro televisivo dell'anno, non avrebbe nulla di particolarmente sbalorditivo. Trattasi infatti dell'ennesimo drama a fosche tinte ambientato nella provincia americana più sperduta. Il solito, tenebroso crime che gioca sulla contrapposizione dei personaggi principali, una coppia di poliziotti agli antipodi - uno umbratile e deduttivo, l'altro rude e più alla mano - che sembrano la trasposizione per il piccolo schermo dello Yin e Yang cinese. E poi c'è un'indagine poliziesca che di certo non si sdipana a partire da un evento tra i più originali: l'avvio della vicenda è dato infatti dall'omicidio di una prostituta, un delitto che nei prodotti di genere suona come pura routine.
Eppure - perché c'è un EPPURE grosso così - è sempre sulla carta che si trovano le risposte a tanto (giustificato) clamore. Anzitutto la sceneggiatura: Nic Pizzolatto, che ha interamente scritto e congegnato la serie, è un autore pieno di talento (ne parlammo qui, all'epoca dell'uscita italiana del suo splendido romanzo che purtroppo comprarono davvero in pochi) che, oltre ad essere un superlativo, efficacissimo scrittore southern, ha pure nel sangue quelle lontane venature italiche che ce lo rendono simpatico.
Poi c'è la regia del bravo Cary Fukunaga, (regista di Jane Eyre) che firma tutti gli otto episodi della prima stagione, conferendo uniformità stilistica al progetto e di fatto sancendo una nuova, importante declinazione del feedback tra tv e cinema: invece di imprigionarsi nella cadenzata serialità degli episodi, True Detective è architettato come un vero e proprio film, spezzettato in otto tranches a uso e consumo del piccolo schermo (infatti, ulteriore rivoluzione, ogni stagione prevederà protagonisti nuovi di zecca in storie confezionate nelle medesime modalità).
E qui veniamo al pezzo forte, appunto, i protagonisti. I nomi in campo dicono molto: alla garanzia impressa dal marchio HBO (basti pensare alla magnificenza di Boardwalk Empire) bisogna aggiungere il volto (e il talento) di Matthew McConaughey, da qualche anno passato dall'essere il sexy-bietolone delle commediole romantiche all'attore impegnato di Dallas Buyers Club, nonché la poliedrica e indomita bravura dell'evergreen Woody Harrelson, uno che di strada dai tempi di Cheers - passando per Natural Born Killers e Non è un paese per vecchi - ne ha fatta tantissima.
E così il piatto è servito: nella serie, splendida, interamente ambientata in una Lousiana angosciante e livida, il primo veste i panni di Rust Cohle, ruvido e solitario detective con un passato tragico che deve dare la caccia a un serial killer mentre il secondo, al suo fianco, interpreta Martin Hart, uno che si definisce un “regular-type dude” ma potrebbe avere qualche fantasma nell'armadio.
Eppure - perché c'è un EPPURE grosso così - è sempre sulla carta che si trovano le risposte a tanto (giustificato) clamore. Anzitutto la sceneggiatura: Nic Pizzolatto, che ha interamente scritto e congegnato la serie, è un autore pieno di talento (ne parlammo qui, all'epoca dell'uscita italiana del suo splendido romanzo che purtroppo comprarono davvero in pochi) che, oltre ad essere un superlativo, efficacissimo scrittore southern, ha pure nel sangue quelle lontane venature italiche che ce lo rendono simpatico.
Poi c'è la regia del bravo Cary Fukunaga, (regista di Jane Eyre) che firma tutti gli otto episodi della prima stagione, conferendo uniformità stilistica al progetto e di fatto sancendo una nuova, importante declinazione del feedback tra tv e cinema: invece di imprigionarsi nella cadenzata serialità degli episodi, True Detective è architettato come un vero e proprio film, spezzettato in otto tranches a uso e consumo del piccolo schermo (infatti, ulteriore rivoluzione, ogni stagione prevederà protagonisti nuovi di zecca in storie confezionate nelle medesime modalità).
E così il piatto è servito: nella serie, splendida, interamente ambientata in una Lousiana angosciante e livida, il primo veste i panni di Rust Cohle, ruvido e solitario detective con un passato tragico che deve dare la caccia a un serial killer mentre il secondo, al suo fianco, interpreta Martin Hart, uno che si definisce un “regular-type dude” ma potrebbe avere qualche fantasma nell'armadio.
La loro storia si srotola su un arco temporale lungo 17 anni, tra due piani diversi: da un lato c'è l'indagine nel 1995, mentre a cornice di essa troviamo i medesimi protagonisti sottoposti a un interrogatorio dalla polizia nel 2012, quando il caso viene riaperto. Si deduce che tra i due non corra più buon sangue e che, apparentemente, il caso sia stato risolto. Ma l'ennesimo ritrovamento di cadavere fa capire che non è così.
È innegabile un certo - voluto - deja vù. Quasi un'atmosfera alla Hannibal in salsa cajun. Ma non è importante. Perché ciò che funziona, in True Detective, ciò che lo rende un prodotto davvero differente rispetto a qualsiasi cosa sia passato in televisione sinora non è tanto ciò che viene raccontato quanto il come.
