Lo sceneggiatore Felix Bonhoffer (Anthony Hopkins) è un uomo completamente rapito dal proprio lavoro; durante un periodo di fortissimo stress - che coincide con la stesura della trama di un film mistery - , viene sopraffatto da inquietanti visioni, arrivando a incontrare fisicamente le creature che popolano il suo film in divenire. Felix si ritrova così immerso in una dimensione alternativa, dove tempo e realtà si mescolano fondendosi in un pericoloso sovrapporsi. Tutto ha inizio il giorno in cui resta bloccato nel traffico sulla freeway: uno sconosciuto armato di pistola gli si rivolge contro smozzicando parole che paiono, di primo acchito, prive di significato. Da quel momento, niente sarà più come prima.
Con questo Slipstream, nella mente oscura di H. (2007) l'indimenticabile interprete de Il silenzio degli innocenti esordisce dietro la macchina da presa e ci regala una pellicola che frulla con intelligenza (e molta pretestuosità) Lynch e i Coen, condensando ottimi spunti estetici a una storia a tratti confusa, indigeribile, sicuramente impegnativa ma fondamentalmente innocua (se di bordate allo star-system era in cerca il grande attore britannico, il film manca completamente il bersaglio). L'assunto è però notevole: chi scrive è costretto dal proprio talento a cercare le storie, espandendo il tempo e mescolando sogni, ricordi ed esperienze intime e personali: tutto concorre a mettere a fuoco la trama. Trama che qui si sfilaccia volontariamente in una visionarietà forse troppo laccata, ma sicuramente non priva di fascino.
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