Il buono il matto il cattivo (finito nel 2009, ma arrivato solo qualche mese fa da noi, con una distribuzione oltremodo ridicola) è una chicca davvero imperdibile per chi ama il genere d'antica trafila italiana: pellicola fatta guardando con spasmodica venerazione verso il cinema nostrano dei bei tempi che furono, il film ha potuto contare per la sua realizzazione su una dose considerevole di baiocchi, un investimento davvero cospicuo che il regista non si perita di mostrare ad ogni sequenza: zero interventi digitali, set sconfinati come se ne vedono solo nei kolossal (e perfetti per sparatorie), centinaia di comparse e stunts, una fotografia adamantina e raffinata nonché un montaggio da sturbo capace di incollare lo spettatore al video (al monitor, ché tanto vederlo in sala, 'sto film, quaggiù era una roba da cani da fiuto). Ormai unanimemente considerato come uno dei registi più importanti del cinema coreano di oggi, Kim Jee-woon con quest'opera spassosa e ammirevole mette così la firma su uno smaccato - e assai toccante! - omaggio al grande Sergio Leone, un tributo all'influenza che il Maestro italiano, a vent'anni dalla sua scomparsa, ha esercitato e continua a esercitare sulle nuove generazioni di cineasti. Il titolo stesso del film è palesemente mutuato dal terzo capitolo del Mito Fondante dello spaghetti-western e anche la storia ne vampirizza, con divertito ossequio, l'impianto generale: c'è una mappa del tesoro di difficile decriptazione, ci sono tre protagonisti agli antipodi e ci sono le loro storie che si intersecano di continuo; solo la location cambia radicalmente (restando però - paradossalmente - uguale): se lì era un'America rivista con gli occhi di un europeo innamorato del cinema a stelle e strisce, qui si tratta della Manciuria durante un'epoca indefinita, una terra davvero affascinante e innegabilmente «western» in cui ne succedono di cotte e di crude. La sequenza finale inoltre, con i tre contendenti in corsa, riprende pari pari i meccanismi della Trilogia del Dollaro, salvo abbondare oltre la misura del realismo in inseguimenti iperbolici e sparatorie che sfidano le leggi di gravità per costruire momenti di cinema scoppiettante.
Con un talento visivo ineguagliabile, Kim Jee-woon dà vita ad un film frizzante che s'impernia in fondo su una sceneggiatura risaputa valorizzata però da un gusto e un amore che la rendono unica e a suo modo originalissima, nonché dalla sublime fotografia di Lee Mo-gae che tinge le sequenze con toni accesi e dirompenti e stupisce con inquadrature vertiginose (come non sbavare davanti ai titoli di testa, con l'aquila in volo che semina i nomi del cast mentre un treno sbuffante solca il deserto ocrato?), senza tralasciare la divertente e stralunata colonna sonora del duo Dalparan/Yang Yeong-gyu, che accompagna magistralmente le sequenze del film con un risultato che è, per i westernofili dell'intero globo, una pura, succulenta scorpacciata!
«Se Sergio Leone potesse vedere Il buono il matto il cattivo, un omaggio gioiosamente irriverente ai suoi spaghetti western che ci viene dalla Corea, probabilmente ne invidierebbe l’abbondanza di mezzi disponibili al regista Ji-woon Kim».
Wendy Ide, The Times (U.K.)
2 commenti:
Molto bello, adrenalinico e divertentissimo, una gioia per gli occhi. :)
@Simone: e quando mai torneremo, in Italia, a fare film cosi'? (Mai, mi sa:-(
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