Dinanzi a Cogan, romanzo del 1974 di George V. Higgins (1939-1999), giornalista di nera e poi procuratore distrettuale con una trentina di romanzi e due raccolte di racconti sul groppone, c'è da godere e/o da restare basiti.
Godere se - come il titolare - si ha la pretesa di essere uno scribacchino di letteratura di genere e quindi non si finisce mai d'imparare: l'autore è infatti entrato nella storia della narrativa poliziesca con il romanzo Gli amici di Eddie Coyle, da cui è stato tratto l'omonimo film di Peter Yates con Robert Mitchum, ed è davvero un maestro nell'imbastire il suo apparato di dialoghi in libertà, un vero e proprio turbine di parole capaci di restituire al lettore il senso della presa diretta e che non a caso ha molto influenzato Tarantino - per stessa ammissione del regista - nell'allestimento dei divaganti concioni tra gangster di cui brulicano i suoi film.
Restare basiti se invece ci si è immersi nella lettura aspettandosi un giallaccio sporco e zeppo di pistolettate per poi scoprire che bisogna attendere almeno cinquanta pagine prima di vedere un minimo di azione che sia degna di ritenersi tale.
Quale che sia il sentimento provato immergendosi tra le pagine di questa breve crime-novel, il risultato finale è un'opera dotata di un suo precipuo peso specifico negli annali del genere, e questo è innegabile: proprio da Cogan il talentuoso Andrew Dominick ha peraltro tratto l'omonimo film con Brad Pitt in questi giorni nelle nostre sale. La storia racconta la vicenda di Jackie Cogan, un sicario un po' burocrate in forze alla mafia che opera nella zona di Boston. Quando una bisca controllata dai picciotti viene rapinata da tre balordi proprio il giorno in cui la posta è altissima, è a Cogan che viene chiesto di occuparsi della cosa. Nella vicenda sono invischiati personaggi di tutti i tipi - gorilla italoamericani, ladri di cani, scrocconi, truffatori e maneggioni - e ciascuno di loro ha un frammento di storia da raccontare, un pezzetto della vicenda che spiegherà il quadro generale. Alla fine Cogan risolverà il problema a modo suo. Mettendo a tacere le chiacchiere e ripristinando l'ordine a colpi di calibro 38.
Spaventosa perizia calligrafica nel dipingere il panorama malavitoso di una certa America (e di riflesso dell'intero occidente), il romanzo di Higgins è, qualche fatica di lettura a parte, un gioiellino che non può mancare nella biblioteca di qualunque appassionato.
Cogan - George Higgins (Ed. Einaudi)
3 commenti:
Ah ecco, vedi?
Ne parlo anch'io, oggi.
E ho preso il libro di Higgins sabato perchè mi sono innamorato della prima pagina e della sinossi. E non avrei mai voluto perchè, ma che cazzo, Einaudi lo ha messo lì a 17 euro, solo perchè in copertina c'hanno messo la fascetta con Brad Pitt.
Ma lasciamo perdere. Poi tanto ne parlo, di questa storia :)
Bella segnalazione... metto in wishlist!
@Luigi, per me Andrew Dominik è un grandissimo regista (il suo Jesse James era fantastico e struggente) e anche io aspetto Hitchcock con impazienza!!!
@Eddy, tu sai che la roba buona la trovi qui segnalata!!!!
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