«…tra i venti film notevoli del 2012 i francesi non mettono Garrone, né Sorrentino o Bellocchio. Il Dracula 3D di Argento è diventato un oggetto di culto e straculto, ma è un disastro al botteghino. Io e te di Bertolucci è un film un po' fuori gara, fuori tempo. Più bello di molti suoi ultimi film, è un bel reboot per Bertolucci, l'unico regista italiano capace di far funzionare due esordienti dentro una stanza, ma dimostra anche quanto ormai sia lontano quel cinema che abbiamo tanto amato. Uno dei pochi film completi della stagione, ma è davvero l'ombra del cinema che fu. Non parliamo della guerra dei festival, Venezia-Roma-Torino, uno scontro fratricida che ha massacrato rapporti e amicizie. Non sarà un bene avere tre buoni festival internazionali con tre buoni direttori? Non sarà più interessante parlare di cinema che parlare di piccolo potere legato ai festival? Muller, Virzì, Barbera sono buoni nomi da spendere internazionalmente. Se ne abbiamo altri, ben vengano. Ma i problemi della nostra industria cinematografica non nascono dalle guerre fra festival, bensì dalla mancanza di una industria vera e propria, come era un tempo, da una politica culturale (vabbè, che ve lo dico a fare?) e da una macchina del cinema pensante, che sembra ormai affidata a qualche singolo autore, il Sorrentino o il Garrone di turno, e non a un gruppo di cineasti che discutono davvero su nuovi linguaggi.
Per ciò che mi riguarda, affiderei le sorti del nostro cinema ai giovani e giovanissimi sotto i trenta, a quelli cresciuti ormai senza la televisione, a quelli che pensano in maniera globale e studiano il cinema su internet. Abbiamo bisogno di aria nuova. Non di sequel, remake e cinepanettoni.»
Vedo... l'ammazzo e torno
Marco Giusti (Ed. ISBN)
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