Alla soglia degli anni Trenta gli U.S.A. erano ancora vittima del traumatico shock provocato dal crollo di Wall Street. Nelle metropoli brulicanti di poveracci e disoccupati, bande di fuorilegge si affrontavano a raffiche di mitra mettendo in scena sanguinose carneficine che evidenziarono, senza possibilità d'equivoco, l'inerzia in cui stagnavano le autorità governative e le carenze dei servizi di polizia. Il Proibizionismo aveva portato assieme alla corruttela diffusa anche una considerevole quantità di delitti, e il clima delle città statunitensi si era fatto rovente.
Fu in questo marasma socio-economico che fumetti e letteratura misero a fuoco con certosina precisione la figura del poliziotto onesto e coraggioso, protagonista di storie che seppero cogliere quel disagio che stava alimentando il malessere della società americana dell'epoca. I G-men divennero gli eroi dell'epoca e il primo e più riuscito di questi popolari personaggi fu il famoso Dick Tracy, poliziotto dall'accentuato profilo grifagno che nel 1931 il cartoonist Chester Gould creò per il Chicago Tribune quasi in contrapposizione alla solida tradizione britannica del detective privato.
Con Tracy abbe inizio un nuovo capitolo delle arti grafiche (avventure sostenute da un disegno espressionista, paradossale deformazione della realtà rappresentata ma anche un uso cinematografico della suspense) soprattutto se si pone il personaggio all'interno di un discorso di maturazione di un modello nuovo nella letteratura poliziesca. Dick Tracy non a caso era coetaneo di un altro eroe rivoluzionario del filone, quel Sam Spade che Dashiell Hammett spedì alla ricerca del mitico Falcone Maltese e che sembra parecchio influenzò Gould nella messa a punto delle caratteristiche principali del suo personaggio. I due detective a ben guardare si somigliavano anche fisicamente: entrambi decisi, temerari ma consapevoli dei pericoli del mestiere, si oppongono alla violenza con vigore, non di rado rispondendo a essa con altra e più mordace violenza.
Hollywood, al contrario, in quegli anni si era impadronita della figura del gangster, assurgendolo quasi allo status di paladino romantico. In quegli stessi anni criminali del calibro di Dillinger, Al Capone, Baby Face Nelson e Mamma Baker diventavano protagonisti di film eccezionali che ne amplificavano l'aura eroica sullo sfondo di scenari notturni, vicoli bui e fumose sale da biliardo: il cinema rivelò il volto brutale e disperato di un'America in cui i valori erano sovvertiti: era la legge del più forte l'unico comandamento valido e al sentimentalismo delle storie del decennio precedente gli anni Trenta sostituirono sul grande schermo la ferocia di Little Caesar di Mervyn Leroy, la cattiveria di The Public Enemy di William Wellman e la crudeltà schizzata di Scarface di Howard Hawks.
In questa strana contrapposizione tra parenti - il fumetto con i poliziotti duri e puri e il cinema con la violenza sanguinaria dei gangsters - e molto prima che Warren Beatty vi ci dedicasse un filmone da 30 milioni di dollari negli anni Novanta, l'eroe mascelluto di Chester Gould diventò protagonista di ben quattro serials (ognuno di ben 15 episodi) prodotti dalla Repubblic Pictures, la quale scelse per interpretare Dick Tracy un attore di modesto talento espressivo: Ralph Byrd.
[continua nei prossimi giorni]
(informazioni desunte da un vecchio articolo di Gaetano Strazzulla)
Nessun commento:
Posta un commento