La squadra produttiva opta infatti per un incalzare dimesso, infarcito di dialoghi sovente criptici (chi si aspetta azione e pistolettate, cambi direzione, questa serie non fa per lui). E il regista punta la macchina da presa costantemente sui due eroi riluttanti, l'uomo di famiglia incline al tradimento (Harrelson, la cui giovane amante è una tra le più cliccate teen-star del momento: Alexandra Daddario) e il detective geniale ma borderline (McConaughey), depresso e in lotta con la bottiglia. A quest'ultimo sono riservate le sentenze più oscure e nichiliste dell'intero svolgimento, e la tensione, tra santeria, psico-sfere e omicidi rituali, cresce a dismisura. Uno spettacolo.
La squadra produttiva opta infatti per un incalzare dimesso, infarcito di dialoghi sovente criptici (chi si aspetta azione e pistolettate, cambi direzione, questa serie non fa per lui). E il regista punta la macchina da presa costantemente sui due eroi riluttanti, l'uomo di famiglia incline al tradimento (Harrelson, la cui giovane amante è una tra le più cliccate teen-star del momento: Alexandra Daddario) e il detective geniale ma borderline (McConaughey), depresso e in lotta con la bottiglia. A quest'ultimo sono riservate le sentenze più oscure e nichiliste dell'intero svolgimento, e la tensione, tra santeria, psico-sfere e omicidi rituali, cresce a dismisura. Uno spettacolo.
17 commenti:
Pensavo che dopo braking bad non si sarebbe più potuto produrre qualcosa a quei livello. E invece mi arriva sto Pizzolatto e le tette della Daddario e... BUM! Ecco che piango ogni volta che termina un episodio. Maledetti ;)
@Eddy Pizzolatto è un grande, io l'avevo sgamato qualche anno fa come romanziere ;-)
(tette della Daddario? Ancora non respiro;-)
Io fremo nell'attesa di vederlo in italiano. Ne stanno parlando tanto, è vero. Ma le atmosfere ci sono tutte, sembra. Questa cosa del cambio di cast e storia ad ogni nuova serie non la sapevo. Interessante.
in italiano mi sa che te lo sogni, Bicco. Ti conviene industriarti come facciamo noialtri maniaci del genere (i sottotitoli poi si trovano con facilità impressionante;-) ne vale la pena!
Non posso che unirmi al coro. Dopo sole tre puntate è già diventato l'appuntamento imperdibile della settimana. Balsamo per noi orfani di Breaking Bad!!!
@Gigistar: vero, adesso abbiamo un lenitivo a quel dolore ;-)
(vabeh, forse stiamo esagerando;-)
Dovrò cominciare per forza ad apprezzare l'ex-bietolone...
@Annalisa ti tocca (vedi pure DALLAS BUYERS CLUB, lì è bravissimo)
Era eccezionale già in Frailty del 2001...
Scherzi? E' una roba HBO/Sky. In Italia importano serie tv che non fanno share, vuoi vedere che tagliano fuori proprio questa? Sarebbe proprio come chiedermi a gran voce di mettergli le mani addosso.
Non vorrei dire una cagata ma mi sembra di aver letto che è già in fase di doppiaggio. Parlo sempre di Sky, eh. Io Sky non ce l'ho, quindi per me è lo stesso :)
Gigi se è per questo a me piaceva anche pelato e baffuto in Regno del fuoco dove si confrontava con un altro asso: Christian Bale:-)
Luigi forse hai ragione ma io non posso aspettare ;-)
(E poi vuoi mettere l'accento del sud originale? Strascicato e incomprensibile:-)))))
@Luigi/Omar: non ho dubbi che arriverà prestissimo in italiano, ma concordo sul fatto che se c'è UNA serie TV recente per la quale vale la pena cercare la versione originale, beh è proprio questa. La recitazione dei due nel "draaawl" strascicato di Texas e Louisiana aggiunge almeno un 30% al godimento. Indubbiamente non di facile fruizione, ma i sottotitoli son lì apposta :)
@ Omar e Gigistar:
D'accordo, d'accordo. Mi avete convinto. Vada per i sottotitoli :)
E son d'accordo con Omar anche sull'interpretazione del Van Zan in Reign of Fire (era il primo film dove si era dovuto anche palestrare in modo massiccio). A me era piaciuto l'intero film, pensate un po'.
@Luigi, lo dico a bassa voce: anche a me era piaciuto il film sui draghi - e Matthew McConaughey in quel frangente mi ricorda Dum Dum Dugan, l'assistente di Nick Fury ;-)
Ho visto tutte le puntate in lingua con sub Ita. Bellissima serie. Gli attori sono davvero eccezionali. Serie TV da vedere assolutamente ma in lingua originale.
@ilcapo:perfetto, speriamo solo che le prox puntate tengano il medesimo ritmo e l'atmosfera non cali (a naso, sono fiducioso;-)
Posta un commento