giovedì 16 febbraio 2012

il poliziesco per Flaiano...

«Verso le tre sono scivolato in cucina per studiare la cameriera, ma è stata forse la mia mossa più infelice: ho scoperto che costei scrive racconti per il cinema e che desiderava leggermeli: e apposta mi aveva sorriso, al buffet, dandomi tante losche speranze. Ho finito così per passare il resto della notte a parlare del Caso Montesi con Barzini e con l’editore americano. Questo Caso, come è noto, dura ormai da tre anni, non accenna a concludersi e si è talmente diramato che è ormai difficile non solo poterlo giudicare ma soltanto esporre. Barzini, che ha voluto riepilogarlo all’editore americano, si è trovato ad un certo punto a dover parlare per una buona mezz’ora del problema del rimboschimento delle aree depresse e, quando è tornato al Caso vero e proprio, non ritrovava più il filo, né sapeva giustificare l’utilità di quella parentesi che pure c’era apparsa, sulle prime, nient’affatto oziosa. L’intervento di Vicentini, abbastanza confuso e ricco di nuovi dati falsi, ha sortito l’effetto di annebbiare completamente le idee a noi e all’editore americano. Il quale, alla fine, forse per tirarsi d’impaccio, puntandomi un dito enorme contro il petto ha concluso, tetro: “Perché non si scrive un romanzo poliziesco su questo Caso?”. Gli ho risposto: “Signore: in Italia non è possibile scrivere romanzi polizieschi. Negli altri paesi, il romanzo poliziesco è letteratura diversiva, qui diverrebbe engagée. Non si tratterebbe di scoprire il colpevole ma di capire chi lo nasconde, come e perché, insomma di fare ogni volta un processo a noi stessi, alla società, voglio dire. Sherlock Holmes, che in Inghilterra è finito nelle edizioni di Oxford, qui finirebbe al Parlamento, a capo di una commissione per la riforma di qualcosa, o finirebbe nel ridicolo, annegando nella vastità dell’indagine”».

Diario Notturno - Ennio Flaiano (Ed. Adelphi)

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